La “prateria” di Nicola Ottaviani

Il sindaco di Frosinone e coordinatore provinciale della Lega non intende pregare più nessuno nel centrodestra. Nel capoluogo la partita si deciderà al secondo turno e lui ha già scelto lo “zoccolo duro” sul quale puntare. Favorito in questo momento da un Pd sotto choc. Poi punterà a Montecitorio, a meno che alla Regione Lazio…

Ci vediamo al secondo turno, con chiunque”: è questo il concetto che emerge nel quartier generale di Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone e coordinatore provinciale della Lega. Già proiettato alle comunali nel capoluogo, in programma fra quindici mesi. La vicenda del concorso di Allumiere sta pesando ad ogni livello sul piano politico. Nel Partito Democratico naturalmente. Anche perché l’ondata mediatica non si ferma e promette di durare molto.

Centrosinistra in pausa

Francesco De Angelis e Nicola Ottaviani

A Frosinone nei mesi scorsi c’era stata una forte offensiva di Francesco De Angelis, presidente del Consorzio Asi e numero uno di Pensare Democratico, per cercare di disarticolare il centrodestra. Il pressing sul Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli, ma anche sulla civica di Carmine Tucci e Carlo Gagliardi. Secondo alcuni perfino sulla Lista per Frosinone di Antonio Scaccia. Oltre la fatto che il Pd aveva annunciato la volontà di celebrare le primarie per tenere tutti dentro, da Mauro Vicano a Michele Marini.

Ora tutto questo quadro è bloccato, fermo.

E Nicola Ottaviani ha capito che non ha neppure l’urgenza di definire una composizione unitaria del centrodestra. Se Fratelli d’Italia vuole indicare un proprio candidato sindaco, Ottaviani non proverà neppure a far cambiare idea al senatore Massimo Ruspandini, commissario provinciale del partito di Giorgia Meloni.

Lo schema Ottaviani

Stessa cosa per le civiche orientate altrove. Il sindaco (e coordinatore provinciale della Lega) ha uno schema più semplice: tenere dalla stessa parte il Carroccio, Forza Italia, la sua lista civica e altre formazioni di riferimento. Puntando su un’alleanza di base che tenga dentro Riccardo Mastrangeli, Adriano Piacentini, Danilo Magliocchetti, Massimiliano Tagliaferri. E forse Fabio Tagliaferri.

Per il resto non “pregherà” nessuno. È convinto che la frammentazione politica ai nastri di partenza comporterà un effetto immediato: si arriverà al secondo turno. Dove la percentuale dei votanti si abbasserà e dove saranno gli elettori a decidere. Non le segreterie di Partito. Quindi un centrodestra snello ma compatto può raggiungere l’obiettivo. (Leggi qui La sfida cruciale tra De Angelis e Ottaviani. Ma senza alleati).

E se Ottaviani dovesse riuscire a centrare la terza vittoria consecutiva nel capoluogo, avrebbe un’autostrada per la candidatura alla Camera. Unica variabile: la Regione Lazio. Nel senso che se Nicola Zingaretti dovesse concorrere per il Campidoglio, si andrebbe ad elezioni anticipate alla Pisana. A quel punto il centrodestra potrebbe chiedere una mobilitazione. Perfino ai sindaci.