La lezione delle Comunali / Ceccano

Le urne sono state una lezione. Per tutti: centrosinistra e centrodestra. Le elezioni Comunali di sabato e domenica scorsi hanno messo in chiaro molte cose. Sulle quali i Partiti non potranno evitare di riflettere.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

La bandiera della destra di Fratelli d’Italia continua a sventolare sulla Stalingrado di Ciociaria. Roberto Caligiore è stato confermato sindaco: questa volta senza nemmeno bisogno di un turno di ballottaggio. Ma le urne sono state una lezione. Per tutti: centrosinistra e centrodestra. Che ora non potranno evitare di riflettere.

La lezione di Ceccano

Il riepilogo di Ceccano

Il risultato di Ceccano conferma che il civismo è in crisi. E’ stata la politica spalare le macerie dell’amministrazione Caligiore 1 collassata un anno fa e traghettarla ora verso il Caligiore 2. (Leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco).

A differenza delle elezioni di cinque anni fa non c’è stato un sindaco civico che sull’onda dell’antipolitica si mette a capo d’una serie di liste alle quali impone d’ammainare il simbolo di Partito. Stavolta sono stati i Partiti a riunirsi e decidere che l’uomo in grado di rappresentare la sintesi tra tutti loro poteva essere ancora una volta Roberto Caligiore. Ma su presupposti ben diversi dalla volta passata: il civismo ha portato al fallimento di quel progetto. Che ora invece ora sarà governato dalla Politica: ogni fibrillazione non finirà più direttamente sulla scrivania del sindaco sottraendogli tempo e creando tensione. Passerà attraverso la camera di compensazione dei Partiti, ci sarà un segretario politico a ponderare e bilanciare. Finalmente il piano politico e quello amministrativo viaggeranno paralleli ma separati.

Il centrodestra ha imparato la lezione e non ha commesso l’errore di cinque anni fa quando si presentò diviso: Fratelli d’Italia sostenne il progetto civico di Roberto Caligiore, Forza Italia propose come sindaco l’avvocato Filippo Misserville. Il risultato fu un turno di ballottaggio che indebolì da subito il vincitore. L’unità schierata questa volta dal centrodestra assegna invece maggiore autorevolezza al Caligiore 2.

Beata unità

Emanuela Piroli

È il primo tema sul quale dovrà riflettere il Partito Democratico. Il Segretario Provinciale Luca Fantini è salito in corsa sul ponte di comando: è stato eletto dal Congresso provinciale quando le scelte su Ceccano erano già state fatte. Scelte sofferte, laceranti, ben superiori alla divisione della sinistra in due candidati: Marco Corsi (già presidente del Consiglio Comunale nel Caligiore 1) sostenuto da Pd, Partito Socialista e civici; Emanuela Piroli (già segretario del circolo Pd) sostenuta da Sinistra, ambientalisti, mondo dell’associazionismo.

Un dibattito avviato con largo anticipo non avrebbe portato ad una sintesi: entrambi si sarebbero candidati. Ma certamente con presupposti politici diversi.

La storia delle sinistra ceccanese è fatta di dialettica accesa, aspra, intrisa di operaismo e di migliorismo. Già ai tempi del Pci si trovò soluzione solo dividendo in due Sezioni gli iscritti. Quello che stavolta è risultato indigesto è la divisione in bande che ha caratterizzato il Pd: una parte del Partito mai avrebbe appoggiato Emanuela Piroli, che mai avrebbe accettato di dividere con loro un percorso elettorale. Perché Emanuela Piroli era stata democraticamente eletta Segretario del Circolo Pd cittadino. (Leggi qui Habemus Papam, anzi no Papessam). Ma nei mesi successivi è stata presentata una mozione al provinciale per esautorarla, si è arrivati al commissariamento ed alla rimozione. (Leggi qui La caduta di Ceccano: via Piroli, nominato commissario Luca Giorgi).

Impossibile dimenticare: anzi la candidatura è servita a mettere in chiaro le cose con quel Pd e quel pezzo di passato recente, forse anche dargli una lezione.

La ragione sta nel mezzo

FRANCESCO DE ANGELIS E ANTONIO POMPEO

Nel buio dietro le quinte è poi andato in scena il sanguinoso scannamento tra i due leader provinciali Francesco De Angelis (zingarettiano) ed Antonio Pompeo (diversamente renziano di Base Riformista). Quest’ultimo riteneva inaccettabile che il Pd non esprimesse un suo candidato sindaco di bandiera, ben riconoscibile dall’elettorato. Invece il pragmatismo di De Angelis preferiva un’alleanza con i centristi di Corsi per puntare a vincere e mandare definitivamente a casa le destre.

I numeri hanno dimostrato che entrambi avevano ragione. C’è stata una massiccia ondata di voto disgiunto in direzione di Emanuela Piroli a testimonianza del fatto che l’elettorato di sinistra vuole una figura identitaria. Ma al tempo stesso c’è stata un’ondata di voto per Corsi che ha sfiorato il ballottaggio e lì avrebbe rimesso al centro il pallone giocando una partita del tutto diversa.

Un’autocritica non potrà evitarla Marco Corsi: al comizio di chiusura non si può tuonare contro i Partiti quando a sostenere la tua candidatura ci sono Pd e Psi che la cui prima lettera del nome sta proprio per Partito.

Elementi dai quali il Segretario Provinciale Luca Fantini trarrà indicazioni.

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