La Contea si riprende Bosco Faito: non un clima da faggio ma lui non lo sa

Il presidente della Regione Lazio Zingaretti, su proposta dell’assessora Lombardi, sta per modificare il regolamento del Monumento naturale: la gestione, dopo tante polemiche, passerà dalla ripudiante Provincia di Frosinone al richiedente Comune di Ceccano. La partita parte da più lontano e ora il centrodestra canta vittoria. Ma, secondo il sindaco FdI Caligiore, è il decreto della sussidiarietà

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Vent’anni fa Bosco Faito volevano abbatterlo quasi del tutto. A Ceccano avevano preso il goniometro, fissato il raggio a centocinquanta metri, e fatto un bel cerchio su una cartina topografica: attorno alla Fontana Colaprete, dal diffuso cognome Colapietro, e al suo faggio secolare. Là intorno volevano costruirci una cittadella commerciale e un parco divertimenti. 

Il Comune, retto dal centrosinistra, autorizzò l’intervento a livello urbanistico. Il sindaco Psi Antonio Ciotoli disse che lo facevano per il turismo e i posti di lavoro. Erano partiti i primi tagli indiscriminati. A salire sulle barricate le associazioni ambientaliste locali.

A livello politico, oltre ai contrari Verdi e Rifondazione comunista, c’era anche l’allora consigliere di minoranza Stefano Gizzi (Dc): oggi ex assessore comunale alla Cultura cacciato per le sue posizione filo putiniane. Non glieli hanno fatti tagliare più lecci, querce, corbezzoli e faggi che rendono unici quei 336 ettari: incastonati tra il fabraterno Passo del Cardinale e le zone industriali di Frosinone e Ceccano. E ora non li gestirà più la ripudiante amministrazione provinciale bensì il richiedente Comune fabraterno.

Dal salvataggio alla gestione comunale

Una visita degli studenti del Liceo di Ceccano al Faggio monumentale

A salvare il bosco, però, fu di fatto una tesi di laurea: che esaltava tutte le particolarità di quel tesoro verde che volevano annientare. È opera del botanico ceccanese Pietro Salomone. Per dirne una: il bioclima non è adatto al faggio, ma lui non lo sa e campa lo stesso.

È bello immaginarlo come il calabrone di Einstein che, secondo le leggende metropolitane, ha una struttura alare che non gli consentirebbe di volare. In realtà si è creato un microclima che consente sviluppo e sopravvivenza anche ai faggi. Non per niente, anche per questa particolarità, è diventato Monumento naturale regionale nel 2009.

Nel 2016, poi, è stato approvato il regolamento per la fruizione dei suoi 336 ettari. Ora quel regolamento verrà cambiato: il gestore del Bosco Faito non sarà più la Provincia di Frosinone ma il Comune di Ceccano. E la notizia si accompagna all’approvazione del progetto di caratterizzazione e bonifica dell’ex Snia Bpd: l’area industriale dismessa, prima bellica e poi chimica, che si trova all’interno del bosco e del Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco. Sarà uno dei primi storici interventi nell’area ciociara del Sin. 

Zingaretti: Bosco Faito al Comune

Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti apporrà la sua firma sul decreto con cui sarà modificato il quinto punto dell’atto fondamentale: quello sottoscritto tredici anni fa dall’allora governatore Piero Marrazzo per istituire l’area naturale protetta. Presto una piccola modifica per una grande operazione: la gestione del Bosco Faito non sarà più affidata all’Amministrazione provinciale bensì alla Contea di Ceccano.

L’istanza di adozione era stata inoltrata sin dal luglio 2018 dalla prima amministrazione comunale guidata dal sindaco di FdI Roberto Caligiore. La maggioranza di allora si approvò da sola l’apposita mozione che l’opposizione non votò anche per la critica che conteneva: «Dal 2009 l’ente gestore è totalmente inadempiente in merito agli obblighi imposti dal decreto istitutivo dell’area protetta».

Al centrosinistra non andava giù che si chiedesse la gestione con un attacco alla Provincia.  A sbloccare la situazione tre anni dopo, tra continui rimbalzi di responsabilità, è stata l’audizione di Comune e Provincia nella Commissione Ambiente regionale svoltasi nel luglio 2021.

L’audizione in Commissione Ambiente

Roberta Lombardi, assessora regionale alla Transizione ecologica

L’audizione è stata richiesta dal consigliere regionale di FdI Giancarlo Righini, vicepresidente dell’organismo consultivo, e fissata dal già collaborativo presidente M5S Valerio Novelli. Nell’occasione Roberta Lombardi, assessora pentastellata alla Transizione ecologica, aveva ascoltato il sindaco Caligiore e l’allora consigliere provinciale dem Vincenzo Savo, a suo tempo delegato all’Ambiente. La Lombardi aveva preannunciato la convocazione di un tavolo, ma a distanza di nove mesi ha fatto cantare la carta.

Zingaretti, su proposta della sua delegata, sta per affidare la creatura ai genitori biologici. Non sono più quelli di un tempo e la rivolevano indietro dagli affidatari «totalmente inadempienti». Alla fine Caligiore e Savo hanno concordato: erano snaturati per via dei pochi fondi destinati alla tutela del bimbo prodigio.

Ci sono voluti quasi quattro anni, tra tante polemiche e strategie, dettate dal patto d’aula stretto da Pd e FdI nel primo biennio dell’amministrazione Pompeo. (Leggi qui Caligiore 1 e Caligiore 2 su Bosco Faito, la differenza è “Fratello Pompeo”).

«Uno dei tasselli più importanti»

Roberto Caligiore, sindaco di Ceccano

«Oggi si è aggiunto uno dei tasselli più importanti», commenta il chiamato in causa Caligiore. «È una mozione che ho voluto fortemente e la maggioranza approvò ben comprendendone la portata per lo sviluppo del nostro territorio», ricorda poi il sindaco di Fratelli d’Italia. Al Bosco Faito, dopo la rielezione al primo turno, ha dedicato un intero capitolo del nuovo programma elettorale.

«Quando si risolveranno i cavilli burocratici e finalmente il bosco sarà restituito alla comunità ceccanese – ha elettoralmente promesso Caligiore proporremo dei percorsi naturalistici che permettano di immergersi nella natura, con aree attrezzate e barbecue, aree gioco per bambini e sentieri di varie difficoltà per escursionisti con didascalie della flora e della fauna».

Perché a Bosco Faito vivono anche specie protette come il falco pecchiaiolo: un simpatico rapace con la testa simile a un piccione. Oppure la polissena: la farfalla con la livrea aposematica, vistosa per non essere appetitosa. E poi ancora la rana agile: la dalmatina con un timpano grande quasi quanto l’occhio e colorazioni poco contrastanti. Non le serve sembrare velenosa perché è tutt’orecchi.

Il decreto della sussidiarietà

Giancarlo Righini, vicepresidente della Commissione regionale Ambiente

I ringraziamenti di Caligiore, dopo quelli di un tempo al consigliere provinciale di FdI Daniele Maura e al presidente M5S Novelli, vanno al vicepresidente FdI Righini e all’assessora M5S Lombardi. Un bell’intreccio politico, senza più polemiche, tra l’asse giallorosso Pd-M5S e FdI. Quanto di più lontano dai burrascosi rapporti intrattenuti all’interno del Sito di interesse nazionale Bacino del fiume Sacco.  (Leggi qui La bonifica della valle del Sacco? Merito mio. No è il mio).

Caligiore ringrazia il Fratello Righini, «che quella mozione – accentua – l’ha portata in audizione». Era rimasta chiusa in un cassetto per tre anni. Ogni tanto scoppiava la solita polemica. E la Provincia sosteneva di non essere più gestore: per via del depotenziamento dovuto alla Legge Delrio, la controversa riforma degli enti locali. Caligiore ringrazia poi la Pentastellata Lombardi, «che ha preso a cuore la questione».

