La rabbia di Lisca per il pallone, l’incoscienza dei nostri

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. In Brasile chi impreca al campionato mentre il covid miete 1700 vite al giorno. E invece da noi...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Luiz Carlos Cirne Lima de Lorenzi è un allenatore brasiliano. Guida l’America Mineiro. E come tutti i brasiliani ha un nome talmente lungo che per chiamarlo usano un soprannome: Lisca. Nella serie B Carioca è molto conosciuto. Pr questo l’appello che ha lanciato in tv l’altro giorno ha fatto il giro del mondo.

Poco prima di una trasferta di campionato, Lisca ha urlato davanti alle telecamere la sua indignazione. Ha detto che “Il Brasile è fermo, non ci sono posti negli ospedali, io sto perdendo amici. E noi facciamo viaggiare club con delegazioni di trenta persone da una parte all’altra del Brasile“.

Negli ultimi giorni il Brasile ha visto crescere i contagi da coronavirus in maniera vertiginosa. Ogni giorno, da tre giorni, in Brasile i morti sono 1700 al giorno.

In provincia di Frosinone ogni giorno ci sono in media 200 nuovi casi al giorno, 1462 alla settimana. Almeno un paio di morti al giorno li abbiamo. Siamo zona arancione ed alcuni comuni sono in zona rossa.

Da noi, i ragazzini di Monte San Giovanni Campano (comune Rosso, con le transenne ed i blocchi, come Vo Euganeo all’inizio) sono andati tranquillamente a Boville Ernica (zona arancione come tutta la provincia) per giocare a calcetto. In barba al covid, ai contagi, ai rischi di impestare gli altri, far portare in virus a casa di altri e infettarli. I carabinieri li hanno scoperti: 10, tutti minorenni, in un campo da calcetto aperto al pubblico. (Leggi qui)

Lisca non lo sa. Anche da noi si muore. E anche noi ce ne andiamo a giocare a pallone. Ma a a quei ragazzini nessuna Federazione lo aveva ordinato. Anzi: glielo avevano proibito.

Senza Ricevuta di Ritorno.