La paura della firma si toglie con leggi chiare

L'alto magistrato, originario della provincia di Frosinone, indica al prossimo Governo la via per togliere la paura della firma. Che rallenta la Pubblica Amministrazione. E fa perdere milioni di euro

Una Pubblica Amministrazione moderna, efficiente, rinnovata, tempestiva è determinante per intercettare e mettere a frutto i fondi del Pnrr con i quali migliorare il Paese. E «la Corte dei Conti può svolgere un ruolo fondamentale anche per assistere e indirizzare». Ne è convinto il giudice Tommaso Miele, presidente aggiunto della Corte dei Conti e presidente della sezione giurisdizionale del Lazio. Lo ha detto intervenendo alla Reggia di Venaria alla seconda giornata di convegno per i 160 anni della magistratura contabile.

Sono due i concetti chiave. Il primo: occorre essere moderni per intercettare gli strumenti del cambiamento. Il secondo: la Corte non ha solo la funzione di giudicare il comportamento delle pubbliche amministrazioni; ma nell’esercizio delle sue funzioni giurisdizionali e di controllo può assistere ed aiutare.

La paura della firma

Il Presidente Sergio Mattarella ricevuto a Venaria

Per questo, Tommaso Miele dice che le amministrazioni pubbliche «si devono attrezzare e vanno aiutate ad amministrare e gestire queste risorse».

Perché occorrerebbe l’aiuto della Corte? Perché è emerso che la ‘paura della firma’ esiste «è inutile negarlo. E le scelte fatte dal Governo Conte nel 2020 con il decreto semplificazione di limitare la responsabilità per danno erariale al solo dolo, eliminando la colpa grave, non aiutano a superarla». Un concetto che aveva già espresso all’inizio dell’estate a Madonna di Campiglio. In pratica è come se fosse stata creata una zona d’ombra nella quale è lecito per la Pubblica Amministrazione sbagliare e non puà essere perseguita. (Leggi qui: E il giudice disse: “Il Governo ha sbagliato”).

Come se ne esce? Per il presidente aggiunto della Corte dei Conti “la soluzione è intervenire sulla legislazione: ci vogliono regole chiare. Quanto al ruolo della Corte in sede giurisdizionale – ha osservato – va assolutamente abrogato l’articolo 21 del decreto semplificazioni perché ha creato un vero e proprio vulnus nella sana e corretta gestione delle risorse pubbliche“.

«Per superare la paura della firma, la Corte, in sede di accertamento di eventuali responsabilità – ha evidenziato – non può non tenere nella dovuta considerazione la complessità e la farraginosità della normativa. Anche nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, da parte della Corte occorre grande equilibrio». Cioè: la norma è talmente complessa che è possibile sbagliare e la Corte deve avere la necessaria elasticità nell’esaminare le diverse situazioni.

Chiarezza è sicurezza

Tommaso Miele

Da Venaria parte un messaggio per il Parlamento che si costituirà nelle prossime ore. Affinché metta mano alla norma e la renda più snella, chiara, di facile applicabilità.

«Il Pnrr è una grande opportunità per il nostro Paese e per il rilancio della nostra economia, tanto più importante alla luce della crisi energetica e delle materie prime conseguenti al conflitto in Ucraina. E un’opportunità che va assolutamente colta con il contributo di tutti e soprattutto con un’amministrazione pubblica efficiente, capace di intercettare le enormi risorse che l’Europa ci mette a disposizione per fronteggiare le conseguenze della crisi pandemica».  

Proprio per poter intercettare al meglio quei fondi occorrono norme chiare. Proprio loro possono essere la soluzione: perché se la procedura è chiara non può esserci paura nel mettere la firma da parte del funzionario.

Il messaggio al Parlamento

Palazzo Chigi

«Per mettere le pubbliche amministrazioni in condizione di realizzare i programmi e di intercettare le risorse del Pnrr, occorre migliorare e semplificare la legislazione e, in particolare, il Codice degli appalti – ha aggiunto – per agevolare le pubbliche amministrazioni è pertanto auspicabile che il Parlamento che si insedia proprio questa settimana e il nuovo governo intervengano in maniera decisa e radicale sulla qualità della regolazione e della normazione. Occorre una legislazione chiara e semplice, snella, accessibile a tutti. Regole chiare, quindi, per agevolare le amministrazioni pubbliche, le imprese e i cittadini, e gli stessi operatori del diritto». 

In questo modo per Miele «si eviterebbero il frequente contenzioso e i ricorsi al giudice amministrativo, e le possibili ipotesi di responsabilità per danno erariale, con la paura della firma, che assai spesso bloccano i cantieri».

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