La lezione dell’Abruzzo: il Pd dice si alla lista unitaria Ue. Zingaretti al 56%

La lezione delle Regionali in Abruzzo: in serata il Pd annuncia l'adesione al manifesto unitario di Calenda. Le regionali dovevano essere il punto più basso. Sono state il punto di ripartenza. Zingaretti nei sondaggi da Segretario: è al 56%

Le urne dell’Abruzzo mandano un segnale chiaro al Pd. E il Partito non lo ignora. Il centrosinistra unito e allargato ha raggiunto quota 31% nelle elezioni Regionali. Ha scavalcato il Movimento 5 Stelle. Più evidente di così non è possibile: al punto Carlo Calenda in giornata sollecita a mollare ogni indugio e varare una lista unica per le prossime Europee, affidando il ruolo di capolista a Paolo Gentiloni.

La risposta arriva in serata. La fornisce per tutti il reggente del Pd Matteo Orfini dopo essersi confrontato con i tre candidati alla Segreteria Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti. “Domani sottoscriverò a nome del Pd il manifesto `Siamo europei` promosso da Carlo Calenda. Ho condiviso questa scelta con Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti: il Pd dunque ne assume i contenuti“. È il più forte segnale di Unità dai tempi in cui il Pd è stato fondato.

L’Abruzzo rischiava di essere il punto più basso nella storia del Partito Democratico. Invece è stato il punto della ripartenza. Fissato subito dopo la grande manifestazione di Cgil – Cisl e Uil a Roma (leggi qui Quello che la piazza ha mandato a dire a Zingaretti).

Iniziamo da qui per lanciare la sfida ai populisti. Nei prossimi giorni – prosegue Orfini – incontrerò i segretari regionali per avviare il percorso e convocherò un tavolo con i nostri parlamentari europei e italiani per elaborare il contributo programmatico con il quale il Pd affronterà la sfida“.

Effetto Unità

Il Pd per la prima volta ragiona da Partito. Come quelli di un tempo. Nel quale si sta in tanti sotto la stessa bandiera, con sensibilità diverse, ma comunque tutti uniti da una comune idea.

La lezione dell’Abruzzo è quella sintetizzata dall’ex presidente della provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane. Che dice “Ha vinto la destra, ma si riapre la speranza“. Ha vinto la formula voluta dal candidato presidente Giovanni Legnini, che è la stessa formula voluta con testardaggine da Nicola Zingaretti un anno fa ne Lazio. È la formula della coalizione composta da liste civiche, da liste di tradizione centrista, da liste di sinistra, tutte schierate insieme al Pd. Perché stare insieme porta più lontano.

Sono state quelle liste a portare lontano il Pd. Da solo ha raggiunto poco più dell’11%. 

Il nuovo Centrosinistra

Nicola Zingaretti in giornata dice che occorre fare in Italia cioè che è station fatto in Abruzzo: “allargare e costruire un nuovo centrosinistra che si riproponga come alternativa al Paese”.

Lo stesso concetto espresso da Maurizio Martina: il quale chiede “Un nuovo centrosinistra aperto al civismo perché è la strada da percorrere per tornare a vincere”.

La scoperta dell’acqua calda: uniti si va più lontano. Lo aveva detto anche Papa Francesco. Ma per restare in tema ecclesiale: non c’è peggior sordo di chi non vuole intendere. Al coro si uniscono il segretario Psi Riccardo Nencini, il capogruppo di Liberi e Uguali Federico Fornaro.

Questo nuovo centrosinistra “largo” può essere costruito già il prossimo 3 marzo: l’idea la lancia Marina Sereni, dell’area Zingaretti. Ricorda il messaggio lanciato qualche tempo fa dal governatore del Lazio quando ricordò cosa accade nelle primarie Usa: non vanno solo gli elettori Democratici ma tutti quelli che vogliono sostenere un candidato presidente perché ha opinioni vicine al loro movimento d’opinione.

Avanti nei sondaggi

Intanto Nicola Zingaretti prende il largo nei sondaggi. Tocca quota 56% nella corsa per le Primarie con cui diventare Segretario Nazionale del Partito Democratico. Lo sostiene la rilevazione BiDiMedia con le intenzioni di voto alla data dell’undici febbraio.

Il sondaggio accredita il governatore del Lazio di una crescita pari a 7 punti percentuali rispetto alla rilevazione del 16 gennaio. L’ex ministro Maurizio Martina invece è stabile al 25%. Scende di due punti Roberto Giachetti attestandosi a quota 19%.

Ma ormai l’aria è quella dell’Unità.