La forchetta per D’Amato: il Lazio è contendibile

Il sondaggio riservato. Che impone ad Alessio D'Amato di lavorare subito sulla coalizione. Martedì la direzione Pd, l'agenda degli alleati. Il M5S decide all'inizio della prossima settimana. I mugugni sul metodo. Più che sul merito. L'ipotesi primarie

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

La forchetta è ampia poco più di quattro punti. Nulla. Al punto che all’interno di quel distacco non vengono fatte previsioni nei sondaggi politici. Il Lazio è contendibile per centrodestra e centrosinistra: parla chiaro la rilevazione che da qualche ora circola negli ambienti Prog. Il centrodestra è avanti: ma è un vantaggio ristretto e condizionato dal voto di settembre. La campagna elettorale per scegliere il prossimo governatore del Lazio dopo dieci anni di Nicola Zingaretti sarà decisiva.

La prima sfida per Alessio D’Amato è quella di tenere tutti dentro: conservare quanto più possibile del Modello Lazio, la più grande alleanza Progressista vista dai tempi dell’Ulivo. Toccherà a lui, all’assessore he per due anni ha combattuto contro l’avanzata del covid nella regione: lo ha detto giovedì pomeriggio il Partito Democratico annunciando a sorpresa che sarà lui il candidato governatore del Lazio; lo hanno detto le oltre milleduecento persone intervenute al Brancaccio pieno come un uovo per ascoltare il suo annuncio: “Se il Partito vuole sono disponibile”. Ha già in tasca il lasciapassare di Carlo Calenda e quello di Matteo Renzi. (Leggi qui: Regionali, Astorre: «Alessio D’Amato è il candidato del Pd»).

Il dibattito in Direzione

Bruno Astorre

Il via libera formale del Partito Democratico è atteso per martedì. Ad accendere la luce verde dovrà essere la Direzione Regionale. Ascolterà la relazione del Segretario Bruno Astorre e poi voterà un documento politico. Il contenuto del quale non è affatto scontato.

Una parte del Pd chiede che Alessio D’Amato venga indicato formalmente come candidato unico del Partito. Una parte chiede le Primarie: per attribuire una legittimazione ampia al vincitore. Un modo per calmare i dolori intestinali che da ieri attraversano mezzo Pd. Non per il nome indicato ma per il modo in cui ci si è arrivati.

La sintesi la fa in un post il dirigente regionale Marco Miccoli, molto vicino alle posizioni dell’ex Governatore. Su Facebook scrive: «Nulla contro Alessio D’Amato, ma il percorso scelto che sta portando alla sua candidatura in alleanza con Calenda e Renzi non lo condivido». Lo spiegherà durante il dibattito di martedì in Direzione. Soprattutto chiede di tenere aperta la linea del dialogo che potrebbe portare a ricostruire il Campo Largo.

Linee aperte

Giuseppe Conte

Non tutte le linee sono saltate. È fredda quella che collega con Giuseppe Conte. Ma ancora ci sono segnali su quella che porta al coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle Valentina Corrado ed all’assessore Roberta Lombardi. Il terreno comune di dialogo lo avevano costruito nelle scorse settimane il vice presidente Daniele Leodori con il coordinatore della maggioranza Mauro Buschini. E passa proprio sul tema capace di salvare tutto o distruggere tutto il dialogo: il termovalorizzatore di Roma. La base comune: servono nuovi impianti per liberare Roma dai rifiuti ma sulle tecnologie da metterci dentro affidiamoci alla scienza e scegliamo qualle più efficace e meno impattante.

Alessio D’Amato dal Brancaccio ha detto che Roma ha bisogno del termovalorizzatore. A scanso di dubbi ha aggiunto che è in sintonia con il sindaco Roberto Gualtieri su questo tema. Ma in queste ore ha dichiarato a Repubblica ciò che solo in apparenza è un’ovvietà: “Il termovalorizzatore non sarà nel mio programma”. Verissimo ed il contrario sarebbe impossibile: perché la Regione non ha più nessuna competenza su quel tema; ora i poteri commissariali l’hanno assegnata al sindaco Gualtieri. Prima di verificare se e quanto regge quella base di dialogo però bisognerà leggere il documento della Direzione con cui l’assessore alla sanità verrà incoronato candidato.

