La coscienza collettiva di Zuppi, la libertà di Veltroni e il tour con Buschini

Il confronto tra il presidente dei vescovi italiani ed il fondatore del Pd. Sulla libertà e la paura di essere liberi. Perché la libertà può essere una ciscienza collettiva. Come ha spiegato il Festival della Filosofia

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

La libertà che sta nella coscienza collettiva, nella memoria, nella capacità di non dimenticare le atrocità della storia. Perché non si ripetano. La libertà che sta nel non farsi gli affari propri davanti alle intelligenze artificiali che mettono troppo potere nelle mani di pochissimi. La libertà vista nell’ottica della fede e della comunità. Hanno parlato di questo e di molto altro, martedì sera in piazza Santa Salome, Matteo Zuppi e Walter Veltroni.

Cardinale, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e cittadino onorario di Veroli il primo. Padre nobile del Partito Democratico, già sindaco di Roma e vicepresidente del Consiglio dei ministri del governo Prodi il secondo. Zuppi e Veltroni sono stati i protagonisti della terza serata del Festival della Filosofia organizzata dal Comune con il sindaco Simone Cretaro e la consigliera delegata alla Cultura Francesca Cerquozzi dietro la direzione artistica di Fabrizio Vona. (leggi qui La Cultura del campo larghissimo che fa crescere Veroli, qui La scomoda verità di Massini svelata alla piazza di Veroli e qui La libertà di Grieco e Marzano. Che non è mai a prescindere…).

LA LIBERTÀ SECONDO VELTRONI  

Walter Veltroni e Francesca Cerquozzi

Una libertà che troppo spesso viene data per scontata ma che scontata non è. E oggi torna ad essere messa in discussione come accade in ogni momento di difficoltà. Una crisi economica pazzesca che dura dal 2008, un attacco all’inizio di questo millennio segnato dal terrorismo islamico. E poi questi ultimi anni che sembrano un incubo. Ma è proprio negli incubi che bisogna tenere accesa la speranza.

E poi ancora il Covid, il distanziamento sociale, come se si potesse vivere distanziati. E quando sembrava stessimo uscendo dalla pandemia, ecco la guerra. Da ultimo le catastrofi naturali, la siccità. È questo il senso dei concetti con cui Walter Veltroni ha catturato l’attenzione della piazza descrivendo la sua idea di libertà.

 La paura per il futuro e la convinzione di poter decidere. Ragionamenti profondi e agganciati alla realtà quelli dell’ex sindaco di Roma: “Non mi è mai capitato prima di sentire giovani coppie dire di avere paura di mettere la mondo figli”. E ancora: “La libertà delle idee sessuali, delle idee politiche, la libertà di considerare gli interessi comuni più importanti degli interessi di parte. Ci sono volute lotte contro le dittature”.

E cita quella fascista e quella comunista. “Viviamo nell’era di un pollice. Tutto avrei pensato tranne che vivere in questa era storica con il simbolo del Colosseo, quando ognuno pensava di poter decidere con il proprio pollice ma in realtà era solo il pollice dell’imperatore che decideva”.

MORTI PER UNA LIBERTÀ NON LORO

Walter Veltroni, Matteo Maria Zuppi

Orgoglioso di essere a Veroli, Zuppi. Dove poco prima di diventare presidente della Cei aveva anche ricevuto la cittadinanza onoraria. Il suo concetto di libertà è “scacciare onnipresenti e nascoste dipendenze. Non rispondere a bacchetta a delle dipendenze di cui spesso non ci accorgiamo”.

Conferma quanto sostenuto dal suo interlocutore. E vi aggiunge un concetto forte: “Il debito nei confronti di chi ci ha lasciato la libertà. Ogni volta che vado in un paese guardo le lapidi dei monumenti ai caduti, soprattutto quelli della Seconda guerra mondiale, sono morti tutti per la nostra libertà, hanno sacrificato la propria vita per una libertà che sarebbe stata di altri: sono quelli che vediamo oggi incredibilmente in Ucraina. Non è un videogioco. È una tragedia. Tanti sono morti per le loro convinzioni, per la loro libertà, dobbiamo tanto a chi ce l’ha affidata (la libertà) e dobbiamo lasciarla a chi viene dopo di noi. Perderla è molto più facile di quello che sembra”.

