La “pasta” del Capitano trascina la Lega, Zingaretti affonda i Cinque Stelle

Foto: © Imagoeconomica, Sergio Oliverio

Da questo momento Salvini è il padrone del Governo e della maggioranza. Caporetto senza attenuanti per i pentastellati, mentre il Pd risale grazie anche al gioco di squadra di Renzi. Giorgia Meloni “incollata” a Silvio Berlusconi. Adesso il problema è il rapporto deficit-pil.

Matteo Salvini da questo momento in poi non è solo l’azionista di maggioranza del Governo. E’ il padrone. Può decidere se e come andare avanti. Ha detto che non utilizzerà questo voto per chiedere più poltrone o rimpasti. Però è evidente che l’agenda dell’esecutivo cambierà e Giuseppe Conte non verrà messo in discussione solo se il programma della Lega verrà portato avanti senza discutere troppo e anche abbastanza rapidamente.

Il Carroccio si avvia al 34,3%, cioè molto vicino a quelli che erano i sondaggi di qualche mese fa, prima dell’offensiva mediatica contro il Capitano. Vuol dire che l’azione di governo è piaciuta, ma che soprattutto la campagna elettorale ha fatto centro.

Adesso semmai i problemi sono altri. Il primo è che Salvini ha davanti prospettive diverse: insieme a Fratelli d’Italia è oltre il 40%, con Silvio Berlusconi sarebbe ad un passo dalla maggioranza assoluta. Ma il leader leghista dà la sensazione di voler evitare un’intesa con Forza Italia.

L’altro tema è quello della manovra economica: Salvini si prepara a sforare il famoso  3% nel rapporto deficit-Pil? Perché questo significherebbe “rompere” con l’Unione Europa, che continuerà ad essere governata da una maggioranza diversa da quella che pensavano i sovranisti. E cioè da Popolari, Socialisti e Liberali.

In un contesto del genere l’Italia rischia l’isolamento politico. In ogni caso il trionfo della Lega è fuori discussione.

Il crollo del Movimento Cinque Stelle è verticale: 17,06%. Sotto il 20% e di tanto. Con in più il sorpasso del Partito Democratico. Per Luigi Di Maio e l’intera dirigenza pentastellata una Caporetto. Sarà difficile rialzarsi, anzi a questo punto non si possono escludere “rivoluzioni” negli assetti. Con Alessandro Di Battista che potrebbe tornare a “scaldarsi”, con Roberto Fico che sta valutando il da farsi. Ma soprattutto con Beppe Grillo e Davide Casaleggio chiamati ad intervenire in tempi rapidi.

I Cinque Stelle escono indeboliti e doppiati da quel Salvini che avevano attaccato in tutta la campagna elettorale. Ridimensionato pure Giuseppe Conte, che si è schierato.

Grande vittoria per il Pd: 22,72%, secondo partito, unica alternativa a Salvini. Capolavoro del neo segretario Nicola Zingaretti e della sua squadra. Bravo anche Matteo Renzi a fare una campagna elettorale incisiva senza però invadere il campo di Zingaretti e restando nel partito.

Forza Italia all’8,78% balza gli occhi: la soglia della doppia cifra è rimasta un sogno, mentre i Fratelli d’Italia si sono avvicinati non poco con il loro 6,46%. Giorgia Meloni avanza, Silvio Berlusconi indietreggia ancora. Il centrodestra che verrà sarà sovranista.