La mossa che cambia la prospettiva di Zaccheo

Cosa cambia la prospettiva di Zaccheo. Cosa lo rende diverso da tutti gli altri. È una sua azione precisa a creare uno scenario del tutto differente

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là….

Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo.


(Lc 19, 2-3, 9)

L’episodio è famoso.  Zaccheo è un pubblicano, anzi, il capo dei pubblicani, uno che se ne infischia delle regole, delle consuetudini, delle norme. Raccoglie le tasse per i Romani, è considerato un nemico. È diventato straricco, grazie ai suoi imbrogli. Insomma è quello che si chiamerebbe  un delinquente

Però, ha sentito parlare di Gesù. Dentro di sé ha avvertito una spinta, forse è soltanto curiosità. Insomma, vuole vederlo il messia, il predicatore.  Ne parlano tutti: voglio vedere com’è fatto, così anch’io potrò  discutere con gli altri e dire la mia. Però c’è tanta folla che gli blocca il cammino.  E per lui c’è un’altra difficoltà: è basso. Quindi non riesce a vedere. 

Sente che Gesù si avvicina, lo capisce dal clamore delle persone, e allora prende una decisione: lì vicino c’è un albero di sicomoro, ci sale sopra.

La conversione di Zaccheo

La situazione è dunque chiara: c‘è  la curiosità di Zaccheo, completamente escluso dalla comunità dei cosiddetti buoni. C’è la sua volontà di vedere Gesù, superando anche le difficoltà che si può trovare davanti. La folla e le considerazioni degli altri non lo spaventano.

Sale sull’albero ed ecco che la scena cambia completamente. Diventa lui, il farabutto, l’escluso, il delinquente, il ladro, l’oggetto delle attenzioni di Gesù. Certo, ha insistito, non si è arreso, non ha rinunciato di fronte alle difficoltà, ha trovato una soluzione al problema: e Gesù coglie proprio questa volontà di vederlo, questa espressione di una fede che è soltanto in nuce ma che può, lo stesso, trasformare la persona.

E Gesù va da lui, entra nella sua casa, scandalizzando tutti i benpensanti che stavano lì a guardare Gesù che passava, ma senza alcuna volontà di entrare in relazione con lui, senza chiedergli salvezza, che pensavano di detenere già.

L’azione della salvezza

Zaccheo invece si è mosso, si è dato da fare. La sua è stata un’azione, si direbbe oggi, proattiva. Ha tentato di superare le difficoltà e questo vale per Gesù. Non contano il numero delle preghiere o delle messe, o i pellegrinaggi, conta la volontà di incontrare Gesù, di ospitarlo, perché quello è un incontro che salva.

Troppi sono convinti di essere già salvi, di non avere bisogno di misericordia, di essersi procurati la salvezza, grazie alle preghiere e alle liturgie. Quante volte diciamo: io non ho fatto niente di male e non pensiamo al bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto.

E invece l’incontro con Gesù cambia radicalmente la vita di Zaccheo, il delinquente farabutto: darò ai poveri quattro volte ciò che ho rubato, dice a Gesù. E il commento del Messia è inequivocabile: per questa casa è venuta la salvezza, per questa e non per le altre.

E poi la stoccata polemica contro tutte le elites religiose di Israele del suo tempo: anche lui, peccatore, ladro, farabutto, traditore, è figlio di Abramo nel momento in cui accetta la misericordia di Dio, apre a Dio la propria casa e cambia la sua vita seguendo le sue indicazioni.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).

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