Zuppi cita Ambrogio Spreafico, il vescovo della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino presente fra il pubblico. Lo cita come esperto di Bibbia che potrebbe spiegare la paura che aveva il popolo ebraico di essere libero. La paura della libertà. “Avere delle sicurezze anche a costo di perdere parte della libertà è preoccupante” come è preoccupante “la consapevolezza che l’altro dipende da me”, allo stesso modo “è pericoloso pensare che c’è qualcuno che ci risolve tutto”.       

LA COMUNITÀ, DIO E L’AMORE  

Spiega la differenza fra comunità e massa sua eminenza Zuppi. Nella massa rinunci a te stesso, alla tua libertà: “mai ridurre la libertà a farsi gli affari propri. La libertà individuale deve essere legata alla comunità, al noi. E fa il paragone con la felicità: “Tante felicità individuali non fanno la felicità, tante libertà individuali non fanno la libertà”.

Quindi racconta un aneddoto: la presentazione di un libro a cui era presente il cardinale Camillo Ruini. Un noto teologo nel descrivere Dio sostenne che “è amore” ma Ruini non gli diede ragione e disse: Dio è libertà. “Tanto liberi da poter superare noi stessi, liberi da noi stessi e dai nostri condizionamenti. Soltanto se siamo liberi possiamo amare veramente. Teniamoci stretta la nostra libertà e difendiamola da tante dipendenze”.

Il romanzo lo tira in ballo Zuppi. Titolo: La scelta. Sottotitolo: Roma 1943, una famiglia divisa dalla storia, una ragazza che vuole imparare la libertà. Lo ha scritto Walter Veltroni. È il romanzo in cui racconta di “sei giorni in cui cambia la storia del nostro Paese che per venti anni è stato segnato dalla dittatura fascista. A me hanno sempre appassionato le vicende delle persone normali, quelle che si sono trovate nella macchina della storia e si sono visti condizionato il loro destino”.

IL DUBBIO E LA MEMORIA

Foto: Gian Luca Franconetti

Ho preso una famiglia romana, padre, madre e due figli. Lui iper-fascista, il figlio antifascista perché desideroso della libertà, una ragazza che in quei giorni sta conoscendo sé stessa e si trova sola sotto i bombardamenti di Tor San Lorenzo, la mamma che cuce. C’è una domanda che mi arrovella: come è potuto accadere che un Paese abbia potuto innalzare a mito il più grande criminale della storia? E se è potuto accadere, può accadere di nuovo?

Il dubbio come ricerca della libertà. Perché i regimi bruciano i libri ed eliminano i nemici. Mussolini ebbe il massimo consenso dopo il delitto Matteotti. Aveva eliminato il dubbio.

Ne è convinto Veltroni. “Oggi siamo bombardati da notizie social che sono palesemente false, mettono in dubbio anche la verità. Oltre al dubbio bisogna cominciare a coltivare la memoria. Se si spegne la memoria del computer ci disperiamo mentre la nostra memoria si sta cancellando. Non ci ricordiamo che l’Italia è stata in guerra, che migliaia di ragazzi italiani sono stati mandati a morire in Russia senza equipaggiamento. Sono parti di storia che sono state rimosse e noi veniamo bombardati di fesserie”.

 LA COSCIENZA COLLETTIVA

C’è un grande tema: “Dove era Dio ad Auschwitz?”. Lo ha introdotto Veltroni. Qualcuno pensa che non ci fosse. Invece era lì, in un bambino impiccato. Perché attribuiamo a Dio colpe che sono nostre. Abbiamo bisogno di speranza. E la speranza vive se vive collettivamente. La coscienza individuale e collettiva è la strada per uscire dai momenti difficili della storia.

Un tema sul quale è andato in profondità il cardinale Zuppi. Ha parlato della “consapevolezza che non siamo liberi da soli ma insieme. Insieme nel senso di comunità. Il termine che avete voluto suggerirci (Zuppi si riferisce al tema della serata) è fondamentale: la comunità”. Che vuol dire “saper mettere in relazione l’IO e il NOI. La comunità è la chiave che permette di uscire dal totalitarismo dell’io che è molto pervasivo. Le pandemie ci aiutano a capire questo: solo insieme se ne esce. Per occuparti degli affari tuoi devi occuparti anche di quelli degli altri”.   

