La bomba ecologica della Valle del Sacco e l’indifferenza della politica

Si tratta di un’emergenza, come dimostra l’attenzione che si crea ogni volta che c’è un incendio. Una situazione che minaccia la salute delle popolazioni e frena le imprese che vogliono investire perché i costi della bonifica sono proibitivi. Pochi sindaci tengono alta la tensione. Ma manca la mobilitazione di partiti come il Pd, la Lega o altri. Il rischio è che tutte le fabbriche vengano considerate uguali. Invece c'è una bella differenza.

Non c’è alcun dubbio che la prima emergenza della provincia di Frosinone oggi sia quella ambientale. L’inquinamento della Valle del Sacco è ormai una tematica nazionale, basta vedere come vengono seguiti gli episodi degli incendi nelle aziende o nei capannoni della zona. Il 23 luglio scorso per esempio o appena qualche giorno fa.

Una vicenda, quella dell’inquinamento della Valle del Sacco, che va avanti da anni. Ma che stranamente non sembra interessare poi molto la politica. Ogni tanto qualche marcia, ma nulla di sistematico.

L’ecomostro di via Le Lame a Frosinone

Eppure la situazione è grave e altamente rischiosa, come dimostra fra le altre cose la discarica di via Le Lame posizionata proprio al centro dell’area industriale. Una bomba ecologica con pochissimi paragoni in tutta Italia. Ogni volta che qualcuno parla di una possibile bonifica, il discorso viene chiuso da considerazione tipo: ma servono tantissimi soldi e l’intervento dello Stato. Certo, ci mancherebbe. Ma chi dovrebbe sollecitarlo l’intervento dello Stato? Forse i parlamentari eletti in questo territorio? Forse anche i consiglieri regionali e i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali, il presidente della Provincia.

Eppure, con l’eccezione di Lucio Fiordalisio (sindaco di Patrica) sono pochi quelli disposti a fare una battaglia politica forte. Perché? Eppure Ceccano, Patrica, Supino e l’intera area industriale sono ammorbati da una puzza della quale non si riesce a venire a capo.

Per non parlare di analisi, come quelle sull’ex discarica di via Le Lame, che certificano livelli gravi di inquinamento del territorio. Perciò l’ambiente è la prima emergenza della Ciociaria, seguita da quella del lavoro. Meglio, della mancanza del lavoro.

Una situazione che sta provocando una fuga dei nostri ragazzi. Eppure anche di questo non parla nessuno. Un tempo tematiche del genere avrebbero rappresentato il cavallo di battaglia del Pci, dei Ds, della Margherita. Oggi il Pd sembra disinteressato. Lega e Fratelli d’Italia vanno avanti con prese di posizione sporadiche. Non c’è una mobilitazione, come invece sui temi dell’immigrazione.

Il sindaco Lucio Fiordalisio

Il risultato è che nulla si muove, l’inquinamento cresce e nella Valle del Sacco le aziende non possono neppure pensare di investire. Perché se prima non c’è la bonifica, nulla si può fare. Ma la bonifica non si può avviare perché mancano i parametri di riferimento ai quali attenersi.

C’è un solco che va tracciato: industria non significa inquinamento; i posti di lavoro non sono il vantaggio di fronte al quale sacrificare la salute. Una volta per tutte va messo in chiaro che non tutte le imprese sono uguali: nella Valle del Sacco operano campioni nazionali dell’economia circolare, come la ex Viscolube oggi Itelyum che depura e rigenera gli olii evitando che finiscano nell’ambiente; come la Novamont che ha inventato la plastica che deriva da prodotti agricoli e quindi è biodegradabile. Accanto a loro ci sono imprese non altrettanto attente all’ambiente: la puzza e l’inquinamento da qualche parte devono provenire.

Le sfide dell’economia circolare possono trasformare in modo radicale il concetto del ciclo dei rifiuti. Ma occorre onestà, chiarezza: tutto alla luce del sole. Perché una cosa è affrontare la sfida insieme ai campioni dell’economia green, altro è essere – come è stato fino ad oggi – la pattumiera di Roma. Il compito della politica è anche questo: il silenzio non giova a nessuno. (leggi qui Migliaia di posti in fabbrica che la provincia rischia di non agganciare).

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