La favola del Chievo Verona diventa un film horror

Il club veronese escluso dalla Serie B per irregolarità nella domanda d’iscrizione. Il miracolo sportivo svanisce dopo 35 anni di professionismo, 17 campionati di A, 10 di B, la Champions League e la Coppa Uefa. Il club veneto ora spera nel ricorso al Collegio di Garanzia del Coni. Garantista e prudente Balata, preoccupato Gravina. Il Cosenza pronto al ripescaggio

Alessandro Salines

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Per vent’anni è stata la favola più bella del calcio italiano e non solo. Oggi è diventato un film horror. Il Chievo Verona è stato escluso dalla Serie B. Il Consiglio federale ha confermato la decisione della Covisoc – la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche – che aveva bocciato la domanda d’iscrizione del club veneto. Il ricorso non è stato accolto e così il Chievo resta fuori dal calcio professionistico dopo 35 anni.

In verità non è fulmine a ciel sereno: i problemi erano noti da tempo e il primo stop della Covisoc era stato un segnale forte. Fuori dalla C anche Casertana, Carpi, Paganese, Novara e Sambenedettese. Per il Chievo e le altre escluse resta una speranza: il Collegio di Garanzia del Coni.

Entro due giorni dovranno presentare ricorso all’organo di giustizia sportiva di ultimo grado. Il club veneto ci crede perché potrà approfondire la sua situazione producendo nuova documentazione. La sentenza dovrà essere emessa entro il 27 ma potrebbe arrivare prima in quanto il 24 sarà sfornato il calendario di Serie B. Pronto al ripescaggio il Cosenza.

I debiti col fisco

Agenzia delle Entrate

La questione è molto complicata e delicata. Il nodo principale che ha portato all’esclusione dal campionato riguarda la rateizzazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate.

In pratica il club non avrebbe pagato alcune rate. Poi  negli ultimi giorni si sarebbe messa in regola e avrebbe chiesto di ripristinare quell’accordo, che però per il Fisco sarebbe ormai decaduto.

L’esposizione della società sarebbe considerevole. Nell’ultimo bilancio disponibile, quello chiuso al 30 giugno del 2020 con un utile di 32 mila euro, il club veronese registrava a scadenza entro l’esercizio successivo (quello appena archiviato) debiti per 44,2 milioni e 14,4 milioni di crediti.

La società, guidata da Luca Campedelli, ha sempre dichiarato di aver agito «seguendo le norme vigenti e federali». Per questo c’è fiducia nel Collegio di Garanzia dove il Chievo potrà produrre tutta la documentazione necessaria per provare a ribaltare il giudizio della Covisoc.

Balata, il garantista

Mauro Balata (Foto: Canio Romaniello / Imagoeconomica)

Prudente Mauro Balata, presidente della Lega di Serie B e consigliere federale: «Io sono un garantista, com’è noto – ha detto all’Ansa – Il Chievo è una società che ha una storia importante, ora vediamo cosa sosterranno nel terzo grado di giudizio».

«Ma ho la sensazione che ci sia un problema generale: l’ordinamento giuridico e l’ordinamento statuale – ha paventato –. Quest’ultimo è stato integrato più volte da una serie di norme emergenziali anche in materia tributaria. Ora ci sarà un organo terzo che giudicherà».

Documentazione incompleta? «Credo – ha dichiarato Balata – che, da un lato, ci fosse l’esigenza di avere dei riscontri documentali su un diritto di procedere al pagamento con determinate agevolazioni e dall’altro lato ci sia un termine perentorio che è quello del 28 giugno e non si riusciva a ottenerle con questa tempistica».

La favola del Chievo

La squadra di un quartiere può arrivare a giocare in Serie A ed addirittura in Champions League? La risposta l’ha data il Chievo Verona.

Luca Campedelli, presidente del Chievo

Fondato nel 1928 e ricostituito nel 1948, il club veneto è stato capace di scalare tutte le categorie calcistiche fino alla Serie A, dove ha militato 17 volte, La prima promozione nel 2001 grazie all’ormai famosa banda-Del Neri.

Il Chievo poi ha partecipato alla Champions League nel 2006-2007 e alla Coppa Uefa per due edizioni (2002-2003 e 2006-2007). Una vera e proprio favola, un miracolo sportivo che si è potuto realizzare grazie all’impegno della famiglia Campedelli, imprenditori nel campo alimentare e proprietari della Paluani.

Chievo da modello a campanello

Per anni il Chievo è stato indicato come un modello per le piccole squadre. Tra l’altro sono stati tanti i giocatori valorizzati dalla società veronese. Tuttavia negli ultimi tempi il club non mostrava più la solidità del passato.

La vicenda delle plusvalenze è stata un campanello d’allarme rimasto probabilmente inascoltato. Da due stagioni il Chievo era in B piazzandosi in zona playoff senza riuscire però a tornare in Serie A. Ora la favola sembra finita anche se il Collegio di Garanzia potrebbe regalare in extremis l’ennesimo lieto fine.

L’esclusione del Chievo, al di là della decisione che prenderà il Coni, dovrebbe far riflettere tutti sui problemi che attanagliano il mondo del calcio.

Gravina, il riformista

Gabriele Gravina durante una riunione in Federcalcio

Il presidente Gabriele Gravina, al termine del Consiglio federale, non ha nascosto la sua preoccupazione.

«Avevamo allontanato il rischio di perdere squadre iscritte e oggi perdiamo anche una squadra di B – sostiene all’Ansa il numero della Figc – Sono segnali allarmanti che richiamano un intervento».

Per Gravina la riforma dei campionati è ormai imprescindibile. «I tempi sono gli stessi, la necessità di un’accelerazione deriva da una maggiore serenità e positività che abbiamo assimilato in questi 50 giorni di Europei – ha concluso – Non cambia il mio impatto psicologico in termini di convinzione nel dire che è indispensabile un percorso di riforma. Lo dicono i risultati di oggi».

Stirpe, l’ammonitore

Maurizio Stirpe, patron del Frosinone Calcio

E l’esclusione del Chievo fa tornare d’attualità anche le parole di Maurizio Stirpe nella conferenza stampa di presentazione della nuova stagione. (Leggi qui Frosinone, Stirpe apre il nuovo nuovo ciclo).

Il presidente del Frosinone aveva illustrato senza peli sulla lingua il nuovo programma triennale basato sulla valorizzazione dei giovani e su un controllo rigoroso dei conti. Unica strada per un calcio sostenibile.

Unica strada per non fare la fine del Chievo quindi. «Questo è il progetto del Frosinone e non di Maurizio Stirpe. Un progetto al quale dobbiamo rimanere aggrappati con le unghie. Per approdare in acque più tranquille e meno agitate», era stato il monito del presidente.