La domenica normale di Marzi e Marini

Cinque anni fa si sfidarono davvero all’ultimo voto, dopo essere stati per nove anni (dal 1998 al
2007) fianco a fianco: Domenico Marzi sindaco, Michele Marini vicesindaco. Nel 2007 Marini venne eletto sindaco e il legame politico con Marzi si allentò fino a scomparire definitivamente. Nel 2012 nessuno si meravigliò di vederli competere. Arrivarono sul filo di lana e a al ballottaggio contro Nicola Ottaviani andò Michele Marini per pochissimi voti.

Oggi entrambi si limiteranno a fare il loro dovere da cittadini: si recheranno al seggio per votare. Una domenica di votazione per il consiglio comunale normale, dopo tanti anni di vertice assoluto.

Prima o poi qualcuno cercherà di spiegare il motivo di una frattura profonda e silente, che ha spaccato il centrosinistra non soltanto a Frosinone. E’ dal 2012 che ha avuto inizio quella tendenza che poi si è ripetuta dappertutto: Veroli, Isola Liri, Sora, Cassino, Ceccano, Anagni, perfino Ferentino.

Domenico Marzi e Michele Marini non si salutano neppure, se possono si evitano. Nessuno è riuscito a farli sedere attorno allo stesso tavolo: non Francesco De Angelis, non Gian Franco Schietroma, non Francesco Scalia. Nessuno. E’ una di quelle vicende politiche per le quali non c’è una spiegazione ufficiale e forse neppure politica. Eppure parliamo di due sindaci che hanno governato il capoluogo per tre mandati, quindici anni, mettendo in campo una classe politica della quale si sono perse le tracce.

Si sono consumati tradimenti politici e registrati molti colpi sotto la cintola. Non è la prima volta che succede e non sarà neppure l’ultima. Il fatto è che il Pd e il centrosinistra non hanno fatto alcun tentativo serio per ricomporre la situazione: stupisce anche il fatto che nessuno abbia chiesto conto di questo ai leader.

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