La puzza dell’immondizia e l’odore dei soldi (risparmiati)

Con il trattamento dei rifiuti provenienti da fuori provincia ci sarebbero dei risparmi in bolletta per i cittadini. Adesso devono decidere i sindaci. Ma la profezia di Mauro Vicano si è già avverata

Trattare i rifiuti provenienti da Comuni fuori provincia e risparmiare sul conguaglio retroattivo o impedire questo e rischiare la stangata perle famiglie e le imprese? Questo è il dilemma. Dei 92 soci della Saf, 91 sindaci e il presidente della Provincia.

 

Già perché dopo il “miracolo” di Lucio Migliorelli alla Regione, (leggi qui Rifiuti, la Regione dice si ai sindaci: la stangata si può evitare) uno dei punti più importanti è proprio questo. Insieme alla retroattività limitata al 2017 e il congelamento della situazione del 2015 e del 2016.

Perché in Regione è stato stabilito anche che il conguaglio tariffario relativo agli anni in questione potrà essere recuperato anche “dai maggiori ricavi provenienti da gestioni di indifferenziato da extra Ato e non soci (anche con tariffa differenziata)”. Vuol dire che i ricavi per lo smaltimento dei rifiuti della Capitale o di altri Comuni sarebbero utilizzati per diminuire il conguaglio e rendere più leggera la bolletta. Non solo: gli “stranieri” pagherebbero 153 euro a tonnellata rispetto ai 138 euro dei “nativi”.

 

Adesso sta ai sindaci decidere, quegli stessi sindaci che un anno fa sottoscrissero un documento di “no ai rifiuti di Roma”, determinando l’inizio della procedura di sganciamento dal vertice della Saf dell’allora presidente Mauro Vicano.

Il quale sosteneva alcune tesi, che oggi appaiono più che mai attuali:

  1. l’impianto della Saf ha bisogno dei rifiuti provenienti da altre province perché quelli della Ciociaria non bastano più per un impianto che ha necessità di lavorare a pieno regime;
  2. la Saf è una società per azioni che deve guardare ai bilanci e senza immissioni di liquidità non può reggere;
  3. il ciclo di smaltimento dei rifiuti, virtuoso e autonomo in provincia di Frosinone, può diventare una fonte di reddito per poi riverberare gli effetti benefici nei confronti dei cittadini.

 

Alla fine però il “no” ai rifiuti di Roma rimase, nonostante Vicano cercasse di spiegare che per alcuni motivi la competenza di una decisione del genere passa sopra le teste degli amministratori locali. Come dire: “Tanto lo disporranno lo stesso e noi sopporteremo solo i disagi quando invece potremmo prenderci gli utili”.

 

L’alternativa alla mancata approvazione del bilancio della Saf, è la nomina di un commissario e successiva messa in liquidazione. Con effetti catastrofici sulla Saf e sui Comuni soci. Il liquidatore imporrebbe a tutti il pagamento delle rispettive somme arretrate. Quanti sarebbero in grado di reggere? Oppure i Comuni dovrebbero smaltire altrove, con un aumento di costi spaventosi.

 

Pecunia non olet, dicevano i romani. Il denaro non puzza. L’immondizia invece, per sua natura, puzza. Anche se Cesare Fardelli era uno strenuo sostenitore del contrario. In ogni caso, puzzerebbe di meno se dallo smaltimento derivassero dei risparmi per cittadini, famiglie e imprese?