La giornata della Memoria e la nostra inutile distanza

La giornata della memoria è per molti un modo per lavarsi la coscienza. Confinando tutto ad una sola mattinata di commemorazione. Ma non è così semplice. Perché di quel sangue non sono sporche solo le mani delle SS

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Si fanno giorni di ricordi, poi li appuntiamo sui calendari e ne dimentichiamo la ragione. Dimentichiamo cosa ricordare oppure, pian piano, cambiamo il ricordo, lo rendiamo meno brutto, lo “regaliamo” ad altri. Il cattivo è sempre inquilino di un’altra persona, certo non in noi.

In questo continente, l’Europa della civiltà e dei diritti, della libertà… molti di noi, e di noi italiani molti di più, si fecero carnefici e rinunciarono alla pietà e non per un giorno ma per anni.

Oggi si fanno viaggi lontani in questo giorno, abbiamo relegato i mostri in lande polacche con neve e gelo. Partiamo e mettiamo “un viaggio” tra noi e la colpa. Ma l’inganno non funziona se in gioco c’è la morte della ragione ed i mostri siamo noi.

Foto © AG IchnusaPapers

Noi italiani facemmo le leggi razziali dicendo che altri italiani erano meno di noi perché pregavano diverso: perché guardavano la speranza in modo differente. Li facemmo meno umani di noi. Vero che qualcuno di noi fu coraggioso nel salvarli, ma i più approfittarono… presero profitto di una prepotenza. Qualcuno tacque e non fu viltà minore.

Non è una cosa esclusiva dei tedeschi, della loro versione nazista: è cosa italiana, francese e… Questione di coscienza profonda, anche nelle nostre preghiere c’era l’odio e li abbiamo definiti “perfidi”. Eppure eravamo, siamo figli di Abramo, ma anche questo dimenticammo.

A… cosa si ricorda oggi? Che abbiamo ucciso 6 milioni di persone, di uomini, donne, bambini, vecchi. Non prego Dio, il mio sangue è bastardo, la mia testa è bastarda. Ora ricordo, abbiamo mani sporche di sangue, nessuno si senta escluso. Oggi si ricorda l’olocausto, lo sterminio di sei milioni di ebrei ad opera di europei e noi non siamo esclusi. (Leggi anche La banalità del bene che molti non facemmo).