Non è vero che Marzi sia poco interessato a questa campagna elettorale. È il suo modo di essere: semplicemente, è convinto di essere largamente superiore agli avversari. La frattura nella coalizione non lo preoccupa. Perché non c’è soltanto adesso nel capoluogo, in realtà parte da lontano. Semmai il momento della verità arriverà nell’eventuale ballottaggio
C’è un Partito Democratico mai così unito negli ultimi anni a fianco del candidato sindaco di Frosinone Domenico Marzi, che si sta preparando ad affrontare la campagna elettorale esattamente come voleva. Gli avversari lo attaccano quotidianamente, ma lui non si scompone. Al punto di sembrare quasi assente, distaccato, disinteressato. Non è così.
Se non avesse voluto accettare questa sfida, sarebbe rimasto a casa. Non è vero che non gli interessa, il fatto è che non vuole rincorrere nessuno. Marzi è così. La campagna elettorale con tutte le sue tappe, scadenze, incontri, strette di mano? De minimis non curat praetor: per Marzi c’è un solo candidato in campo ed è Marzi, il resto è perdita di tempo, parla la storia.
E la battaglia sul campo, gli elettori, le riunioni? La sua finta assenza lascia ampio spazio ai candidati. Che in questo modo non vengono sovrastati dalla figura del due volte sindaco tornato in campo per acclamazione, su sollecitazione diretta di Nicola Zingaretti. Marzi così ha il tempo per agire lontano dai riflettori: con i suoi tempi, occupandosi degli aspetti strategici. (Leggi qui i precedenti sulle Comunali di Frosinone).
Il Pd ritrovato
Uno scenario nel quale il Pd si è ritrovato. A dimostrarlo saranno i candidati della lista che verrà presentata: non solo gli uscenti (Angelo Pizzutelli, Cristofari, Venturi, Savo), ma anche tanti altri, molti dei quali assenti dalla vita politica cittadina negli ultimi anni. Non c’è stata soltanto una chiamata alle armi, ma una presa d’atto dell’importanza del momento.
Il segretario provinciale Luca Fantini ormai dorme nella sede della Federazione. Anche nelle ultime ore è stato impegnatissimo a confrontarsi con tutti gli alleati per mettere insieme una coalizione competitiva al massimo.
L’ufficiale sul campo è Angelo Pizzutelli, il capogruppo uscente del Partito Democratico. È ‘l’uomo da mille preferenze’ come lo aveva definito l’ex Dg Asl Mauro Vicano quando pensava di poterlo avere dalla sua parte. È Pizzutelli ad occuparsi degli aspetti organizzativi, degli incontri con gli elettori. Mentre Francesco De Angelis e Luca Fantini insieme a Domenico Marzi si occupano delle alleanze e del dialogo che sarà fondamentale al secondo turno.
Chi ci sta e chi no
È il caso del vertice tenuto venerdì sera per capire quante liste comporranno il Campo largo di Domenico Marzi.
Sicura la presenza di Pd, della civica del sindaco Lista Marzi, nella quale potrebbe confluire la Lista Tucci che in questi anni ha appoggiato le amministrazioni Ottaviani; c’è la lista messa a punto dallo storico vice di Marzi e per un mandato suo successore Michele Marini nella quale ci saranno esponenti del cattolicesimo democratico, ex Margherita e di Demos; la civica Frosinone in Comune del consigliere uscente Stefano Pizztuelli, il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli che è stato il gruppo più numeroso nelle due consiliature di centrodestra; la Piattaforma Civica di Luigi Vacana con i renziani di Italia Viva schierati da Valentina Calcagni.
Marzi, De Angelis e Fantini hanno sollecitato nei giorni scorsi una risposta dal Movimento 5 Stelle. L’ex sindaco si è confrontato con i vertici del Meetup cittadino, il Segretario regionale Bruno Astorre ha sollevato il telefono e chiesto informazioni sul ritardo: Nicola Zingaretti ha due assessori grillini in giunta. La decisione del sindaco di Roma Roberto Gualtieri di realizzare un termovalorizzatore al servizio della Capitale ha innescato tensioni ma sui programmi per Frosinone sembra che non siano emerse significative differenze. Nulla di insormontabile.
Distanze a sinistra
Il centrosinistra però non è unito e tanti ex alleati, a cominciare dai Socialisti, non perdono occasione per ricordarlo. Lo ha fatto nelle ore scorse il Segretario regionale Gian Franco Schietroma. Per lui ‘non si costruisce in dieci giorni quello che non si è voluto costruire per dieci anni‘: emblematico il niet di Nicola Zingaretti a riconoscere un ruolo in Regione ai Socialisti.
Inutile il messaggio lanciato nei giorni scorsi dal vice Segretario Pd del Lazio Sara Battisti. Al quale Schietroma ieri ha risposto dicendo che per lui è stata “l’ulteriore conferma che le distanze politiche tra Psi e Pd sono abissali. Noi socialisti riteniamo che i problemi di Frosinone non possano assolutamente essere risolti dal metodo Pd”.
Per Schietroma il Pd “ha messo in atto una campagna acquisti, realizzando un’ammucchiata trasversale, eterogenea ed ingovernabile, senza alcuna idea veramente innovativa per il rilancio del capoluogo e con il solo obiettivo di andare a comandare ad ogni costo”.
Non c’è un caso Frosinone
Però non si tratta di una novità: il centrosinistra non è unito da tanto tempo e in diversi Comuni. Non solo a Frosinone. Anche alle recenti comunali di Alatri il Partito Socialista ha scelto un’altra strada rispetto a quella del Partito Democratico. Alla Provincia l’alleanza si regge soltanto perché c’è un contenitore, quello di Luigi Vacana, che tiene insieme molta sinistra “alternativa” al Pd. Nella quale ci sono pure i Socialisti.
Quindi la situazione alla Regione Lazio: i rapporti tra il Governatore Nicola Zingaretti e il Partito Socialista sono inesistenti da tempo.
Allora perché concentrarsi soltanto sulle comunali di Frosinone? Probabilmente perché saranno analizzate ad ogni livello e quindi i risultati serviranno pure a comprendere quale tipo di coalizione realizzare alle politiche ma pure per il Lazio.
Nel Comune capoluogo la rottura c’è stata da sempre: il Psi non avrebbe mai dato il proprio sostegno a Mauro Vicano se quest’ultimo avesse guidato la coalizione. Come il Pd non avrebbe mai appoggiato una candidatura a sindaco dei Socialisti. C’è una contrapposizione più ampia dei confini comunali e lo sanno sia Francesco De Angelis che Gian Franco Schietroma.
Tutti si chiedono cosa potrebbe succedere se si arrivasse al ballottaggio. Forse sarebbe quello il momento decisivo perché se le forze non si dovessero riunire, allora ciò significherebbe la rottura avrebbe una dimensione definitiva e nazionale.