La Lega malata che non cresce in Ciociaria

Foto: © Imagoeconomica

Le percentuali nazionali sono merito esclusivo di Matteo Salvini. Sul territorio invece in tanti sono andati via (tra i quali Forte, Savo, Palombo), altri non entrano (Piacentini, Mastrangeli, Tagliaferri), altri ancora sono stati messi ai margini (Amata, Patrizi). E in diversi non vogliono più entrare. Ma così il Carroccio è condannato all’irrilevanza in provincia di Frosinone.

Non c’è alcun merito dei livelli locali della Lega per il 40% sul territorio alle Europee. In provincia di Frosinone come altrove. Perché quelle percentuali appartengono tutte e soltanto a Matteo Salvini. Però altrove la Lega esprime tanti sindaci, moltissimi consiglieri comunali e provinciali, è presente negli enti intermedi. In Ciociaria no: nessun primo cittadino eletto finora. Gli unici due sindaci leghisti, Filippo Capogna (Arnara) prima e Nicola Ottaviani (Frosinone) dopo, sono stati eletti in altre liste.

I consiglieri comunali non sono pochissimi, ma neppure un esercito e in ogni caso ci sono sempre conflitti fortissimi all’interno. Come successo a Cassino, Frosinone, Sora. Dovunque.

La prossima volta alle politiche dovranno difendere il proprio seggio in quattro: Claudio Durigon, Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi, Gianfranco Rufa. Nel 2015 due di loro (Durigon e Gerardi) ce la fecero nel proporzionale, dove bastava barrare il simbolo della Lega, mentre Rufa era fuori collegio, cioè a Viterbo. Quanto a Zicchieri, fu votato nel maggioritario come esponente di tutto il centrodestra. A loro potrebbe aggiungersi il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Poi ci sono le regionali, ma questo è un altro discorso.

Il punto è che la Lega avrebbe bisogno di sindaci, di amministratori locali e di uno spirito di squadra per fare il pieno sul territorio. A proposito: tra Saf, Asi, Cosilam e tutto il resto degli enti intermedi, il partito di Matteo Salvini non tocca palla in Ciociaria. Ma perché?

Bisognerebbe effettuare una seria analisi, sia in uscita che in mancata entrata. Ma Francesco Zicchieri, deputato e coordinatore regionale, vuole davvero farla questa analisi? Spiegando magari una volta per tutte per quale motivo è stato disarcionato Fabio Forte, l’uomo che aveva ricostruito il Carroccio sul territorio, arrivando allo schema che poi si è rivelato vincente alle politiche. Con Forte c’erano tante altre persone che poi si sono allontanate.

Così come non si capisce per quale motivo è stata accompagnata alla porta Alessia Savo, capace di un exploit incredibile alle regionali, dove non è stata eletta per i paradossi di una legge che premia chi… prende meno voti. Anche con Alessia Savo sono andati via in tanti.

Per non parlare di Carmelo Palombo, anche lui commissario e coordinatore provinciale. A lui è stata data disposizione di mandare a casa l’Amministrazione di centrodestra guidata da Carlo Maria D’Alessandro a Cassino, poi il contrordine e quindi le sue inevitabili dimissioni. Come è andata a finire si sa: Lega irrilevante e ininfluente a Cassino, rispetto invece alla scorsa consiliatura. Ma per Francesco Zicchieri va bene così.

L’elenco continua: è stato messo ai margini uno come Andrea Amata, già vicepresidente della Provincia, più volte consigliere provinciale e comunale. È stato messo ai margini Giuseppe Patrizi, un amministratore storico di questo territorio, non soltanto commissario della Provincia. Entrambi troppo ingombranti? Con loro si sono allontanati o raffreddati in tanti.

Poi c’è il capitolo delle mancate entrate. Perché a Frosinone, per esempio, non si spinge per far aderire alla Lega gli uomini del sindaco Nicola Ottaviani. Parliamo di migliaia e migliaia di voti: il presidente dell’aula Adriano Piacentini, l’assessore al bilancio Riccardo Mastrangeli, l’assessore all’ambiente e ai servizi sociali Massimiliano Tagliaferri, i consiglieri comunali della Lista Ottaviani e di diverse altre civiche. Perché il sindaco Nicola Ottaviani non si impone per una loro adesione alla Lega?

 Ma parliamo anche di chi al Carroccio ha guardato fino a qualche tempo fa e adesso si è raffreddato. Come l’ex assessore e consigliere regionale Alessandra Mandarelli, pure lei in grado di muovere molti voti. Invece nella Lega si registrano scontri, guerre intestine, gelosie, volontà di non far entrare nessuno per difendere i propri spazi.

Ma è proprio questa la Lega di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti?