La benzina pulita è l’Idrogeno: “Test tra Sora e Cassino”

A due passi dal Sorano si usa il Recovery Plan per il trasporto con mezzi alimentati ad idrogeno. Per venire incontro a futuro, green e investitori.

Immaginate un motore che spinge la vostra auto, percorre molto più di venti chilometri con un litro. E soprattutto, invece di produrre smog, genera acqua pura. Non è fantascienza: si tratta dei nuovi motori ad idrogeno. Nulla di spaziale. O meglio: c’è molto di spaziale perché quella tecnologia è stata sviluppata in origine per spingere nello spazio le navicelle.

Con il tempo, riducendo l’ingombro, siamo quasi arrivati ai veicoli elettrici di ultima generazione. A spingerli non è la combustione della benzina dentro il cilindro quando viene compressa dal pistone. È la reazione chimica che avviene tra idrogeno e ossigeno all’interno delle celle a combustibile.

Sperimentazione al via

Loreto Marcelli

Uno dei campi nei quali testare il nuovo sistema di propulsione ad idrogeno potrebbe essere la rete ferroviaria Cassino-Roccasecca-Sora-Avezzano. Lì fino ad oggi hanno marciato le Littorine alimentate a Diesel. Ora il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio Loreto Marcelli ed il suo collega Devid Porrello hanno chiesto di inserire la tratta ferroviaria nella lista di quelle potenzialmente riconvertite all’ idrogeno.

Non è una richiesta campata in aria. Al Ministero delle Infrastrutture è stato istituito un tavolo di coordinamento. Sta organizzando proprio la sperimentazione dell’idrogeno in ambito ferroviario. Nell’elenco delle linee che potrebbero essere riconvertite c’è la Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona. Loreto Marcelli rileva che quella tratta ha le stesse caratteristiche della Roccasecca – Sora – Avezzano.

Ma che senso ha investore su una tratta che oramai è superata dal tempo e dalla tecnologia? L’apertura della superstrada Cassino – Atina – Sora – Avezzano ha reso obsoleta quella ferrovia: con la gomma si impiega almeno un’ora in meno che con la rotaia. Invece ha senso eccome. La vecchia littorina passa su percorsi di montagna incontaminati. Può essere un eccezionale veicolo di attrazione turistica. E soprattutto è green.

La conversione rientrerebbe tra le opere finanziabili dal programma Next generation Eu. (Leggi Unindustria ci crede: «Si alla Green Valley»).

Green Deal, soda e Chimica Bussi

La società Chimica Bussi

Soprattutto potrebbe agganciare un altro progetto. Si chiama LIFE3H. È il primo nel centro Italia che parla di mobilità ad idrogeno. Punta a creare le premesse per lo sviluppo di tre Hydrogen Valley. Significa realizzare siti di produzione, stoccaggio e utilizzo di idrogeno integrato. Perché è vero che l’idrogeno sta praticamente ovunque intorno a noi: è così diffuso da rappresentare circa il 70% della materia presente nell’universo. Non ha bisogno di petroliere per trasportarlo, non ha bisogno di enormi impianti per estrarlo. Ma non esiste in natura. Lo dobbiamo produrre.

Come è possibile che non ci sia in natura se abbiamo appena detto che rappresenta il 70% della materia nell’universo? Non esiste nella sua forma pura. Per ottenerlo bisogna prima separarlo dalle altre sostanze alle quali è legato. Come si produce? In Europa si usa l’elettrolisi: si fa passare una corrente elettrica attraverso l’acqua, le molecole si rompono e si ha il rilascio di idrogeno sotto forma di gas. 

LIFE3H prevede di incrementare il trasporto pubblico ad idrogeno e di creare tre stazioni di rifornimento. Sono nell’area montana dell’Altopiano delle Rocche in Abruzzo. Poi a Terni, dove c’è la presenza delle acciaierie e nell’area portuale di Civitavecchia. Il tutto all’interno di quello che a Bruxelles viene definito Green deal, ovvero quella strategia che punta alla neutralità energetica entro il 2050.

Tutti i comuni dell’Altopiano delle Rocche, nel Parco Sirente Velino, hanno sposato lo sviluppo dell’idrogeno nei trasporti. Verrà usato l’idrogeno messo a disposizione da Chimica Bussi che lo ricava come sottoprodotto delle sue lavorazioni. È il prodotto di scarto che si genera quando si fabbrica la soda caustica.

Il Recovery usato ad arte

Pompa per la distribuzione di Idrogeno per autotrazione

Le prime tratte ad essere attivate dovrebbero essere due: la prima dalla stazione di Avezzano all’altopiano delle Rocche. La seconda, interna all’altopiano, che collega le stazioni sciistiche di Monte Magnola e Campo Felice. I minibus individuati sono due ed hanno a disposizione 90 chili di idrogeno a settimana, utili a coprire le due tratte con più corse. L’area per il rifornimento è stata individuata all’interno dell’interporto di Avezzano. Questo nell’ambito di un progetto organico presentato dalla Regione come progettualità strategica da realizzarsi con il Recovery Plan. Nello stesso luogo in cui si realizzerà un distributore di idrogeno da energia rinnovabile per alimentare la mobilità nel Parco Nazionale d’Abruzzo ed il collegamento Pescara-Roma.

Un progetto che la Regione Abruzzo definisce strategico per il post Covid, finalizzato per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici imposti dall’Europa. E riconvertendo l’economia locale con il supporto anche dell’Università nel solco di una vera transizione energetica. E tutto ciò ha già attirato l’attenzione di grandi gruppi industriali internazionali. A volte si dovrebbe guardare con più attenzione nel giardino di chi ci vive accanto, non per invidiare, ma per imparare qualcosa.