La bolletta di monsignore: «l’Abazia non paga la tassa sui rifiuti dal 2013»

MARCO SELLONE per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

L’Abbazia di Montecassino non paga al comune la Tarsu-Tari dal 2013, deve circa 75mila euro di Ici-Imu per le proprietà presenti sul territorio comunale ed addirittura non risultano utenze idriche intestate al monastero. Nella conferenza stampa organizzata ieri nella sala Restagno di Cassino dal consigliere comunale dei Carc Vincenzo Durante e dal segretario regionale Andrea De Marchis si doveva presentare “solamente” la richiesta di risarcimento danni da 15 milioni di euro avanzata nei confronti del monastero benedettino, ma l’esponente comunista in assise ha pensato bene di fornire ai presenti anche alcuni atti ufficiali relativi alle somme non versate nelle casse comunali per imposte e tasse. Il risarcimento per il danno d’immagine arrecato alla città martire dallo scandalo Vittorelli era già stato annunciato su queste colonne nelle settimane scorse, ed è per questo che scoprire che l’Abbazia deve circa 90mila euro alla municipalità cassinate è stata più che una sorpresa.

«Il dottor Casale, funzionario responsabile del settore tributi del comune – ha spiegato Durante – ha certificato che il monastero benedettino deve ancora versare 17mila 831 euro per la Tarsu-Tari 2013, 2014 e 2015 e circa 75mila euro per Imu ed Ici del quinquennio 2010-2015. In più non risultano contratti di utenza idrica intestati all’Abbazia. Per quanto ne sappiamo – ha sottolineato Durante – il fatto che negli uffici comunali non risultino utenze di fornitura idrica intestate al “Monte” potrebbe significare che dalla distruzione ad oggi nessuno ha mai pagato per il consumo di acqua. Ci auguriamo che l’Abbazia dia una volta tanto spiegazioni in merito anche perché a Montecassino si coltivano campi enormi e data la mole della struttura si consuma certamente una quantità ragguardevole di acqua».

Ma la decisione di avanzare una clamorosa richiesta risarcitoria, come noto, è stata assunta dal consigliere Durante nel momento in cui «le vicissitudini giudiziarie dell’ex Abate di Montecassino, Pietro Vittorelli, una volta divenute di dominio pubblico, hanno trascinato nel tam tam mediatico internazionale non solo l’Abbazia ma l’intera cittadinanza, da sempre legata al monastero. Un fatto questo che ha portato il nome della nostra città sulle testate di tutto il mondo per i motivi che tutti conoscono. Questo è stato senza dubbio il motivo principale che miha spinto a presentare questa mozione – ha sottolineato Durante – ma ad oggi, oltre alle somme non versate per tasse e tributi, non possiamo non tener conto di quanto accaduto ad esempio sul caso Albaneta (che ci sta portando ad uno scontro diplomatico con la Polonia senza precedenti) o dell’accorpamento della diocesi avvenuto prima dello scandalo Vittorelli (a dimostrazione che il Vaticano era assolutamente al corrente di quel che accadeva in Abbazia). Questa però – ha tenuto a chiarire Vincenzo Durante – non è una guerra contro Montecassino, ma è una battaglia laica a tutela dei diritti dei cittadini, dei cassintegrati, dei cassinati in difficoltà e dei commercianti in sofferenza. Insomma di quelle masse vessate da un comune che invia migliaia di rimodulazioni Tarsu ed eccedenze cadute in prescrizione mentre concede al “Monte” privilegi inaccettabili».

La città martire «è assoggettata da 1500 anni al monastero e alla luce delle enormi somme di denaro che annualmente transitano sui conti correnti dell’Abbazia (anche grazie alle elargizioni degli enti pubblici) riteniamo che sia venuto il momento di far giungere quelle risorse, una volta tanto, al territorio, ed in particolare ai cassinati che ne hanno davvero bisogno, per i motivi summenzionati. In breve – ha ribadito Durante – la nostra intenzione è quella di spezzare questo rapporto di sudditanza tra città e “Monte” che oltre ad essere anacronistico è del tutto ingiusto ed inaccettabile».

Scrive Durante nella mozione: «Visto che l’Abbazia ha un debito nei confronti del comune per imposte non pagate la cui somma complessiva ammonta ad oltre 90mila euro» e che agli atti ufficiali forniti «dal settore tributi/ acquedotto non risultano contratti di utenza idrica intestati al monastero» si chiede «di formulare specifico atto di indirizzo al settore affari legali affinché si attivi il procedimento necessario per incardinare l’azione giudiziaria nei confronti dell’Abbazia e dell’ex Abate Vittorelli, necessaria alla tutela degli interessi difffusi e collettivi (nello specifico la richiesta di 15 milioni di euro) oltre l’impegno dell’amministrazione comunale a costituire una commissione di inchiesta sulle servitù del comune di Cassino nei confronti dell’Abbazia».

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