Ipotesi primarie

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Le indiscrezioni di queste ore dicono che è ancora in piedi l’ipotesi di affidarsi alle Primarie per rendere Alessio D’Amato un candidato condiviso e della base. Ma Primarie da fare con chi?

Innanzitutto con l’area a sinistra: un modo per vincolare all’alleanza Verdi e Sinistra Italiana. Se decideranno partecipare alla coalizione con Pd e Terzo Polo e chiederanno di esprimere un candidato sul quale pesarsi allora si svolgeranno le primarie. A quel punto porte aperte anche a Marta Bonafoni, la fondatrice del movimento Pop e capogruppo della lista civica Zingaretti che aveva dato la sua disponibilità.

La posizione di Verdi e Sinistra è ancora in sospeso. Non è vero che stanno andando con Conte. «Sono apparse notizie di stampa relative ad un accordo tra Conte e Bonelli. Smentisco questa notizia: non c’è nessun accordo elettorale. Ho lavorato e continuerò a lavorare affinché si possa costruire un fronte largo con una comune condivisione programmatica per essere alternativi e vincenti rispetto alla destra». Lo ha detto Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato Alleanza Verdi e Sinistra.

Le primarie potrebbero essere una soluzione. Perché Bonelli dice con chiarezza che «Calenda nel Lazio in modo improvvido, irresponsabile e arrogante detta la linea programmatica al candidato della presidenza della Regione Lazio. D’Amato si fa dare la linea programmatica da Calenda ? E’ il caso che risponda pubblicamente».

Il tavolo è per mercoledì

Gian Franco Schietroma (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Il quadro sarà più chiaro mercoledì, quando si riunirà di nuovo il tavolo del centrosinistra del Lazio. In quella sede la sinistra ecologista chiederà conto al Pd della sua scelta “indipendente“. Metterà in evidenza i temi che li dividono dal Terzo Polo: su tutti il termovalorizzatore.

I Verdi invece si riuniranno domenica. terranno il Consiglio nazionale dove parleranno anche del Lazio. Martedì si svolgerà una direzione regionale del Psi, dove il Segretario Regionale Gian Franco Schietroma guiderà il dibattito che potrebbe anche decidere di proporre un candidato per le Primarie,

Demos per ora resta alla finestra. Mentre sono ore di fibrillazione per Articolo 1 che ha sempre indicato la strada dell’alleanza con il M5S come la via principale. Il modo in cui si è arrivati alla designazione di Alessio D’Amato non è stato accolto bene. Come spiega il segretario regionale, Riccardo Agostini: «Mi pare che nel Lazio si stiano ripetendo gli errori commessi in occasione delle Politiche».

Il Movimento 5 Stelle invece si riunisce all’inizio della prossima settimana per decidere la linea da tenere, dopo che Conte ha deciso di liquidare la linea del Campo Largo, non tenendo conto delle opinioni di Lombardi e Corrado.

I dubbi di 2050

Chiede un confronto anche il Coordinamento 2050. L’appello è stato firmato da Stefano Fassina, Loredana De Petris, Alfonso Pecoraro Scanio, Eugenio Mazzarella, Paolo Cento, Claudio Grassi e Giuseppe Libutti.

 Sostengono che l’accelerazione del Pd sulla candidatura di Alessio D’Amato a Presidente della Regione Lazio mette una pietra tombale sulla coalizione imperniata intorno al Pd e al M5S. Per loro era «l’unica strada politica percorribile per dare al Lazio un governo dalla parte del lavoro e della conversione ambientale e portare avanti, con le necessarie discontinuità, le politiche della Giunta Zingaretti e della sua maggioranza».

Ritengono che così si vada verso una sconfitta annunciata. Sul piano politico, la designazione di Alessio D’Amato sposta l’asse del Lazio. Da un orientamento verso il socialismo europeo si va verso un asse liberale. Un nodo sul quale ora Alessio D’Amato dovrà lavorare: per tenere nell’alleanza tutto il possibile. E recuperare quella forchetta che è stretta al punto di fare del Lazio una Regione contendibile.