La lunga marcia del “pacioso di ferro”

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu' e Guaitoli

Nicola Zingaretti sta ricostruendo il Partito Democratico un passo alla volta, con una determinazione con il sorriso sulle labbra. La manifestazione di Matteo Renzi e Carlo Calenda a Milano è un segnale forte. E se il governo pentaleghista dura, per “Zinga” è anche meglio.

La definizione de Il Foglio Quotidiano “scolpisce” Nicola Zingaretti: “il pacioso di ferro”. Perché il segretario del Partito Democratico ha riaperto una sezione storica come quella di Casal Bruciato, sulle note di Bella Ciao. In due mesi ha costruito una coalizione di centrosinistra che si presenta unita alle Europee. Ma il fatto che più pesa politicamente è quello della manifestazione unitaria che a Milano hanno effettuato l’ex premier Matteo Renzi e Carlo Calenda. Perché vuol dire che Zingaretti guarda ad un modello molto ampio di Pd, con all’interno sensibilità non soltanto diverse ma perfino opposte.

Zingaretti sa perfettamente che uno come Renzi non potrà mai accontentarsi del ruolo di soldato semplice. Ha una sua storia, un suo carisma, un suo seguito. Dopo le Europee si capirà se e come l’ex rottamatore resterà nel Partito. Ma se Zingaretti riuscirà a tenere tutti dentro, calibrando ruoli diversi, allora davvero il Partito Democratico potrà avviarsi ad un percorso diverso.

Se restano è meglio

Il presidente della Regione Lazio continua a ritenere che possano esserci elezioni anticipate, ma in realtà se il Governo dovesse andare avanti, per lui potrebbe essere anche meglio sul piano politico.

Per tre motivi. Il primo è che avrebbe maggiore tempo a disposizione per continuare nel percorso di costruzione e crescita del Partito. Con un’operazione di rilancio alla quale sta già lavorando: l’intenzione è quella di avviare una fase costituente del Pd, per ridefinirne confini, contorni, ideali strategie. Tutto.

Il secondo è che emergerebbe che i contrasti tra Lega e Cinque Stelle erano soltanto di facciata, finalizzati a dividersi il campo in una logica esclusivamente elettorale. E questo andrebbe a minare la credibilità delle due formazioni di governo.

Il terzo è il fattore economico: Lega e Cinque Stelle dovrebbero varare e approvare una Finanziaria terribile, nella quale inevitabilmente si andrebbero a mettere le mani nelle tasche delle famiglie. Ci sono 23 miliardi di euro da trovare. Come? Aumentando l’Iva? Con una patrimoniale? In ogni caso l’impatto sarebbe fortissimo sul Paese.

E a quel punto il Pd avrebbe più tempo per riorganizzare l’opposizione anche nel Paese. Nicola Zingaretti, il “pacioso di ferro” è pronto.