La miglior guerra è quella che non viene combattuta

La spiegazione della situazione in Ucraina. E su molti perché della strategia adottata dalla Russia. Più ancora sulle scelte americane. Le pessime figure dell'Europa. Superate solo da quelle messe a segno da un'Italia da operetta

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

 “Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento bensì sottomettere il nemico senza combattere.”

I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere.”

Lo scriveva il generale Sun Tzu nel suo trattato L’Arte della guerra nel 500 avanti Cristo. Lo deve aver letto il presidente russo Vladimir Vladimirovič Putin ma non credo lo abbia fatto il suo collega americano Joseph Robinette Biden Jr. meglio noto come Joe Biden. Non lo credo a giudicare da quanto si è visto in questi giorni.

Innanzitutto vorrei scrivere questo: un Paese che invade un altro passa automaticamente dalla parte del torto. Indipendentemente dalle ragioni che lo hanno spinto a farlo. E lo dico perché non si equivochi neanche una parola della modesta analisi che sto per fare.

Il quadro perfetto per Putin

Vladimir Putin (Foto: Kremlin.ru)

Tutti abbiamo chiaro che Putin è un leader forte e spietato. Lo si evince con facilità solo a sentirlo parlare. Purtroppo è anche molto intelligente e dedito alla strategia. Non è infatti un caso che abbia iniziato questa manovra militare in questo momento. Apparentemente senza alcuna causa scatenante immediata, anche se spinto da ragioni ormai molto note e dibattute da anni. Almeno dall’indipendenza Ucraina. (Leggi qui La profezia inascoltata sull’Ucraina).

Oggi aveva il quadro perfetto. La leadership del principale avversario bellico gli Stati Uniti è ai minimi storici. Il suo presidente Joe Biden ha raggiunto i peggiori risultati nella storia per gradimento ed è preso da innumerevoli problemi interni. Come se non bastasse ogni volta che appare fa manifestazione di debolezza, salute cagionevole ed indecisione.

L’Europa è in una fase di transizione. La leadership della Merkel, unica con gli attributi nel consesso europeo, è tramontata in Patria ed in Europa ed ancora non si vede l’ombra di un degno successore.

Come se non bastasse tutti i Paesi occidentali sono stati travagliati dal covid 19 che oltre alle conseguenze sanitarie ha fiaccato ed indebolito le strutture economiche dei Paesi colpiti che vivono una crisi senza precedenti. Non bastasse anche lo stato psicologico degli abitanti e dei governanti è al limite della depressione e questo pone in un atteggiamento tutt’altro che reattivo e bellicoso.

I muscoli dello zar

Foto: Serge Serebro / CC-by-sa

Non bastasse, la Russia ha, con dimostrazione assoluta di forza, risolto a suo favore i casi più spinosi mediorientali e nordafricani. Della Siria non si parla più ma l’intervento russo ha permesso al governo di vincere e restare in carica. In Afghanistan le truppe occidentali si sono ritirate mestamente. In Libia ormai per chi non se ne fosse accorto la presenza europea è marginale, comandano russi e turchi. Con la Turchia ha ristabilito buoni rapporti, ha anestetizzato la questione cecena.

La primavera è arrivata ed è sempre stata propizia alle guerre più dei rigidi inverni nelle steppe.

Non avrebbe potuto scegliere momento migliore. E cosa ha trovato di fronte. Impreparazione. Tanta impreparazione. E proclami, tanti proclami.

Le innumerevoli minacce rivolte dai difensori dell’Ucraina siano Usa o Nato al momento della verità si sono rivelate dei bluff. Scattata l’invasione l’Ucraina si è trovata sola. Completamente sola.

