La forza dell’unione: Roccasecca è (quasi) Capitale

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Più forti dei campanili, il coraggio di mettersi insieme, sfidando secoli di inutile rivalità. Per arrivare alla finale della Capitale Italiana della Cultura. Ma su San Tommaso...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Per anni l’egoismo ha frenato lo sviluppo di questo territorio. Emblematico un episodio che abbiamo già raccontato nel passato: quello del Comune che ottenne il finanziamento dalla Regione per comprare uno pick up da destinare alla protezione civile; il Comune vicino si industriò per procurarsene uno più grande e con i fari fotoelettrici. Arrivata l’emergenza neve nessuno dei due aveva lo spargisale.

Siamo fatti così. Piccoli, provinciali, attaccati al campanile e spesso invidiosi. Celebre la barzelletta dei due provenienti da Comuni vicini che si sfidarono a chi riusciva a tenere più a lungo la testa dentro una bacinella d’acqua. Annegarono entrambi.

Il tempo però sta cambiando le cose. È vero che la televisione prima e internet poi ci stanno massificando, rendendo tutti uguali. Ma ci stanno rendendo anche più inclini alla collaborazione. Solo così si spiega la sinergia che ha messo insieme 32 Comuni, 29 associazioni e diverse università, nel progetto che propone Roccasecca Capitale Italiana della Cultura 2025. E che ora è arrivato tra le dieci finaliste assolute. (Leggi qui: Roccasecca vuole fare la modella).

Il progetto porta il nome di Roccasecca. Ma se passa, ne beneficiano tutti. Come avvenuto recentemente per Matera.

Forse stiamo cominciando a crescere. Sarebbe piaciuto molto a San Tommaso d’Aquino. Che, però, ancora non si può dire che era di Roccasecca, altrimenti ad Aquino succede la rivoluzione. E viceversa. Un passo alla volta.

Senza Ricevuta di Ritorno.