LA LIBERTÀ NELLE MANI DI POCHI

Per concludere la serata una riflessione “va fattasull’intelligenza artificiale. Lo ha detto chiaramente il presidente dei vescovi italiani. “Qualcuno ha in mano certi algoritmi che ti fanno pensare quello che vuoi tu ma che in realtà è quello che vuole lui”.

A tal proposito Zuppi cita il caso della Faac, la definisce una “fabbrichetta” di proprietà della diocesi di Bologna. Il proprietario l’ha lasciata alla Chiesa per il bene della collettività. “L’amministratore tempo fa è venuto e ha detto che avevamo anche una telecamera con degli algoritmi per cui vedono come sei vestito, che scarpe indossi e dopo tre minuti ti fa veder quelle scarpe lì che servono a te. Sei tu che pensi o è l’algoritmo che te lo fa pensare”.

Ma non finisce qui per il cardinale Zuppi, che incalza: “È nelle mani di pochi signori, il potere di far muovere le navi. Se staccano quella roba lì le navi non sanno più dove stanno. Ed ecco che per essere liberi non possiamo farci gli affari nostri”.  

RETROSCENA:IL VIAGGIO CON MAURO

Mauro Buschini

Era a Labico l’altro pomeriggio Walter Veltroni, padre nobile del Partito democratico. Lì sta girando un suo film come regista. A prenderlo per portarlo a Veroli ci è andato Mauro Buschini, il coordinatore della maggioranza Zingaretti in Regione Lazio Hanno fatto il viaggio da soli.

Giurano di non aver parlato di politica. Del resto, Veltroni ormai dalla politica attiva è fuori da tempo. Ma allora di cosa hanno parlato durante il tragitto?  Di cinema. Mauro ha parlato a Walter di Veroli. Lui gli ha raccontato alcuni aneddoti di quando era sindaco di Roma. Hanno parlato anche di pallone, di Juventus. Che poi non è l’unica cosa che li accomuna. Infatti, insieme hanno anche ricordato i tempi in cui sono stati Segretari, Veltroni del Pd nazionale, Buschini del Provinciale.

Nel frattempo, sono arrivati a Veroli. Ad attenderli hanno trovato il sindaco Simone Cretaro e la delegata alla Cultura Francesca Cerquozzi. Tutti insieme sono andati a cena alla Farmacia del Gusto. Si trova di fianco agli archi al primo piano del palazzo di fronte al Municipio. Poco più tardi, a quegli stessi tavoli sai sono seduti alcuni consiglieri civici della maggioranza Cretaro. Pare stessero parlando di campi larghi, che a Veroli li conoscono bene.

Il tavolo politico

Bruno Astorre e signora

Tant’è che poco dopo si sono seduti a un altro tavolo, angolo piazza Duomo. Dall’altro lato di piazza Mazzoli. Ci hanno trovato Francesco De Angelis, Danilo Campanari, Mauro Buschini, Francesca Cerquozzi ed altri. Veltroni era andato via. Era andato via anche il coordinatore regionale del Pd, il senatore Bruno Astorre, presente in piazza Santa Salome in compagnia di sua moglie e sorridente agli obiettivi delle macchine fotografiche dei giornalisti.

In piazza Santa Salome c’era anche un imponete servizio d’ordine. E tanti ospiti: il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero, il questore Domenico Condello, il tenente colonnello Gabriele Argirò della compagnia carabinieri di Alatri, il maggiore della Guardia di finanza Precentino Corona in rappresentanza del colonnello Cosimo Tripoli, il vescovo diocesano Ambrogio Spreafico, l’arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio abate emerito di Montecassino, l’abate di Casamari dom Loreto Camilli.

Ma c’erano soprattutto tanti cittadini, tanti sacerdoti e il gruppo di Frosinone della Comunità di Sant’Egidio accompagnato da don Paolo Cristiano. É rimasta vuota la sedia del vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori, prontamente occupata da altri. Leodori sarebbe stato trattenuto da altri impegni. Tanto a Veroli in questi giorni mica si parla di politica. Si parla solo di filosofia.