La differenza tra Berlusconi e Magliocchetti

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Le dimissioni di Magliocchetti e quelle non date da Berlusconi. Quando troppo e quando niente

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Le dimissioni dell’assessore al Centro Storico di Frosinone Danilo Magliocchetti impongono una riflessione. (Leggi qui: Fischi e fiaschi della XLV settimana 2022).

Sono avvenute per questioni che non riguardano la politica. Non è in discussione la sua correttezza come amministratore né la sua lealtà nei confronti del sindaco Riccardo Mastrangeli o della maggioranza. Non ci sono ombre sui provvedimenti che ha adottato. Nessun sospetto sulle scelte che ha effettuato.

Quelle dimissioni sono avvenute per questioni che non c’entrano con il Comune, con il Partito, con il Centrodestra, con il centrosinistra. E soprattutto non ci sono di mezzo cose che si configurino come reati.

Danilo Magliocchetti

La riflessione che si impone è esattamente questa. Fino a che punto un amministratore pubblico, anche di un Comune capoluogo di non enorme grandezza come Frosinone, deve anteporre le vicissitudini personali al dovere politico.

Quelle dimissioni sono avvenute per un pettegolezzo. Che potrebbe essere attribuito all’assessore. Il quale, solo per questo, non per esserne con certezza il protagonista, ha voluto che il Comune non rischiasse alcun imbarazzo.

Eppure dietro quell’assessorato, c’erano venticinque anni di politica, battaglie amministrative, ascolto dei cittadini, soluzione dei loro problemi. Per rinunciare devono esserci motivi gravi: non bastano le dicerie.

In anni non troppo lontani il Parlamento italiano votò dicendo di credere che Ruby era la nipote di Mubarak.

Quando niente e quando troppo.

Senza Ricevuta di Ritorno.