La guerra dimenticata che è scritta nei nostri borghi

Ogni battaglia dell'epopea della prima Grande Guerra è diventato un borgo intorno a Latina, Sabaudia, Pontinia fino a Terracina. Che oggi tanti hanno dimenticato.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Oggi è il 24 maggio. Se dici la data, automaticamente ti viene la strofa: 

Il Piave mormorava

Calmo e placido, al passaggio

Dei primi fanti, il ventiquattro maggio

È l’incipit de La leggenda del Piave che per un secolo tutti gli italiani di qualsiasi risma sapevano a memoria.

Oggi, un oggi del 1915, l’Italia entrava in guerra con gli Imperi Centrali. Direte, e che mi dici di nuovo? Nulla se non aggiugere che se volete conoscere le battaglie di quella guerra e tutte insieme non dovete andare sugli altipiani di Asiago, lungo le terre del Friuli, ma venire qui, qui da noi in provincia di Latina. Ogni battaglia di quella guerra è diventato un borgo intorno a Latina, Sabaudia, Pontinia fino a Terracina.

Faiti, Podgora, San Michele, Vodice, Piave, Isonzo, Sabotino,  Carso…

Granatieri di Sardegna della Compagnia d’Onore

Sono battaglie ed ora città. Sono la prova che dopo la distruzione c’è la costruzione e un vita nuova. Oggi del 1915 i fanti andavano a fermare l’invasione, poi costruirono case, chiese, fienili, canali e ricominciarono. 

Il ricordo della guerra si perde ma la coscienza di ricostruire resta tutta, il dovere dei vivi di riconquistare.

I bimbi delle nostre città dovrebbero fare un tour per i borghi e per ognuno capire la genesi del nome, per capire Patria e guerra. Per capire come è difficile amare. 

A Latina non lo ricordano, omettono, ignorano. Come se Parigi ignorasse la Senna, Roma il Tevere, Londra il Tamigi. Abbiamo reso tutto indifferente e nell’indifferenza la guerra è tornata. 

E tacque il Piave: “Si placaron le onde”
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright