La coscienza di dom Pietro di fronte ad un televisore a Londra

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Chiuso in una stanza, immersa nella fumosa umidità di Londra, il dottor Pietro Vittorelli ha appreso dal televisore sintonizzato sulle reti italiane che la Guardia di Finanza lo accusa di avere rubato i soldi dei poveri. Se per lui sia stato la salita su un Calvario oppure una discesa negli inferi è cosa che sa solo la sua coscienza.

 

Se è innocente, la profonda conoscenza delle Scritture, alle quali ha dedicato la sua vita, è ora il più saldo appiglio al quale afferrarsi e trarre gioia mentre affronta una parte delle stesse umiliazioni che vennero riservate al Cristo in ascesa sul Golgotha. Ma se è colpevole, quelle stesse Scritture gli hanno insegnato l’atroce pena cui andrà incontro: il perdono cristiano, devastante perché lascia il reo da solo con la consapevolezza della sua colpa, circondato dalle macerie del male che ha provocato, senza nemmeno una punizione che gli consenta di dire ‘sto pagando’.

 

Colpevole o innocente, Pietro Vittorelli – medico chirurgo – per ora trova il suo nome scritto accanto a quelli dei Longobardi che nel 577 distrussero l’abbazia ‘massacrando a tal punto la popolazione che la città non aveva né un vescovo né un popolo per un vescovo‘; accanto a quello dei Saraceni che la incendiarono il 22 ottobre 883; associato al terremoto del 1349; immediatamente dopo quello del generale neozelandese Bernard Freyberg che dinanzi alla Storia si assunse l’onere di ordinare il bombardamento del 1944. Perché adesso trova un senso la fermezza con cui Francesco ha firmato il motu proprio (tradotto dal latino, ‘comando io e faccio come mi pare’) Catholica Ecclesia che l’anno scorso ha cancellato la diocesi di Montecassino, l’ha declassata a semplice comunità di frati, spogliandola di quasi tutti i beni.

Ora si comprende la severità con cui il Papa povero ha cancellato secoli di tradizione e per la prima volta ha imposto il successore di San Benedetto da Norcia senza interpellare i monaci. Con largo anticipo sui tempi dello scandalo, vero o presunto che sia, Jorge Mario Bergoglio ha ricordato a tutti che gli affreschi di Annigoni e le statue in oro zecchino non sono simboli di potere ma lo specchio dello splendore che deve avere l’anima.

 

Le immagini scorrono sul televisore mentre la nebbia fuori diventa una cappa. Nella stanza, sui cristalli liquidi del monitor appare la figura in bianco e nero di un benedettino: Gregorio Diamare, l’abate che affrontò le armate tedesche e non si fece intimidire dalle bombe Alleate, rimase fino alla fine in abbazia e una volta rasa al suolo ne ottenne la ricostruzione perché come Cristo ogni luogo sacro non muore mai ma risorge sempre. Per Pietro Vittorelli quelle sequenze sono o la luce della speranza o il buio dell’abisso. Rappresentano l’esempio dal quale trarre forza oppure la vergogna che pervade nel confrontarsi con tanto predecessore.

 

Nessun buon cristiano lo giudicherà. Perché ogni devoto a Cristo sa che l’accanimento di Satana è tanto maggiore più la sua vittima è gradita al Signore: perché così susciterà ancora più scandalo. Se davvero Pietro Vittorelli ha messo le mani nei cestini delle ricche offerte rivolte a Montecassino, non dovrà preoccuparsene più di tanto: la giustizia umana è lenta e blanda, quella divina è piena di ladri che poi hanno meritato il Paradiso, come testimonia una delle due croci accanto a quella del Nazzareno.

 

Il problema c’è nel momento in cui si spegne la televisione. E si accende internet. Dagospia.com è il vero orlo dell’abisso: preciso, irriverente, dissacrante, mai banale, spietato con tutti. Se è vero che quei soldi, Pietro Vittorelli li ha tolti ai poveri per concederli a Marco Venturi, il nome con cui si presentava negli ambienti gay e goderecci di Roma, Milano, Londra e Berlino, il nickname con cui mandava foto molto personali, la Chiesa allora non c’entra più nulla. Ogni uomo è libero di fare sotto le lenzuola ciò che meglio gli aggrada e con chi più gli garba: accompagnandosi con un uomo o con una donna, con un uomo e una donna, con più uomini o più donne, ormai siamo allenati a tutto. Piogge dorate o ragazzi di cucina, bicchieri di cristallo o altre preferenze urologiche, sono affari personali che nessuno ha il diritto di commentare.

 

Una sola premura. Se così fosse, il dottor Pietro Vittorelli cortesemente restituisca l’abito talare che fu di Pietro Vittorelli 191° abate di Montecassino, lo faccia al più presto e per favore ce lo rimandi fresco di lavanderia. La Chiesa avrà cura di affidare quei panni a qualcuno sicuramente meno brillante, meno preparato, non altrettanto istruito né profondo nelle meditazioni. Ma sicuramente migliore esempio da indicare ai bambini che fanno la Comunione ed a tutti quelli che in Cristo e il suo potere redentore ci credono ancora. Pregheranno per lui affinché si diradino le nebbie da Londra.

.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright