La lezione di Ceccano, Sora, Frosinone al Frankenstein Pd

Foto © Imagoeconomica

Il Pd e la mancanza di un ricambio generazionale costruito sui territori. Rende ancora più urgente il congresso annunciato da Zingaretti per rifondare il Partito. Come insegnano gli esempi di Ceccano, Sora e Frosinone. Ma l'elenco potrebbe proseguire.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Lo hanno definito un Partito Frankenstein, il risulto di una fusione innaturale compiuta a freddo. In parte è così. Ma l’annuncio fatto nei giorni scorsi da Nicola Zingaretti per “un congresso nel quale rifondare un grande progetto politico e cambiare” è una necessità urgente e non più rinviabile. Lo dimostra il quadro politico di Frosinone città, quello di Ceccano, quello di Sora. E volendo si potrebbe estendere il discorso a buona parte dei campanili italiani.

La prima campagna del Pd Foto © Andreas Carter 2008

C’è del vero nel sostenere che il Partito Democratico fu un atto di coraggio e la fusione tra Democratici di Sinistra con Margherita fu compiuta nel momento giusto. All’epoca furono illuminanti le parole di Francesco De Angelis: “Spesso mi trovo a parlare più facilmente con esponenti di un’area della Margherita che con alcune parti dei Ds”. Definitivo il viatico dato dall’anziano senatore Angelino Compagnoni: “La sinistra non è un posto per nostalgici, dobbiamo continuamente rinnovarci altrimenti non saremo più al passo con i tempi

Che poi il risultato non sia stato dei migliori è altra faccenda. Verrebbe da dire che è stata la sommatoria dei difetti dei due Partiti fondatori. Sarebbe ingeneroso.

Una circostanza però è innegabile. Tra i tanti aggettivi che sono stati utilizzati per definire il Pd ce n’è uno che calza bene: è stato un Partito sterile. Perché, tranne poche eccezioni, non ha prodotto alcun ricambio generazionale. Soprattutto sui territori. L’esasperato correntismo, figlio di quei peggiori difetti che si sono sommati, ha avuto come effetto lo sterminio sul nascere di qualsiasi colonia riformatrice.

Luigi Compagnoni, venne candidato sindaco a Ceccano 4 anni fa

Guardare Ceccano per credere. Quattro anni fa furono necessarie le Primarie per selezionare il candidato sindaco tra l’espressione della sinistra storica e quella del cattolicesimo post democristiano. A distanza di quattro anni non ci sarebbero nemmeno i candidati da portare alle Primarie di Ceccano. Nonostante il fallimento politico del governo di centrodestra guidato da Roberto Caligiore (su quello amministrativo voteranno gli elettori alle prossime Comunali) non c’è un solo quadro di Partito che sia stato costruito per lanciarlo ora nella sfida. Si è preferito convergere su un rispettabile Marco Corsi che di affine alla sinistra ha molto poco, preso oltretutto in prestito dalle macerie della precedente amministrazione cittadina.

Non è un fenomeno isolato a Ceccano. Sora è lo specchio della stessa situazione. Il centrodestra ha avviato il dibattito con cui individuare il candidato che tra un anno dovrà iniziare la campagna elettorale. Invece il centrosinistra è dissolto in un impercettibile inconsistenza, per nulla degna dell’eredità lasciata da un sindaco e deputato dello spessore che ebbe il compianto Cesidio Casinelli. Nulla di nuovo è stato costruito.

Se occorre un terzo indizio per costruire una prova, basta andare a Frosinone. Lì il centrosinistra è esploso dai tempi della candidatura bis del sindaco Michele Marini: una frattura mai sanata, capace di avvelenare il dibattito per i dieci anni successivi e regalare la città al centrodestra di Nicola Ottaviani. Cosa è stato costruito a Frosinone sotto il profilo politico? Quale ricambio si prepara?

L’intenzione di Nicola Zingaretti per arrivare ad un Congresso che ridisegni il Pd è l’unica via di salvezza se il centrosinistra è davvero una grande forza democratica di trasformazione che punta a cambiare costantemente se stessa per tenerla al passo delle trasformazioni della società che si candida a guidare. È l’unica via per lasciarsi alle spalle il Frankenstein nato dalla fusione a freddo.

Michele Marini quando era sindaco di Frosinone

Un segnale che i tempi sono maturi potrebbe darlo l’elezione di Luca Fantini a segretario provinciale del Pd di Frosinone. Con pieni poteri e totale legittimità. Ha il distacco e la formazione necessarie per poter iniziare il rinnovamento. Unico elemento per rinnovare un Pd che ha quasi esaurito il suo ruolo e deve per forza di cose rigenerarsi.