«Il decreto che sta per firmare il Presidente Zingaretti – aggiunge il primo cittadino – è frutto dell’impegno di tutti coloro che hanno contribuito in un’ottica di sussidiarietà a tale risultato. E dà al nostro territorio il giusto valore». La Regione Lazio, dopo la sopravvivenza del bosco, lo ha dichiarato Monumento naturale. Ora lo toglierà alla Provincia di Frosinone, che negli ultimi sei anni – da quando c’è il regolamento – si è limitata all’ordinario, e lo affiderà al Comune di Ceccano, da dove promettono tutela e valorizzazione.

Il centrodestra canta vittoria

Il Decreto

Il sindaco Caligiore ha già fatto presente che ci sono varie associazioni territoriali interessate a collaborare con il Comune. Qualche anno fa il fabraterno Centro Studi Tolerus, che ha contribuito al salvataggio e alla redazione del regolamento del Monumento naturale, lanciò anche un progetto: una ciclovia tra le stazioni di Frosinone e Ceccano, passando per Bosco Faito. Lo presentò alle due amministrazioni comunali, ma è finito nel dimenticatoio.

«Da oggi si inizierà a lavorare per questo prezioso, e unico nel suo genere, polmone verde, non perdendo più fondi e restituendo alla nostra terra un patrimonio importantissimo che dovrà diventare uno dei fiori all’occhiello, nell’ottica di quel grande impegno ambientale che la mia Amministrazione ha assunto sin dal primo mandato». Caligiore ringrazia tutti ma canta vittoria: il centrosinistra voleva la cementificazione, lui invece ha poi chiesto e ottenuto la gestione.

Stavolta la torta è arrivata dopo la ciliegina: l’approvazione del progetto di bonifica dell’ex Snia Bpd. Sarà uno dei primi interventi nell’area ciociara del Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco. E potrebbe andare a finire come un altro grande ex ceccanese: il saponificio Annunziata. Entrambi potrebbero diventare parzialmente o interamente pubblici. E per l’ex Annunziata è stato già proposto un progetto: la Città del cinema.

Maiali permettendo, anche la bonifica

I maiali presso uno dei capannoni dell’ex Snia Bpd

Anche la società proprietaria dell’ex polveriera, caso nazionale per il pascolo interno di maiali, è finita da anni nelle mani di un curatore fallimentare. La Messa in sicurezza d’emergenza (Mise) avverrà in sostituzione e in danno della già Autostern Srl: che in cambio potrebbe cedere parte o tutta la proprietà al demanio. A parte altri lotti privati confinanti, che bisognerà escludere con un’adeguata delimitazione, il Bosco Faito potrebbe essere restituito interamente ai cittadini.

Di sicuro la Regione Lazio bonificherà, 31 dei 35 capannoni. Saranno rimossi ben 14 mila metri quadri di amianto. Nel 2017 il sindaco Caligiore emanò un’ordinanza contro gli allevamenti all’interno dell’ex Snia Bpd. L’autorità sanitaria locale la motivò con il principio della precauzione: vietato allevare per potenziale contaminazione degli animali.

C’erano maiali che pascolavano anche all’interno dei capannoni con l’amianto. Il loro allevatore ha presentato e vinto il ricorso al Tar. Per due ragioni: non è scientificamente provato che l’eternit deteriorato contamini le carni degli animali; la caratterizzazione non era stata ancora fatta, pertanto non è detto che quel posto sia inquinato da altre sostanze pericolose per la salute e il benessere degli animali. Prossimamente verranno analizzati quei terreni e tutti sperano che non nascondano rifiuti interrati o altre tipologie di inquinamento. Con un po’ di buonsenso, al di là delle evidenze scientifiche, neanche i maiali dovrebbero stare lì.

Ma, come i faggi, non lo sanno e campano lo stesso. Molto meno.

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