La strana guerra per il controllo di Klopman

GIANLUCA TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

La Klompan è in vendita. Lo ha riconfermato ieri mattina il management aziendale alle rappresentanze sindacali unitarie. La procedura è in fase conclusiva. L’obiettivo, stando alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dall’amministratore delegato Marra, è quello di condurre il colosso del tessile in acque tranquille.

Ad agitarle sono, invece, le esternazioni di Mukul Kasliwal, l’uomo a capo della Mw Corp, la società indiana che comprò la fabbrica nel 2008. E solo adesso, forse a tempo scaduto, sta rilasciando una serie di dichiarazioni nelle quali sostiene che la sua unica volontà è quella di difendere l’occupazione. Che crede ancora nell’azienda, nei lavoratori e che sta dialogando con Banca Exim (che ha pignorato le sue azioni) per rinegoziare il debito. Facendo trasparire il rischio concreto, nel caso di un passaggio di mano, del trasferimento della produzione. Evidenziando, infine, che la Klompan sta producendo utili e che gli stessi li sta incassando la stessa banca.

La stranezza di tale atteggiamento è legata al fatto che se fosse stato ancora lui in possesso del pacchetto di maggioranza, avrebbe potuto procedere con la sostituzione dell’intero Cda. Ma non lo ha fatto. Poco chiara è pure la circostanza che essendo Kasliwal a conoscenza della cessione, non ha mai fatto trapelare notizie di pignoramenti, se non negli ultimi giorni.

Controversa, in questa storia, è perfino la posizione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I sindacati, infatti, hanno attaccato la stampa, ritenendo che gli articoli apparsi in questi giorni avrebbero descritto una situazione aziendale del tutto diversa da quella a loro nota. Come dire che non sta accadendo nulla. Eppure erano a conoscenza della cessione, ma hanno taciuto.

L’unica certezza, nel marasma generale, è l’atteggiamento del Ceo dell’azienda di via Vona, che sta procedendo nelle maniera che gli compete. Tanto che ha incassato la fiducia da parte delle stesse Rsa; circostanza che fa capire da quale parte stanno i lavoratori.

Intanto il senatore Francesco Scalia chiama in causa il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, perché vigili sulla cessione, a difesa dei livelli occupazionali. Facendo notare che si tratta di un’azienda solida e competitiva sul mercato, con un portafoglio clienti di livello eccellente per quantità e qualità, che impiega 450 dipendenti oltre a coinvolgere, indirettamente, altri 900 lavoratori dell’indotto che svolgono attività di servizio e di manutenzione.

«La Provincia di Frosinone – ha evidenzia Scalia al ministro – è stata drammaticamente segnata dalla crisi di questi ultimi anni, con dismissioni di produzioni industriali storiche e ad alto impiego di mano d’opera, tanto da essere ricompresa con decreto del Mise tra le Aree di crisi complessa. Nuovi eventi negativi sono, quindi, da scongiurare con tutto il nostro impegno».

 

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