La buttano in caciara perché perdono sempre (di C. Trento)

Rischiamo di doverci vendere l'unica cosa che in questi vent'anni ci ha salvato dall'emergenza rifiuti. I privati farebbero a gara per comprarsela. Poi i prezzi li deciderebbero loro. Senza più i sindaci a frenare. La vendita? Conseguenza della mancanza di coraggio nel decidere.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Quello che davvero sorprende è la facilità con la quale tutto viene buttato in politica. E in caciara.

In questi giorni domina la questione del bilancio della Saf. Argomento delicato perché investe un servizio, quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, fondamentale. (leggi qui La Saf inciampa sul bilancio. Muro dei sindaci)

La mancata approvazione del documento contabile provocherebbe la messa in liquidazione di una società composta dai Comuni. Con tutte le conseguenze del caso.

Eppure la politica si concentra su sé stessa. Il Partito Democratico fa la faccia feroce e, rivolgendosi al centrodestra, dice: «Basta, siccome la governance della Saf, come quella di altri enti intermedi, è condivisa, non è possibile che in assemblea voi vi tiriate sistematicamente fuori. Quindi, o il bilancio lo approviamo insieme, o neppure noi stavolta lo voteremo». (leggi qui I sindaci Pd: niente scontro sulla Saf e via libera a Mazzaroppi)

Il centrodestra, dal canto suo, va avanti sulla linea adottata già sull’acqua. Quando si espresse per la risoluzione della convenzione con Acea. (leggi wui Saf, l’attacco del centrodestra a De Angelis e Buschini) Poi quella delibera è stata “ribaltata” dal Tar e adesso si va al Consiglio di Stato. Parentesi: è troppo chiedere che magari una volta nella vita l’assemblea dei sindaci riesca ad adottare una delibera che regga all’urto di un ricorso al Tar? Perché poi, come è già successo proprio sull’acqua, il conto lo pagano i cittadini attraverso i conguagli.

Detto questo, l’ostacolo insuperabile per molti sindaci relativamente al bilancio della Saf, è quello dell’aumento della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti presso l’impianto di Colfelice.

Ma, come ha ricordato proprio il presidente della Saf Lucio Migliorelli con un atto di chiara onestà intellettuale, quell’aumento fu chiesto proprio dalla società negli anni passati, parametrandolo sui costi di gestione del 2014. (leggi qui Rifiuti, doccia fredda in Regione: niente sconti. E dopo Roccasecca si va a Paliano)

L’assemblea dei sindaci naturalmente lo sapeva allora e lo sa adesso. (leggi qui Si scannano su tutto. E poi non cambia niente)

Ma la tentazione di salire sempre sulle barricate, unita all’assoluta incapacità di andare controvento quando un tema è impopolare, fa la differenza. Perché alla fine prevale il senso distorto di un populismo che ha il fiato davvero cortissimo.

 

Serve trasparenza Fuori l’elenco dei Comuni morosi

Se il bilancio non dovesse essere approvato, la Saf verrebbe messa in liquidazione. Naturalmente si sta lavorando (Lucio Migliorelli in primis) per scongiurare questa ipotesi.

Ma intanto diversi Comuni, pure quelli amministrati da sindaci del Pd, stanno presentando ricorsi contro gli aumenti tariffari. Il che vuol dire che difficilmente poi potranno votare il bilancio.

Da anni, però, si sente parlare delle somme che alcuni Comuni devono alla Società Ambiente Frosinone. È il cosiddetto “elenco dei morosi”, che ha assunto contorni leggendari.

Però esiste davvero e allora sarebbe il caso che il presidente della Saf lo rendesse pubblico. Per una questione di trasparenza e anche per quel principio affermato dal filosofo Nietzsche, che sosteneva di diffidare dei maestri di morale, perché spesso non sono maestri morali.

Cioè, se si sale sul pulpito per puntare l’indice contro gli aumenti, bisognerebbe avere perlomeno i conti a posto.

Tanto più che nella Saf i soci sono proprio i sindaci dei Comuni. È per questo che lo scenario della messa in liquidazione sarebbe un fallimento “epocale” degli amministratori di tutti i 91 Comuni. Politico e amministrativo.

La Saf ha evitato l’emergenza rifiuti in questi anni e l’aumento delle tariffe non è stato un fulmine a ciel sereno.

 

L’ossessione del consenso a tutti i costi

Le tariffe erano state aumentate a settembre e revocate dopo poche ore dall’allora assessore Mauro Buschini. C’erano le Regionali alle porte.

La ragion di Stato è stata sostituita dall’attimo fuggente delle elezioni. E in questo modo la visione politica nel medio e lungo periodo è stata seppellita da demagogia e propaganda.

Ma cosa succederebbe nel caso alla Saf fosse nominato un liquidatore?

Si dovrebbero far quadrare i conti immediatamente e a quei Comuni che devono versare degli arretrati, le somme verrebbero richieste subito. Con i chiari di luna di questi ultimi tempi, siamo sicuri che per qualche ente locale non ci sarebbe il rischio del default?

Un’altra vicenda di attualità è quella della presidenza del Cosilam.

I rumors continuano incessanti: presidente sarà Mario Abbruzzese, con il via libera di Francesco De Angelis. I due smentiscono, ma non tutti ci credono. Vedremo se il leader di Forza Italia cercherà di emulare il suo “collega” Dem, già alla guida dell’Asi. Vedremo se i sindaci del Pd sosterranno Libero Mazzaroppi, vedremo se andrà in porto la manovra dell’ex segretario del Pd Simone Costanzo, intenzionato a mettere in difficoltà Francesco De Angelis.

Intanto però il minimo comun denominatore, anche in questo caso, è costituito da fatto che la si butta in politica. E in caciara. (leggi qui Lega sulle barricate: «Spezzare l’asse tra Democrat e FI»)

 

Mentre a Roma si parla, Sagunto viene espugnata

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Lo scriveva lo storico Tito Livio. Tradotta letteralmente, significa “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”.

E mentre in Ciociaria la nostra classe dirigente continua a discutere e a parlarsi addosso, altrove si lavora per il futuro. Nella provincia pontina per esempio.

La logica degli accorpamenti è un rimedio intelligente nell’era della globalizzazione e del centralismo delle scelte che contano davvero.

Unire le forze si può e si deve, ma con un certo equilibrio. Invece la spunta sempre Latina, che avrà la sede principale della nuova Camera di Commercio del Basso Lazio e, probabilmente, anche la centrale organizzativa unica del 118, che può rappresentare il primo tassello di una successiva “razionalizzazione” della sanità.

Nell’ospedale di Latina c’è il Dea di secondo livello, a Frosinone se ne parla (e basta) da anni.

La lista degli accorpamenti che hanno premiato Latina e penalizzato Frosinone è lunghissima.

Davvero si vuol far credere che avviene tutto sulla base di parametri tecnici o casuali? Non scherziamo.

La classe dirigente di Latina pesa, conta e incide. Quella della Ciociaria semplicemente non è pervenuta.

Da decenni ormai.

 

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