La fine del potere di gogna per i trombettieri delle Procure

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La nuova norma sulla presunzione di innocenza colpisce il potere giornalistico-giudiziario. Per questo otterrà un bel nulla.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Nelle settimane scorse è entrato in vigore il decreto sulla ‘presunzione di innocenza’. Contrariamente a quello che si è voluto far credere non è un bavaglio per la Stampa. Anche se alcune Procure l’hanno usata come pretesto e dato una stretta alla diffusione di notizie e comunicati.

Il Decreto adegua le norme italiane a quelle europee. A noi italiani cambia ben poco perché è dal 1948 che abbiamo messo in Costituzione la presunzione di innocenza: cioè un cittadino è innocente fino a prova del contrario.

Il decreto ricorda un banale principio di civiltà: e cioè che un indagato è un indagato, un imputato è un imputato, entrambi sono innocenti fino al termine dei processi

Perché questo provvedimento se le cose sono così chiare? Chiare non lo sono per niente. Non a tutti almeno. Dal momento che c’è chi in queste ore scrive che i sindaci ed i consiglieri comunali che sabato alle Provinciali hanno votato dei candidati con procedimenti penali aperti sono dei collusi.

Non è così. In Italia non è così dal 1948. Sostenere che chi è sotto accertamento sia un colpevole significa negare i principi alla base della nostra civiltà giuridica: in provincia di Frosinone, in Italia, nel mondo civile si è innocenti fino a prova del contrario.

La gogna di Laura

Al centro Laura Materiale

Altrimenti è gogna mediatica. Come ha ricordato oggi l’avvocato Laura Materiale, già sindaco di Castrocielo, prosciolta oggi insieme all’ex presidente della Saf Mauro Vicano ed il consigliere d’amministrazione Antonio Risi. Li accusavano di avere imbrogliato sulle assunzioni: era tutto regolare, la legge che gli contestavano è entrata in vigore dopo.

Commenta dopo il proscioglimento Laura Materiale: “A tutti coloro che, come avvoltoi rapaci, hanno approfittato per infangare gli innocenti sui social e per ergersi da giudici prima della sentenza un pensiero di umana commiserazione”.

Lucido e spietato nella sua analisi sul Riformista il direttore Piero Sansonetti. “Il principio sacrosanto della non colpevolezza in assenza di condanna è considerato dal mondo giornalistico-giudiziario una specie di abominio. Perché smantella il principio opposto, quello sul quale ha funzionato la giustizia negli ultimi trent’anni, e cioè l’idea che un fondato sospetto sia sufficiente per procedere contro una persona, punirla attraverso la gogna mediatica, e il carcere, e i sequestri, e la messa in pubblico di tutta la sua vita privata e intima. Perché poi, alla fin fine, questo è il solo modo di amministrare la giustizia senza impigliarsi nelle maglie “levantine” delle difese che, di solito, sono complici dei “rei”. 

Nessuna legge avrebbe mai potuto fare così male al potere giornalistico-giudiziario quanto questa legge sulla presunzione di innocenza.

È per questo che otterrà un bel nulla.

Senza Ricevuta di Ritorno