La notte in cui la storia diventò leggenda

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Ci furono dei ragazzi che aiutarono l'Italia a tornare a sognare. E che in una notte entrarono nella leggenda

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Clicca qui per ascoltare

Immaginate un’Italia che sia grande. Tanto da essere un impero. E da avere una flotta che controlla il Mediterraneo. Da stupire gli americani presentandosi con uno stormo di idrovolanti dopo avere attraversato l’Oceano quando l’unico modo per arrivare dall’Italia era il transatlantico.

In quegli anni la bicicletta era tutto. Era il più diffuso mezzo di locomozione: e gli italiani si appassionavano a Coppi, Bartali, Bottecchia, il Giro ed il Tour. Avevamo già vinto due Mondiali. E appena perso una guerra.

A tenere uniti i fili di un’Italia in macerie erano due ruote con i raggi ed una palla di cuoio. Per il resto non avevamo più nulla: non avevamo più l’impero ed Alcide De Gasperi a Parigi esordì riconoscendo che in quell’assemblea tutto gli era ostile tranne la personale  cortesia dei presenti. Niente Re, niente di quello che per vent’anni era stata la grande illusione in cui quasi tutti avevano creduto.

Nulla o quasi era rimasto in piedi: le fabbriche, le strade, le famiglie. Ci rimboccammo le maniche e ricostruimmo.

La squadra operaia

Gli invincibili

Ecco, immaginate ora che a dare un senso d’orgoglio a questo Paese in macerie e dalla dignità ferita, provvedano una quindicina di ragazzi. Che corrono in calzoncini su un campo inseguendo una palla. E vincano. Con carattere, giocando l’uno per l’altro, mettendo da parte le loro storie ed i loro problemi: perché sono ragazzi come tutti, altro che vizi e lussi di oggi.

Vincono. E se la partita sta andando male, dagli spalti dello stadio c’è un tifoso, sempre lo stesso, che tira fuori una tromba e suona la carica. Tre squilli. E tutto all’improvviso si trasforma: la squadra inizia a girare alla perfezione, macina gioco, rivolta le zolle del campo e segna. Segna e vince. In Italia e nel mondo.

E così torniamo ad essere di nuovo una nazione degna di rispetto anche se non ha più la corona, l’impero, la flotta… ed è carica di debiti. Ma siamo sempre noi, tignosi e vincenti, con una squadra di operai che era l’Italia di quegli anni.

Quella squadra era il Grande Torino e la notte di 74 anni fa, rientrando da Lisbona, si schiantò con il suo aereo sulla collina di Superga. Sparì in una notte. Entrando nella eterna leggenda.

Forza vecchio cuore granata.

Senza Ricevuta di Ritorno

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright