La favola di Kujabi ha finalmente il lieto fine

Dopo 9 mesi di attesa e superati gli intoppi burocratici, il centrocampista ha ottenuto la cittadinanza italiana ed è stato tesserato dal Frosinone. Il giovane gambiano è arrivato nel nostro Paese nel 2017 a bordo di un barcone. Il calcio gli ha regalato una vita diversa ed ora la grande occasione con il club giallazzurro che sin dall’estate scorsa ha creduto nelle sue qualità. E soprattutto lo ha sostenuto in un percorso molto complicato

Alessandro Salines

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Non c’è favola senza lieto fine. E quella di Kalifa Kujabi con il passare dei mesi stava diventando soltanto una storia di malaburocrazia tanto italiana. Una favola interrotta, insomma, un sogno spezzato per colpa di un cavillo e di quei ritardi spesso fatali. Ed invece il lieto fine è arrivato e la favola è stata scritta. Il ragazzo gambiano, arrivato in Italia 6 anni fa su un barcone, ha firmato il suo primo contratto da calciatore professionista dopo aver finalmente acquisito la cittadinanza italiana. (Leggi qui: La favola di Kujabi: dagli orrori in Libia al sogno del grande calcio).

E così, dopo 9 mesi di sofferenza e scoramento, si ritroverà dall’oggi al domani a lottare per la promozione in Serie A con la maglia del Frosinone che ha creduto in lui sin dall’estate scorsa. Hanno vinto la perseveranza, l’impegno ed il diritto nella sua accezione più alta. Hanno vinto Kujabi che non ha mai mollato, il suo agente Filippo Pirisi, il presidente Maurizio Stirpe ed il direttore Guido Angelozzi.

L’annuncio nel primo pomeriggio

La gioia di Kujabi dopo un gol

Kujabi, 23 anni, centrocampista duttile, ha sottoscritto un contratto fino al 2024 dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana mercoledì in quanto sposato con una ragazza sarda Gaia. L’ultimo atto burocratico c’è stato nell’ufficio del sindaco Riccardo Mastrangeli che, in qualità di Ufficiale dello Stato Civile del Comune, ha ricevuto il giuramento del giocatore.

Il centrocampista sarà a disposizione di Fabio Grosso già a partire dalla sfida di Perugia. Il gambiano d’altronde si è sempre allenato col gruppo giallazzurro pur non potendo giocare. Per il tecnico un rinforzo in un reparto che ha perso Lulic ed ha attualmente fuori Kone. E’ un elemento che sa abbinare le 2 fasi: bravo in interdizione ma anche in quella offensiva grazie ad una fisicità importante.

E’ arrivato a Frosinone l’estate scorsa dopo una grande stagione disputata in Serie D con la Torres di Sassari (30 gare e 5 reti), culminata con il successo nei playoff che ha consentito ai sardi il rispescaggio in C. Gli scout del club ciociaro lo hanno seguito a lungo con relazioni estremamente positive. Angelozzi nel solco della valorizzazione dei giovani non ha perso tempo e lo ha bloccato grazie all’intermediazione dell’agente Andrea Bagnoli. Bruciando tra l’altro la concorrenza di altre società come Cagliari, Empoli e Torino.

La favola interrotta per colpa di una H

Kalifa Kujabi con la maglia della Torres

Un errore nella trascrizione del suo nome di battesimo su alcuni documenti hanno bloccato Kujabi rimasto prigioniero di un intrigo burocratico. Galeotta un “h” in più. In pratica, come ha raccontato l’avvocato Pirisi, il problema è nato la scorsa primavera scorsa quando c’era stata la possibilità di un trasferimento al Torino. La richiesta di cittadinanza sembrava andata a buon fine ed invece la Prefettura di Cagliari ha chiesto chiarimenti perché in alcune carte il nome risultava con la H e quindi si era creato un alias. Da qui è iniziata una vera e proprio odissea.

In Gambia è stato certificato che il nome era senza “h”, ma la documentazione non poteva essere riconosciuta perché il Paese africano non ha aderito ad una convenzione internazionale. L’avvocato Pirisi a quel punto ha dirottato sul Senegal. Scelta indovinata: la certificazione è stata ottenuta ed inviata alla Prefettura di Cagliari che a fine ottobre ha dato il via libera alla cittadinanza. Tutto finito per il meglio? Ancora no. La pratica è passata al Ministero degli Interni per la ratifica. Un passaggio formale che però non è stato tale a causa delle elezioni e del cambio di Governo. La cittadinanza doveva arrivare a Natale, al massimo a Capodanno ed invece niente. La svolta in questi giorni e finalmente Kujabi potrà tornare in campo.

Un iter lungo e complicato che è stato seguito dal presidente Stirpe e dal direttore Angelozzi che hanno preso a cuore la storia di Kalifa. Ed hanno sostenuto concretamente l’entourage del giocatore per arrivare all’obiettivo. La società ha sempre creduto nelle qualità del centrocampista e non ha voluto neppure mandarlo a giocare in Serie D. Alla fine la perseveranza è stata premiata.

Una storia da libro Cuore

Kujabi in campo

Kujabi è sbarcato a Pozzallo in Sicilia nel 2017 insieme ad altri 600 immigrati dopo un viaggio massacrante su una vecchia barca. Proveniente dalla Libia dove ha trascorso 8 mesi in una sorta di lager. “Chi si ribella ai libici non è più una persona, viene distrutto per le condizioni di vita durissime – ha ricordato – Ho sofferto tanto ma sono stato fortunato”. Il trasferimento a Scicli e a distanza di un mese a Palermo presso la Casa dei Mirti del Centro diaconale valdese La Noce.

Il giovane gambiano inizia il suo processo d’integrazione. Studia (prende il diploma di III Media), socializza e soprattutto gioca nel Calcio Sicilia, un club di Palermo. E’ forte, ha talento. Un osservatore lo segnala al Muravera. E così a 18 anni approda in Sardegna. Kalifa confessato che è stato il fratello Bacari a spingerlo a inseguire il sogno del calcio: “Ha detto che avevo talento ma solo in Europa potevo metterlo a frutto. E così mi ha pagato il viaggio affidandomi ad un trafficante”.

Nella squadra sarda Kujabi si mette in mostra per il suo valore in campo e fuori dove dimostra grande voglia d’imparare. Impara benissimo l’italiano e l’estate lavora in una struttura sportiva. Col Muravera vince il campionato d’Eccellenza e disputa 2 campionati di Serie D. E soprattutto mette su famiglia. Sposa Gaia ed ha una figlia Fatima. Poi approda alla blasonata Torres. Kujabi diventa uno dei punti di forza dei rossoblu. Il resto è storia recente. Anzi una favola che finalmente ha il suo lieto fine.