La paghetta di Di Maio alla banda Bassotti: banditi, pusher, estorsori (di F. Storace)

ELABORAZIONE: © IL SECOLO D'ITALIA

L'ex governatore della Regione Lazio punta il dito sul Reddito di Cittadinanza e l'assenza di controlli sui destinatari. Alcuni dei quali finiti in manette per droga, estorsione, attentati

di Francesco Storace

Il rapinatore. Il pusher. L’estorsore. L’islamista. (E il rom, e l’extracomunitario). Di Maio, si sa, è generoso con i soldi nostri e non ha dimenticato nessuno della banda Bassotti. Reddito di cittadinanza come forma di compartecipazione agli utili criminali.

Giorgia Meloni si è sgolata nel sollecitare il giocondo vicepremier a tirare fuori nomi e cognomi di rom ed extracomunitari percettori della goduriosa misura del governo Conte. Ma le orecchie di Di Maio hanno l’uscita vicina all’entrata e nulla è rimasto all’interno riguardo alle domande poste dalla presidente di Fratelli d’Italia.

Ma ogni giorno si ingigantisce il girone delle educande che hanno bussato alla porta dell’Inps e che si sono trovati la porta (e la cassa) senza alcun ostacolo. Sembra quasi che ci sia un requisito non detto: sei un bandito, un soggetto pericoloso, un fuorilegge e stai tranquillo. Se i tuoi proventi non sono sufficienti ci pensa lo Stato ad accontentarti. Chi lavora paga le tasse e se rubi i soldi – nostri – te li intaschi tu. Dove si firma?

L’islamista e l’usuraio

Di Maio fischietta. E invece deve spiegare se è valsa la pena di andare in deficit per dare la paghetta ad Alfredo Santamato. Il 13 giugno questo camionista di Bari è stato scoperto dalle cronache italiane. E’ stato sottoposto a sorveglianza speciale perché da convertito all’islam, radicalizzato, voleva diventare un “martire”. Con la card del reddito di cittadinanza in tasca. Allah è grande, ma Santamato non si è lasciato certo sfuggire una preghiera di venerdì per venerare pure Di Maio. 900 euro al mese tutte per lui. Si fa chiamare Alfredo Muhammad.

Lo stesso giorno è toccato ad un altro bel tipetto. A Sala Consilina, in provincia di Salerno, i carabinieri mettono le manette ai polsi di un usuraio che aveva appena intascato duecento euro dalla sua vittima. Che nel frattempo ne aveva dovute sborsare diecimila. A casa il malvivente aveva pure lui la card inventata dal Cinquestelle.

Nè lui, né l’islamico di prima, sono stati presi perché individuati come furbetti del reddito. Ma pizzicati nelle loro benemerita attività private….Salvo poi scoprire pure la beffa del sussidio di Stato.

Il pusher, l’estorsore e il rapinatore

Non è finita. Il 18 giugno è stato catturato un pusher che con i soldi del reddito di cittadinanza acquistava dosi di droga da recapitare alla fidanzata, temporaneamente ospite nel carcere femminile di Rebibbia. “Una sorpresa per il compleanno”, si è giustificato. Il regalino a spese della comunità, “coperto” da Luigi Di Maio.

Lunedì scorso a Verona è stato acciuffato un bell’estorsore che aveva preso di petto anche un disabile. Non gli bastano i soldi dell’Inps, probabilmente. Ieri, l’ultimo campione della serie dei beneficiati da questo curioso serialwelfare ad Angri, nel salernitano. Quattro rapinatori sono stati presi dai carabinieri mentre stavano per aggredire un commerciante all’uscita dalla banca. Uno dei banditi – immancabilmente – con la mitica card. Pare però che non fosse disponibile a spartire il bottino ministeriale col resto della compagnia.

Ora attendiamo di capire come si giustificherà Di Maio. Finora stiamo parlando del reddito di cittadinanza percepito da malfattori acciuffati o indagati per reati commessi e non certo scovati dai controllori che non controllano.

Quanti ce ne sono in circolazione tra quelli che continuano a commettere reati? Ma che razza di meccanismo avete messo in piedi?

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Francesco StoraceGià governatore della Regione Lazio e già ministro della Salute, è stato esponente storico della destra sociale. Nel corso della sua lunga carriera politica è stato figura di spicco del Movimento Sociale Italiano e poi di Alleanza Nazionale, dove è stato avversario del Segretario Gianfranco Fini. Oggi è direttore del Secolo d’Italia.

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