La profezia di Stirpe e il silenzio di quelle associazioni saltate sul Carroccio del vincitore

Foto: © Imagoeconomica, Rocco Pettini

Sei mesi fa il vicepresidente nazionale di Confindustria aveva previsto come sarebbe andata a finire su debito pubblico e crescita. Adesso soltanto gli industriali, oltre a Mario Draghi, contestano le future scelte del Governo. E gli altri dove sono?

Se c’è uno che aveva previsto come sarebbe andata a finire, quello è Maurizio Stirpe. Sei mesi fa il vicepresidente nazionale di Confindustria aveva bocciato senza appello le scelte economiche del Governo pentastellato, dicendo che non vedeva l’ombra di scelte in grado di favorire la crescita e il lavoro e di abbattere il debito pubblico. Aggiungendo pure che Quota 100 avrebbe mandato in frantumi i fragili equilibri raggiunti in materia di pensioni dalla legge Fornero. In più aveva anticipato che il reddito di cittadinanza non avrebbe comportato alcun aumento di consumi e crescita.

A rileggerle oggi le dichiarazioni di Stirpe c’è da riflettere non poco. Soprattutto perché la Lega di Matteo Salvini, anche attraverso le parole del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, rilancia l’idea dei mini Bot. Misura bocciata senza appello dal Governatore della Bce Mario Draghi e anche dal numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia, che la ritengono un’iniziativa volta ad aumentare ulteriormente il debito pubblico.

È come se un padre di famiglia che deve onorare un debito di 100.000 euro, invece di risparmiare e di pagare il mutuo alla svelta, contrae altri debiti per pagare il debito.

Ma quello che sta emergendo in questo momento in realtà è semplice e chiaro. Matteo Salvini ha intrapreso la strada dello scontro frontale con l’Ue, per impostare una campagna elettorale all’insegna del “lasciateci lavorare”. Il suo riferimento al fatto di essere il padre di 60 milioni di italiani che chiedono di mangiare va in questa direzione.

E se sull’immigrazione i Vescovi del Lazio hanno preso una posizione forte “contro” le politiche del Carroccio (leggi qui La scomoda lettera dei vescovi del Lazio: «Italiani o stranieri, si soffre allo stesso modo»), sul piano economico è Confindustria a ribattere al Governo ormai monopolizzato dal Carroccio.

In tutto questo sarebbe interessante sapere cosa ne pensano anche le altre associazioni di categoria, molte delle quali nei mesi scorsi hanno fatto a gare (e continuano a farlo) per saltare sul Carroccio del vincitore. In gioco c’è il futuro dell’Italia e le forze sociali e sindacali hanno un ruolo che devono esercitare.

Rendendo chiare le rispettive posizioni. Finora l’ha fatto solo Confindustria.

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