Se n’è accorto il povero presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovyč Zelensky che, come tutti ormai sappiamo, di professione faceva il comico televisivo si è trovato di colpo a fronteggiare uno dei più forti eserciti del mondo guidato dal leader più spietato oggi in circolazione. Quando ha fatto appello a tutte le forze per aiutarlo a contrastare l’Armata Rossa si è trovato senza nessuno alle spalle. Coraggiosamente è rimasto a Kiev o comunque nascosto in Ucraina temendo attentati, costretto ad uscire solo di notte a fare video con i monumenti di Kiev alle spalle per garantire che è ancora in suolo ucraino. Un atteggiamento senza dubbio coraggioso, come coraggiosi sono le migliaia di civili che si armano pronti a difendere la propria indipendenza. Non c’è ora che non ci sia un lancio di agenzia che non rivendichi un elicottero abbattuto un carro armato catturato un assalto respinto.

La guerra non è iniziata

Volodymyr Zelensky

Lodevole, ma nessuno ancora ha tenuto conto di una cosa. La Russia la guerra non l’ha ancora iniziata davvero. Non ha ancora sferrato nessun vero attacco. Lo ha minacciato e si è in mossa in modo che le minacce risultassero credibili avanzando come una lama nel burro nel territorio nemico ed affondando in un solo giorno tutta la marina militare ucraina, ma per ora solo come dimostrazione di vera forza.

Perché Putin ha letto Sun Tzu. Ma è anche un leader moderno. Sa bene che una guerra con vero spargimento di sangue provocherebbe reazioni sempre più forti degli alleati degli ucraini. Sa anche che un territorio vasto e complesso come quello non può di certo essere invaso e controllato militarmente. Sarebbe un incredibile dispendio di energie e soprattutto perdente.

Allora fa capire che questo governo non è gradito. Che vorrebbe un cambiamento con un governo che non ceda alle lusinghe della Nato per trovarsi i missili alle porte di casa. Ed affida questo messaggio ai militari ucraini, all’esercito, chiedendogli di destituire il presidente e instaurare un nuovo governo. Lo fa sapendo che quei vertici militari fino al 2014 erano parte dell’esercito russo. Ma per ora non trova risposta positiva. E per la guerra non è un bene.

Più mediatica che reale

Foto: Taras Gren / military journalist

Ma Zelensky capisce di essere sotto assedio e accusando l’Europa di straordinaria lentezza rilancia, cercando di riaprire i negoziati con Putin che risponde che accetterà e indica Minsk in Bielorussia come luogo deputato. L’ucraino rilancia ancora chiedendo di incontrarsi in Polonia. Vedremo come finirà sperando si tenga veramente questo incontro.

È certa una cosa, che per ora questa è stata più una guerra mediatica che reale. E nella guerra mediatica in occidente Putin è soccombente anche se, sinceramente, credo se ne freghi e Zelensky invece con le sue doti comunicative ha tenuto almeno botta nei media e sui social.

Ma se e quando la guerra passerà da mediatica a reale non avrei questo stesso ottimismo.

Ci siamo fatti riconoscere

Luigi Di Maio durante una missione

Anche se dal punto di vista mediatico abbiamo raggiunto vette inenarrabili in questi giorni, nulla supererà il nostro apparato diplomatico in quanto ad inadeguatezza.

Pochi giorni fa Sergej Viktorovič Lavrov ministro degli Esteri russo aveva ridicolizzato il ministro degli Esteri italiano Giggino Di Maio ricordandogli che  “È una strana idea della diplomazia la sua. La diplomazia è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare le tensioni, e non per viaggi vuoto in giro per i Paesi e assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”.

Una botta umiliante che Gigino non ha preso bene perché da allora dice peste e corna dei russi, facendo però figure ancora peggiori. Ieri, dopo la diffusione di un video in cui un carro armato schiacciava una vettura civile, si è lanciato subito nel  condannare la violenza russa. Salvo poi scoprire che il carro armato in questione, uno Strela 10 lanciamissili per difesa aerea, è in dotazione all’esercito ucraino ed ha schiacciato l’auto guidata da una povera signora per una manovra errata. Tra l’altro anche la signora miracolosamente è uscita viva dallo scontro. Una figura niente male.

