La mossa di Zingaretti per stanare il sabotatore Di Maio

Un post su Facebook mette fine alle ambiguità. Il segretario Pd mette Di Maio di fronte alle sue responsabilità politiche. "Il Pd è leale, vedremo le posizioni degli alleati. E lo faremo subito, già a partire dal Mes". Il caso Milena Gabanelli per far vincere la Lega in Emilia Romagna

Nicola Zingaretti ha smesso di aspettare. Scopre le carte dell’avversario. Che è il suo ‘alleato. Lo fa con una dichiarazione affidata al suo profilo Facebook. Nella quale in sostanza dice “Il Pd è leale, vedremo le posizioni degli alleati. E lo faremo subito, già a partire dal Mes“.

È l’inizio della fine per le ambiguità nel governo giallorosso. Nel quale Luigi Di Maio non si sta comportando come un alleato ma da quinta colonna di Matteo Salvini. Impossibile trovare un’altra spiegazione per i continui no a tutto, i costanti tentativi di rallentare l’azione di governo, logorare il patto. Appare sempre più come un sabotatore in azione nelle linee amiche: no alla riforma del Mes, no ad una discussione sulla prescrizione, no all’alleanza sulle Regionali, no ad Orfeo alla direzione del Tg3. No a tutto ciò che potrebbe essere indicato come risultato di un’azione congiunta.

Luigi Di Maio a La7 © Ag. IchnusaPhoto

Nicola Zingaretti ha sempre detto con chiarezza che se fosse stato per lui questa esperienza il Pd non l’avrebbe fatta. Per lui la via migliore era il voto. In questi mesi ha ascoltato chi gli chiedeva di cambiare la prospettiva politica e dare vita ad un blocco alternativo alle destre. Ma una cosa è cercare di tenera a galla il Paese e cosa diversa e farsi tirare a fondo da Luigi Di Maio.

Che agisce come se volesse tornare indietro con il cadavere politico del Conte2 e farsi perdonare dal Matteo Salvini. Che tutto è tranne uno sprovveduto e per questo non lo riabbraccerà. Lo ha già detto in queste ore: “Indietro non si torna, non c’è spazio per un nuovo patto con il M5S“. I numeri hanno detto con chiarezza che Salvini non ha più alcun bisogno né di Di Maio né dei 5 Stelle. Perché quella parte di elettori grillini che stavano lì solo per odio verso il Pd ora stanno già votando Lega.

L’unico a non averlo capito è Luigi Di Maio, intrappolato in una psichiatrica coazione a ripetere che lo porta a rivivere il trauma sperando di cambiarne il finale. La prova della sua azione da sabotatore l’ha fornita in queste ore Alessandro De Angelis sull’HuffingtonPost, rivelando il retroscena finale. Quello secondo cui Luigi Di Maio l’altro giorno ha incontrato Milena Gabanelli per proporle la candidatura in Emilia Romagna contro il governatore Dem uscente Stefano Bonaccini.

Arriva una telefonata da Bologna: “Nicola, tieniti forte. Sai perché Di Maio ha incontrato la Gabanelli qualche giorno fa?”. Riposta: “No perché?”. L’altro: “Le ha chiesto se si voleva candidare contro Bonaccini, è proprio una mossa per farci male”. È chiaro il perché: la popolare giornalista, già candidata da Beppe Grillo al Quirinale qualche anno fa, avrebbe rappresentato, in una battaglia sul filo di pochi voti, la sconfitta sicura per il Pd. Avrebbe, perché al momento la giornalista sembra aver detto di no. Almeno questo risulta al Pd.

(…)

La domanda è: che succede se Bonaccini perde di tre punti e il Movimento in Emilia prende il 4 per cento? È ragionevole pensare, nei panni del segretario del Pd, che fino al 26 gennaio non succederà niente, se “niente” si può definire un governo paralizzato, un percorso accidentato sulla manovra, un’incertezza sulla vicenda del fondo salva-stati, che riguarda, in definitiva, il rapporto del governo con l’Europa. 

Nicola Zingaretti

Ora Nicola Zingaretti ha deciso di non restare in attesa. Di dire basta a questo logoramento. Se deve saltare, il governo salta adesso. Scrive: “È sempre più evidente in questi giorni che il Partito Democratico è la forza garanzia e pilastro di un’alternativa alle destre” così la posizione politica è chiara. 

Crediamo in questo Governo come opportunità e possibilità di cambiamento del Paese. La manovra finanziaria è l’inizio di un percorso per dare sostanza a questo cambiamento. Così non c’è dubbio su cosa c’è dietro l’angolo e cosa attende il M5S se Di Maio vuole proseguire.

Ora è importante e ci batteremo per questo. Rilanciare un programma chiaro e condiviso di innovazione per una nuova agenda per il 2020: per riaccendere l’economia, creare lavoro, sostenere la rivoluzione verde, rilanciare gli investimenti, semplificare lo Stato investire su scuola università sapere. Il PD è pronto nella chiarezza e nella lealtà a seguire questo impegno“. 

Poi arriva la frase per stanare Di Maio e gli altri eventuali sabotatori. “Se queste condizioni politiche esistono lo si vedrà subito, nei prossimi giorni, quando si dovranno affrontare insieme da alleati provvedimenti importanti, a cominciare dalle posizioni dei partiti di maggioranza sul MES.
L’Italia ci chiede questo, unità e coerenza per una proposta nuova per ridare speranza e fiducia
“.

Se il 5 Stelle continuerà a dire no, la fine del governo è segnata. Non c’è un Di Maio – Salvini bis all’orizzonte. Ma le elezioni. Luigino ancora non lo sa.

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