La lunga marcia di Zingaretti per sfidare Salvini sul campo dei moderati

Il nuovo leader del Pd è già andato sul terreno che preferiva e insisterà sul bipolarismo centrodestra-centrosinistra. Intanto per ridimensionare i Cinque Stelle, poi per cercare di battere il Carroccio.

È cambiato tutto. Non da presidente della Regione Lazio a segretario nazionale del Partito Democratico. Bensì da segretario nazionale del Pd e presidente della Regione Lazio. Nicola Zingaretti è seguito ormai da tutte le televisioni, i giornali, i siti web e i blog nazionali. E internazionali. Non deve più rapportarsi con l’opposizione di centrodestra che siede alla Pisana o con il Movimento Cinque Stelle di Roberta Lombardi e Valentina Corrado.

Continua  a farlo naturalmente, per mantenere una dimensione amministrativa e territoriale. Ma ormai sa che i suoi interlocutori sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini, soprattutto Matteo Salvini. Zingaretti è già andato sul terreno che voleva, quello di essere diventato il bersaglio dei sovranisti. In vista delle elezioni Europee si tratta di un elemento che può rappresentare un traino enorme. Soprattutto perché mette in secondo piano i Cinque Stelle di Luigi Di Maio.

Zingaretti ha giocato a carte scoperte: voleva e vuole il ritorno al bipolarismo centrodestra-centrosinistra. Anche per una valutazione strategica oltre che politica.

Nel caso di arretramento o crollo dei Cinque Stelle, Matteo Salvini non avrà altra alternativa se non quella di tornare ad una coalizione di centrodestra. Da lui egemonizzata. Forza Italia di Silvio Berlusconi dovrà adeguarsi.

Ma il punto è proprio questo. Per venticinque anni il centrodestra italiano è stato egemonizzato dal partito moderato, quello di Berlusconi. Ora invece è a trazione della forza politica più di radicale, quella di Salvini. Ma la storia politica dell’Occidente dice che un partito radicale ha margini di crescita più ridotti rispetto ad un’area moderata.

Nicola Zingaretti lo sa e ha bisogno di tempo per riaccreditare il Pd come forza credibile di un centrosinistra ampio e inclusivo che però non spaventi i moderati.

La “lunga marcia” è questa ed è già iniziata.

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