La bombardano? Telefoni più tardi

Mario Draghi

Ma mai come quella di Mario Draghi e del suo staff però, quando Zelensky ha provato a contattarlo si è sentito rispondere se poteva richiamare più tardi e concordare un appuntamento telefonico. La risposta del presidente ucraino incredulo è stata affidata ad un tweet in cui diceva testualmente: “la prossima volta proverò a spostare le scadenze della guerra per parlare a Mario Draghi ad un orario specifico. Nel frattempo l’Ucraina continua a combattere  per il suo popolo”. Insomma, anche se poi la telefonata è avvenuta, una figuraccia davvero niente male.

Anche la politica non ha fatto da meno. La migliore è stata l’ex presidente della Camera Laura Boldrini che intervenendo ad una manifestazione pro Ucraina ha detto che avevano appena bombardato un ospedale di Donetsk facendo un bagno di sangue. Fatto mai avvenuto soprattutto perché Donetsk è nel Donbass la regione già facilmente annessa dalla Russia sotto il suo controllo. Formata da popolazione russofona e che già dal 2014 con un referendum aveva deciso l’indipendenza mostrandosi filorussa con oltre l’80%. A volte sarebbe meglio tacere.

La solitudine di Zelensky

Manovre dell’esercito Ucraino

E si può comprendere a questo punto lo stato d’animo del Presidente ucraino che di fronte a tali interlocutori si è sentito completamente solo  militarmente ed abbandonato.

Avrà notato il leader ucraino che l’unica risposta ai suoi appelli sono state delle pavide prese di posizione che nulla mostravano di concreto. Gli Usa sono partiti coi soliti embargo e sanzioni economiche senza muovere un dito militarmente. E non è un caso.

Eppure Joe Biden ma soprattutto il figlio coinvolto nell’affaire del gas ucraino conoscono bene quel territorio, anche a livello imprenditoriale. È stato proprio lui a spingere il presidente ucraino verso Europa e Nato promettendo sostegno. Eppure niente mezzi. Solo una sfilza di penalizzazioni economiche che sono state subito pedissequamente adottate anche dagli Stati europei.

Ed unite a quelle economiche sono arrivate ritorsioni di diverso tipo tra cui molte astruse e dai dubbi effetti. Perché dubito che Putin abbia tremato nel sapere che la Russia non potrà più partecipare all’Eurofestival canoro insieme a Blanco Mamhood  ed Achille Lauro. O che gli abbiano spostato la finale di champions da San Pietroburgo a Parigi. O annullato il Gp di Sochi di formula uno. Non credo lo abbia preoccupato neanche che la nazionale polacca abbia deciso di non giocare contro la Russia nelle qualificazioni europee. Infatti, mentre tutti questi valenti pubblici personaggi dichiarano la qualsiasi, i carri armati avanzano inesorabili.

Le centrali a carbone

Mario Draghi al Consiglio d’Europa il 24 febbraio

L’apoteosi per me l’ha raggiunta Draghi quando in  mezzo ad un parlamento plaudente prevedendo la imminente crisi del gas ha annunciato la riapertura delle centrali a carbone in Italia, dismesse da decenni e certo non immediatamente fruibili. Tra l’altro quanto di più inquinante ci sia. Infatti c’è chi sostiene che Putin in un colpo solo abbia distrutto anche le aspirazioni delle giovane Greta e decenni di battaglie ambientaliste come nessuno sarebbe riuscito a fare.

Ma è qui il punto dove volevo arrivare. Ormai si è capito che l’occidente reagirà solo mediaticamente ed economicamente. Pensando, secondo me a torto, che questi argomenti indurranno Putin a più miti consigli. Infatti il massimo della minaccia di questi giorni è stato l’annunciare di togliere dal circuito internazionale bancario Swift la Russia così da non permettere più pagamenti alla neo Unione sovietica.

Ora a parte che basterebbe aggirarlo passando per altri Paesi  con quelli satellite o addirittura la Cina. Ma i dubbi veri sono proprio sugli effetti di queste misure. La Russia è eminentemente un Paese di importatori e lo sa bene l’Italia che ne è tra i maggiori clienti. Esporta in realtà solo materie prime in particolare nel campo energetico.

