La Green Valley, Formisano: «Non solo canapa ma anche food»

Il progetto della Green Valley ipotizzato dal Cosilam per bonificare l'area industriale di Roccasecca. E produrre bio imballaggi con cui sostituire la plastica. Formisano: "Limiti e pregi del progetto". I sindaci di Roccasecca e San Giovanni Incarico valutano. Quadrini sposa l'idea

Università degli studi di Cassino, Facoltà di Economia, laboratorio di Economia Circolare: è lì che il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Lazio Meridionale ha bussato per chiedere uno studio di sostenibilità economica per il suo progetto della Green Valley. Il presidente Marco Delle Cese vuole sapere quante piante di canapa occorrono per bonificare i terreni nella zona industriale di Roccasecca e San Giovanni Incarico, quanti imballaggi è possibile ricavare attraverso quelle piante una volta trasformate in bio plastica con cui sostituire quella creata in laboratorio. Quante fabbriche e posti di lavoro possono nascere. Soprattutto qual è il Break Even Point: il punto nel quale i costi pareggiano le spese ed oltre il quale si realizzano guadagni. (leggi qui Una Green Valley a Roccasecca: Cosilam studia tre eco fabbriche).

Vincenzo Formisano è professore di economia. E banchiere. La sua vera passione sono i progetti innovativi, le start-up, la nuova economia che nasce e prende sostanza. Anche lui metterà mano a quello studio di fattibilità commissionato dal Cosilam. Per questo non si lascia andare ad anticipazioni.

Forza e debolezza

Vincenzo Formisano © A.S.Photo / Andrea Sellari

«Valuteremo i numeri, li svilupperemo e faremo le nostre considerazioni». Quali considerazioni? «Nel caso di un’attività come questa non basta un’analisi tradizionale. Tanto per fare un esempio: la canapa e le altre piante da fitodepurazione purificano i terreni inquinati e questo è un valore economico in più da tenere in considerazione, perché a fine ciclo mi ritroverò non solo la canapa da bio plastica ma anche un terreno dal valore ben più alto perché può tornare a produrre per l’agricoltura».

In politica lo statista è quello che guarda alla prossima generazione, nel mondo della finanza è ciò che fa l’Economista. E Vincenzo Formisano una debolezza nel progetto la individua: «La canapa prodotta sul nostro territorio sarà la stessa che potrà essere prodotta in Turchia o in altre latitudini. I bio imballaggi che se ne ricaveranno saranno qualitativamente gli stessi». E allora? Va pensato un progetto più ampio e di respiro ancora maggiore. «La filiera del food ha potenzialità immense. Le caratteristiche del prodotto italiano non possono essere replicate: perché il nostro micro clima è soltanto nostro».

L’idea insomma è quella di unire il non food (le piante di canapa per depurare i terreni) con il food (la produzione di agricoltura biologica d’eccellenza). Dove sta la logica? Che la canapa bonifica e prepara il terreno per le successive produzioni food lasciandogli minerali e sostanze nutritive in quantità. Insomma, la risposta può essere quella di alternare le produzioni.

Che tipo di food? Su questo c’è uno studio avviato da tempo. Ci sono produzioni che dall’Italia sono state spostate all’estero per ragioni di costi: si è scoperto che i sapori non sono gli stessi. Perché l’Italia sarà sullo stesso parallelo della Turchia ma i terreni, l’acqua e l’aria non sono le stesse; è lo stesso motivo per cui il cabernet realizzato ad Atina è fatto con le stesse uve usate in California ma in bottiglia ci finiscono due cose del tutto diverse.

Si può fare. Ma forse con un progetto ancora più grande e conveniente.

I sindaci studiano

Il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco

Non è indifferenza il silenzio dei sindaci delle due località più interessate dal progetto: Roccasecca e San Giovanni Incarico. I sindaci Giuseppe Sacco e Paolo Fallone seguono da mesi questo dossier. E vogliono chiarezza.

Conoscono a fondo tutta la parte preliminare: prima che il presidente Marco Delle Cese ne parlasse con l’assemblea dei soci Cosilam l’altro giorno c’era stato un via libera in linea di principio dai due territori che sostengono da 25 anni il peso di discarica e stabilimento provinciale dei rifiuti.

Ma è un ‘si vediamo di che si tratta‘, non è ‘si facciamo‘. Per passare dal primo al secondo vogliono anche loro numeri, cifre, garanzie di sostenibilità ambientale, impatto sull’inquinamento.

Si sono lasciati le mani libere: nei prossimi giorni si confronteranno con i consulenti che negli anni hanno assistito i due Comuni nelle battaglie contro i rifiuti.

Quadrini approva

Gianluca Quadrini

Tra i pochi enti al fianco dei Comuni nella battaglia contro l’ampliamento della discarica provinciale tra Roccasecca e San Giovanni Incarico c’è stata la Comunità Montana di Arce.

Il presidente Gianluca Quadrini non ha dubbi: «La Green Valley si può fare e si deve fare». Sostiene che sia «Un’idea all’avanguardia, un’idea di sviluppo sostenibile ma anche di riqualificazione ambientale». Il punto di partenza è proprio quello che ha scritto Alessioporcu.it: «L’idea è quella di trasformare l’area industriale di Roccasecca nel primo avamposto italiano dell’economia circolare: un distretto che dopo avere vissuto per decenni il peso dei rifiuti, creerà nuove economia dalla bonifica dei rifiuti».

Per il vice coordinatore di Forza Italia nel Lazio «Finalmente abbiamo la possibilità di esaminare una prospettiva diversa, capace di innescare la mobilitazione di un intero territorio. Un’idea che, una volta tanto, guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni».

«Abbiamo tutto per trasformare questa straordinaria idea in un progetto concreto. E possiamo anche provare ad accelerare. Perché a Cassino c’è un’Università che potrebbe essere “legata” ad una proposta del genere sul fronte della ricerca. Sistematicamente. Perché ci piace credere che la partita della fermata dell’Alta Velocità a Roccasecca non è ancora finita e che possiamo vincerla, rendendo ancora più appetibile il territorio. Perché la zona sud della provincia per troppi anni è stata considerata come una “Cenerentola”. Ma soprattutto perché in questo modo abbiamo la straordinaria opportunità di consegnare alle future generazioni un progetto epocale. Pulito, sostenibile, avveniristico. Un progetto in grado di produrre santificazione ambientale e lavoro. Non roviniamo tutto con le solite logiche di un’appartenenza politica. La Green Valley è il futuro. Scriviamolo noi».

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