La luce di Draghi che mette in difficoltà Lega e Pd

Come si legge il sondaggio di queste ore. Perché scendono Lega e Pd. Effetto dello spessore di un premier finalmente all'altezza. Il borsino dei leader e quello dei Partiti

L’onda lunga continua. Esattamente come una settimana fa. È il premier Mario Draghi ad incassare la fiducia dei cittadini. A perderla sono i Partiti di Governo: Lega e Partito Democratico. Continua a guadagnare consenso Giorgia Meloni con i suoi Fratelli d’Italia. A rilevarlo anche questa settimana è stato il sondaggio Monitor Italia realizzato da Tecné per Agenzia Dire. (Le interviste sono state effettuate il 28 maggio su un campione di mille persone rappresentative del Paese). (Leggi qui i dati della scorsa settimana: Giorgia sorpassa il Pd, Draghi inverte la marcia).

Perché Draghi su, Lega e Pd giù

La posizione dei leader

Come si leggono i numeri della settimana. Lega e Partito Democratico sono schiacciati ed appiattiti da un Presidente del Consiglio finalmente all’altezza del ruolo. Mario Draghi prende il consenso perché traspare la sua capacità di non farsi tirare per la giacca dalla politica che lo sostiene. Ma anche per la competenza e l’autorevolezza con cui partecipa ai Tavoli nei quali si decidono i destini dell’Italia.

Lo spessore del premier mette in ombra i leader dei Partiti. Se la tendenza proseguirà, la politica sarà costretta a prenderne atto. E dovrà modificare il suo vocabolario, i suoi gesti. Fino ad oggi, in assenza di risultati, l’unica arma era quella di buttarla in caciara: è un gioco nel quale vince chi urla di più. Ma se al tavolo da gioco siede un Presidente del Consiglio dei Ministri capace di farsi ascoltare dai leader d’Europa, delle istituzioni finanziarie mondiali, cambia tutto.

Il consenso al quale arriva questa settimana il premier Draghi non è più un consenso di simpatia verso il personaggio: è consenso personale per l’azione realizzata. È grazie a quell’azione che nell’ultima settimana guadagna un altro 0,8% arrivando al 54%.

Vanno letti in questo modo i numeri maturati dal 13 febbraio in poi. In quella data il premier riscuoteva il 61% di giudizi positivi dagli italiani, una percentuale salita al 61,4% sei giorni dopo. Ma era un apprezzamento di simpatia, un’espressione di fiducia a scatola chiusa. Al quale, in maniera fisiologica, era seguito il declino determinato dal silenzio operativo di Mario Draghi e dall’assenza di apparizioni con annunci scoppiettanti. È per questo che dal 12 marzo al 30 aprile Draghi ha perso 9,7 punti percentuali. A maggio sono iniziati ad arrivare i risultati e si è innescata la lenta risalita che lo ha portato ora al 54,1% di fiducia.

La fiducia nel governo sale al 46%, cresce dello 0,7% rispetto alla settimana precedente. Non ha fiducia il 44,8%, non sa il 9,2.

E perché Giorgia sù

Giorgia Meloni (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Continua anche la crescita di Fratelli di Italia che resta secondo partito dopo la Lega. In questo caso Giorgia Meloni e la sua formazione capitalizzano tutto il voto di opposizione. Prima era diluito tra i vari soggetti contrari al Governo. Ora i malpancisti hanno un solo soggetto sul quale convergere ed è questo a spingere in alto l’ascensore di FdI.

Sotto il profilo personale Giorgia Meloni (+0,2% negli ultimi sette giorni) è al secondo posto tra i leader totalizzando un con il 42,5% di consenso.

All’elettorato piace l’azione di ‘istituzionalizzazione’ del M5S portata vanti da Giuseppe Conte. L’ex premier passa dal 38,5% al 38,8%.

Per i motivi precedenti, sono in calo sia Matteo Salvini al 32% (-0,1%) che Enrico Letta al 29,2% con un -0,3% rispetto a una settimana fa.

Le incerte condizioni di salute hanno generato apprensione (e quindi attenzione) su Silvio Berlusconi (+0,1%), ora al 28,9%.

Tra gli altri nomi ci sono Roberto Speranza (+0,3%) al 22%; Emma Bonino (-0,2%) al 19,5%; Carlo Calenda (-0,1%) al 18,1% e Matteo Renzi (-0,1%) al 10,2%.

Il Borsino dell’esecutivo mostra un trend in leggera crescita dopo l’inizio della caduta verticale dei consensi iniziata il 26 marzo, quando in una settimana perse 3 punti percentuali passando dal 57,4% al 54,2%. Il giorno del giuramento, il 13 febbraio, l’esecutivo di salvezza nazionale registrava un fiducia al 58,4%, che è aumentata al 59% la settimana successiva. Poi la discesca fino al 45,1%, il punto più basso toccato il 14 maggio. Adesso la risalita al 46%.