La partita aperta e la “bomba” di Calenda per Zingaretti

I numeri del sondaggio Tecné di questa mattina. A Roma la partita è aperta. Risultati non omogenei. Eccoli. Per il leader di Azione il Pd al secondo turno delle comunali di Roma sosterrebbe Virginia Raggi. Un’affermazione che squarcia il velo su possibili manovre “contro” l’ex segretario. Che a questo punto potrebbe perfino decidere di riorganizzarsi all’interno del Partito.

I numeri arrivano a metà mattinata: sono quelli sviluppati dalla società Tecné per l’agenzia di stampa AdnKronos. Quei numeri dicono che la partita su Roma è aperta: se si votasse oggi il centrodestra starebbe al 43% del consenso, il centrosinistra al 40% ed il Movimento 5 Stelle al 15%. Con due elementi di non poco conto: il centrodestra non ha ancora messo in campo un suo candidato, la campagna elettorale non è ancora cominciata, non c’è un accordo chiaro tra il Pd e Carlo Calenda o Virginia Raggi.

I numeri del sondaggio

Approfondendo quel sondaggio si scopre che per Tecné / AdnKronos il Pd nella Capitale è il primo Partito e sta al 26%. Alle sue spalle c’è Fratelli d’Italia con il 22% , la Lega tocca il 15% e Forza Italia si attesta intorno ad un 5%.

Roberto Gualtieri da Lucia Annunziata a Mezz’ora in Più

Non è un dato omogeneo: ci sono zone in controtendenza rispetto al dato cittadino complessivo.

  • A Roma centro il Centrodestra si fermerebbe al 40%, rispetto al 47% del centrosinistra, con il M5S all’11%.
  • Anche a Roma nord prevarrebbe il centrosinistra con il 41% rispetto al 38% del Centrodestra e al 20% del M5S.
  • Invece a Roma sud parità: 11% sia per il Centroidestra che per il centrosinistra, con il M5S al 14%.
  • A Roma ovest il centrodestra arriverebbe al 46% contro il 35% del centrosinistra e il 14% del M5S.
  • A Roma est il centrodestra viene dato al 42%, il centrosinistra al 37%, il M5S al 16%.

Esaminando il voto ai Partiti emerge che:

  • il Pd è il primo Partito della Capitale con il 26% (alle Europee del 2019 aveva il 30,6%).
  • Fratelli d’Italia a Roma è al 22% (8,7% alle Europee);
  • la Lega sta al 15% (25,8%);
  • Forza Italia al 5% (5,6%).

Tra gli altri Partiti, Azione è accreditata del 6% (alle Europee del 2019 non era presente) mentre Italia viva si ferma al 2% (non era presente nel 2019).

Il sondaggio ‘Rapporto Roma, verso le elezioni comunali‘ prende in esame anche le elezioni politiche, limitatamente alle intenzioni di voto espresse dai cittadini della Capitale. È stato effettuato tra il 20 e il 21 maggio 2021 su in campione rappresentativo della popolazione maggiorenne residente nel comune di Roma.

La “bomba di Calenda”

Carlo Calenda

Le elezioni comunali di Roma determineranno nuovi equilibri soprattutto… dopo. Il perché lo si è capito bene ieri nel corso dell’intervista di Carlo Calenda a Lucia Annunziata durante il programma Mezz’ora in più. Intanto le scintille con la conduttrice per l’accusa del leader di Azione e candidato sindaco di Roma di essere “infetta dal morbo grillino”.

Ma la vera “bomba” Carlo Calenda l’ha sganciata quando ha detto: “Io se non arrivo al ballottaggio appoggerò Gualtieri, ho chiesto a Gualtieri di fare lo stesso ma non lo ha detto, perché mi sembra ci sia una intenzione nel Pd ad appoggiare Raggi al secondo turno”.

Un’affermazione che squarcia il velo su tutti gli scenari prefigurati fino ad oggi e che però apre anche un fronte inedito. Perché se davvero al ballottaggio il Pd (qualora Roberto Gualtieri non ci arrivasse) dovesse sostenere Virginia Raggi, vorrebbe dire sconfessare e perfino umiliare il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, peraltro ex segretario del Partito.

Enrico Letta direbbe sicuramente che essendoci già l’alleanza nel Lazio, è naturale che a Roma Pd e Cinque Stelle possano ritrovarsi al secondo turno. Ma bando alle ipocrisie: come farebbe Nicola Zingaretti a fare finta di nulla?

L’altra chiave di lettura

Nicola Zingaretti ed Enrico Letta

E allora ecco che le ultime manovre del presidente della Regione Lazio possono essere lette sotto una luce differente. Il Governatore voleva candidarsi al Campidoglio, ma è finito stritolato nella morsa di Virginia Raggi e Davide Casaleggio. Con Giuseppe Conte spettatore passivo. E con Enrico Letta che non ha avuto il coraggio di alzare il tiro.

In questi anni, proprio perché segretario, Zingaretti non ha mai spinto sulla costituzione di una vera e propria componente. Potrebbe farlo adesso, anche perché conosce alla perfezione tutti i punti deboli del Pd. Ha subìto una scissione da Matteo Renzi, ha retto all’inverosimile Giuseppe Conte, ha fatto da apripista all’accordo con i Cinque Stelle. E ora si ritrova con un pugno di mosche.

Il sostegno dei Dem alla Raggi completerebbe il quadro degli “sgarbi”. Attenzione a non risvegliare il gigante che dorme. Nella melassa ex democristiana che sta pervadendo il partito, se qualcuno dovesse cominciare a mettere in campo un’operazione di sinistra potrebbe perfino sperare in un ribaltone. Interno. (Leggi anche Senza gradi ma con gli anticorpi: ora Zingaretti può vaccinare perfino il Pd).

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