La dolce… Albione di Raffaele tra gol, Di Canio e Van Dijk

La singolare storia di De Vita, attaccante dell’Anagni che ha giocato per quasi 20 anni in Inghilterra e Scozia. Ingaggiato dal Blackburn quando era un ragazzino, sognava diventare un campione. Non ci è riuscito ma ha vissuto un’esperienza di vita che ritiene fantastica. “Rifarei tutto 100 volte, sono cresciuto come uomo. Ora voglio far bene in Ciociaria”

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

A soli 16 anni ha lasciato tutto ed è volato dai “maestri inglesi” per inseguire il sogno di diventare un campione. Nella valigia talento, speranze, tanta determinazione e i timori di un ragazzo che all’improvviso si ritrova catapultato in un altro mondo. Raffaele De Vita, romano, oggi trentacinquenne, attaccante dai piedi buoni in forze all’Anagni, non è esploso anche se le premesse c’erano tutte. Ma per quasi 20 anni ha vissuto “un’esperienza fantastica”, come l’ha definita lui stesso. Giocando in Inghilterra e Scozia. Un’esperienza per certi versi unica che gli ha anche aperto una prospettiva lavorativa diventando insegnante d’inglese. Una storia di sport e vita che racconta senza rimpianti. “Sono contento del mio percorso e lo rifarei cento volte”, non ha dubbi Raffaele.

Dall’Atletico 2000 al Blackburn

De Vita è tornato in Italia nel 2020 ed al primo colpo ha subito centrato la promozione in D con la Lupa Frascati. Ora ci riprova in Ciociaria dove è approdato quest’estate. Non sarà facile. Riavvolge il nastro e torna al 2004 quando è sbarcato in Inghilterra.

“Avevo 16 anni e militavo nell’Atletico 2000 squadra romana gestita da ex giocatori della Roma quali Roberto Pruzzo, Giuseppe Giannini, Giovanni Cervone – ha raccontato l’attaccante – Mi visionarono diverse volte gli osservatori del glorioso Blackburn che mi volle in Inghilterra per un provino di una settimana. Un’esperienza fantastica, straordinaria. Al ritorno a Roma l’Atletico 2000 mi comunicò che il Blackburn voleva ingaggiarmi. Non credevo alle mie orecchie. Poco dopo ho fatto le valigie e sono partito con tanti sogni e speranze. Mi fecero firmare un contratto di 5 anni”.

A Blackburn De Vita parte ovviamente dal settore giovanile, facendo tutta la trafila. “Ricordo che i primi tempi furono traumatici – ha ammesso l’attaccante dell’Anagni – Tante le difficoltà: la lontananza dalla famiglia e dagli amici, la lingua e le diverse abitudini di vita. Ma al Blackburn ci trattavano da veri signori. Albergo a 5 stelle, strutture fantastiche, ci sostenevano nello studio e non facevano mancare nulla. Ambiente veramente eccezionale”.

La Scozia e l’idolo Di Canio

Paolo Di Canio

Terminata l’esperienza nelle giovanili del Blackburn, De Vita ha giocato tra Inghilterra e Scozia, collezionando qualcosa come 321 partite e 49 gol.  In Inghilterra ha militato in club dalla grande tradizione fino alla League One (la nostra Serie C) come lo Swindon Town ed il Bradford City. Mentre in Scozia ha giocato nella Premiership (la Serie A) in particolare con il Livingston che ha contributo a trascinare dalla terza serie alla Premier.

“Ricordo che in Inghilterra, malgrado la presenza a pochi chilometri di squadre come Liverpool e Manchester City, avevamo ad ogni partita 15.000 tifosi a sostenerci – ha continuato De VitaPoi tanta Scozia in Serie A. Sono stato anche premiato in una circostanza come miglior giocatore del mese (marzo 2015 nelle file del Ross County ndr). L‘esperienza più bella comunque allo Swindon in Inghilterra dove sono stato allenato da Paolo Di Canio. Un sogno, era il mio idolo (non ha mai nascosto la sua fede laziale ndr). Vederlo in campo a darmi ogni giorno insegnamenti è stato stupendo. Non credevo ai miei occhi”.

L’attaccante romano conferma quanto si sostiene sul calcio inglese fatto d’intensità, velocità e meno tatticismi. “La maggiore differenza che ho trovato tra Inghilterra, Scozia ed Italia è che in quei paesi la tattica è poco usata – ha spiegato – Si pensa soprattutto ad attaccare e non a difendersi troppo ed a speculare come accade spesso in Italia”.

Richie, Van Dijk e un bilancio positivo

Foto: Thomas Gadd

Raffaele De Vita ha avuto la fortuna di affrontare e giocare insieme ad autentici campioni.  Ricordi che lo inorgogliscono. “Il compagno di squadra più forte che ho avuto è stato sicuramente Matt Richie che ancora oggi fa la differenza in Premier League mentre l’avversario più difficile è stato sicuramente Virgil Van Dijk del Liverpool, veramente di un’altra categoria – ha sottolineato – In quegli anni Ho imparato molto crescendo anche come uomo”.

Non sono state sempre rose e fiori. “In Inghilterra ho vissuto anche momenti brutti – ha ammesso l’attaccante anagninoHo subito la rottura del crociato ed in pratica sono stato quasi 9 mesi solo senza compagni, il campo e la famiglia. È stata durissima. Poi altro momento difficile i 2 anni di lockdown per la pandemia. Non riuscire a farmi raggiungere dalla famiglia è stato un incubo. Ma nel complesso l’esperienza tra Inghilterra e Scozia è stata fantastica la rifarei anche adesso.

Nessun rimpianto quindi ma la consapevolezza di aver dato tutto. “Quando sono partito a 16 anni avevo tanti sogni – ha proseguito – Onestamente però non ho mai pensato alla nazionale. All’epoca i ragazzi italiani che giocavano all’estero non venivano osservati dai tecnici come avviene oggi. Poi sinceramente non ero pronto, non ci ho mai pensato e non sono deluso. Sono contento di quello che ho fatto e ribadisco che lo rifarei 100 volte”.

Il presente ad Anagni, il futuro in panchina

“Da due anni sono tornato in Italia – ha raccontato De Vita Una scelta dettata da questioni familiari. Volevo tornare vicino ai miei ed agli amici del quartiere. A dire la verità l’avrei fatto anche prima. A Frascati ho vinto il campionato di Eccellenza. Qui ad Anagni sono venuto con lo stesso obiettivo. Purtroppo non siamo partiti bene ma il campionato è lungo e possiamo risalire. Ho trovato un bellissimo ambiente, persone serie e preparate e ragazzi che vivono di calcio tutti i giorni”.

Se il presente è ad Anagni, il futuro potrebbe essere in panchina. “Quando ero in Inghilterra e Scozia ho pensato anche al mio futuro – ha chiosato De Vita – Prima o poi arriverà il momento di smettere. Ho preso una laurea in management dello sport in Scozia ed il patentino da allenatore. Non so se mi piacerà, nel frattempo da quando sono tornato in Italia ho iniziato ad insegnare inglese nelle scuole. Non ci avrei mai pensato ma ora è un lavoro come il calcio. Ho ancora tanta voglia di divertirmi e fare goal con l’Anagni aiutando i miei compagni più giovani”. Ricordando ogni tanto con orgoglio quell’esperienza fantastica nel Regno Unito.  

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