Ormai tutti hanno capito che il 50% del gas che consuma l’Italia viene dalla Russia. Se non potremo più pagarlo non arriverà più. Immaginate cosa significa? Bloccare la nostra nazione non la Russia. Ho letto dichiarazioni trionfanti di deputati che dicevano ai russi “non potrete più comprare a Milano o spendere in Sardegna o Forte dei Marmi” come se fosse una cosa buona visto che i russi sono tra i turisti più assidui e ricchi del bel Paese. Il danno sarà nostro o loro che potranno beatamente andare alle Maldive o altrove fregandosene? E le migliaia di aziende italiane che vivono di export? Rischieranno il fallimento. E così sarà per gran parte dell’Europa.

Agli Usa gli fanno un baffo

Foto © Eric Haynes

Ma questo che scrivo è già stato analizzato in gran parte dai commentatori. Quello che dimenticano di dire sempre è che chi avrà meno conseguenze da questi dazi saranno proprio gli Stati Uniti che hanno rapporti commerciali molto meno degli europei e soprattutto hanno una stabile e duratura indipendenza energetica.

Dunque non capisco come i leaders europei non si avvedano che gli Usa in un colpo solo, senza intervenire in guerra e perdere un solo uomo, metteranno in crisi politica economica e militare sia l’Europa che la Russia costringendole ad un conflitto atroce che le indebolirà in ogni caso vicendevolmente e che avverrà sul proprio territorio.

Agli Usa basterà sedersi in poltrona ed osservare Europa e Russia scannarsi militarmente ed economicamente, soprattutto dopo il colpo della pandemia che anche sulle economie europee ha avuto conseguenze disastrose.

Lo ha capito bene Trump però che ieri dal palco dei conservatori mondiali ha detto che Putin “sta suonando Biden come un tamburo”, suonandolo anch’egli a sua volta. “Non è una cosa carina da vedere” ha aggiunto lodando anche il coraggio del presidente Zelensky e lasciando intendere che lui non lo avrebbe mai lasciato solo. Rincarando poi alla fine la dose sostenendo a ragione “sono l’unico presidente del 21esimo secolo sotto il cui sguardo la Russia non ha invaso un altro Paese!”. Ottenendo la standing ovation dei conservatori mondiali. Chiarendo così al mondo le perverse dinamiche estere dei democratici d’oltreoceano che ogni volta che vanno al governo disastrano intere zone del mondo oggi in Ucraina come ieri nel Maghreb o in Medio Oriente.

L’Europa che non esiste

Foto © Denis Lomme / EU

Ma quello che hanno capito in Usa non si comprende in Europa dove si segue pedissequamente la linea americana senza una propria politica estera comune.

Sarà così che Biden, debole e disorganizzato in patria, punterà a mantenere la propria leadership mondiale riuscendo ad indebolire più di se Russia ed Europa. Sarà così che se non torneranno le armi della ragionevolezza e della diplomazia i più penalizzati saranno certamente gli ucraini votati ad un sanguinoso sacrificio e subito dopo i Paesi europei in testa l’Italia che da questo conflitto ricaveranno solo disastri economici e sociali.

E chi ci rimetterà veramente saranno solo i civili inermi. In ogni guerra solo il 10%dei caduti è un militare il novanta sono civili. Sempre nella storia. Allora in questo conflitto c’è una parte con cui stare senza dubbi i civili innocenti. Perché non esistono guerre chirurgiche né bombardamenti intelligenti. Nessuno è completamente innocente se non i civili.

Ed allora speriamo che Putin e gli altri leader abbiano letto Sun Tzu fino in fondo. Anche quando dice “si attacca con le forza frontale ma si vince con quelle laterali” e tra queste speriamo ancora prevalga la diplomazia e la democrazia. Perché abbiamo tutti da perdere, e tanto,  tranne chi guarda il conflitto da lontano sprofondato in una poltrona di pelle in uno studio ovale, come il suo cervello.

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