La rabbia di Pompeo: «Ora basta! D’Ambrosio estraneo alla maggioranza». I misteri dell’aggressione

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Se la sono presa con lui. Lo hanno accusato di essere uno dei responsabili della sconfitta elettorale di Giuseppe Golini Petrarcone a Cassino. Il presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo è rimasto in silenzio sperando che fosse la rabbia del momento ad avere alimentato la contestazione. Invece, nei giorni successivi, anziché posarsi, la polvere si è sollevata di più: Marino Fardelli ha annunciato la creazione di una sua componente e l’assessore provinciale Alessandro D’Ambrosio in queste ore ha detto basta ed è passato all’opposizione (leggi qui le dimissioni di D’Ambrosio). Ora Antonio Pompeo rompe il silenzio e lo fa con Alessioporcu.it

Alessioporcu.it – Presidente, a Cassino hanno detto basta
Antonio Pompeo – Basta lo dico io.  Anzi l’ho già detto da una settimana. Basta rispetto a certi modelli di comportamento che non mi appartengono. Basta rispetto a certi modelli fondati sull’arroganza, sullo scarso rispetto delle persone prima e del ruolo istituzionale che ricoprono. Sono stato in silenzio fino ad oggi, ma adesso è ora di mettere la parola fine su polemiche create da altri che pretendono di dare lezioni di moralità senza averne titolo alcuno.  

Il consigliere D’Ambrosio la accusa di avere responsabilità politiche sul risultato elettorale di Cassino e per protesta abbandona la sua maggioranza.
Il consigliere D’Ambrosio si faccia l’esame di coscienza prima di aprire la bocca ed abbandonarsi a certi sproloqui. Non è lui che abbandona la maggioranza, è il suo comportamento che è estraneo a questa maggioranza.

A Cassino domenica scorsa l’hanno contestata: si pensava che il bersaglio fosse Francesco Scalia invece ce l’avevano con lei.
A Cassino, domenica scorsa, è stata scritta una delle pagine più buie della storia del Pd della provincia di Frosinone. Non uno scontro di natura politica, ma solamente tanta inciviltà. Il nostro partito ha vissuto pagine di serrato dibattito, di divergenze tra le varie correnti, ma tutto è rimasto sempre nei binari della legalità. Domenica no, domenica c’è stata una vile aggressione che si è cercato di far passare per altro.

Perché l’hanno aggredita, cosa c’è sotto?
E’ stata un’aggressione da parte di alcuni individui ben specifici, che nulla hanno a che vedere con la tradizione di civiltà e di cultura della città di Cassino, la seconda città della provincia di Frosinone in cui, ci tengo a ribadire, ritornerò in veste di Presidente dell’Amministrazione provinciale senza timore alcuno, perché non ho paura di certe intimidazioni che servono solo a qualificare il livello di coloro che se ne rendono protagonisti. Per fortuna Cassino è altro rispetto a certi soggetti: in questi giorni ho ricevuto tanti attestati di solidarietà e, sono convinto, con queste stesse persone di riuscire a costruire un dialogo politico importante.

Le rimproverano di avere tenuto a galla Massimiliano Mignanelli e di governare con Forza Italia.
Ripeto quello che ho sempre sostenuto: la Provincia è un ente di secondo livello, come l’Asi e il Cosilam, come le Comunità montane, dove non ci sono maggioranze o minoranze, ma ci sono i problemi e le persone disposte a lavorare per risolverli. La Provincia non può e non deve essere terreno di scontro e vendette di natura personale e politica che servono unicamente a paralizzare l’attività amministrativa dell’Ente. Quanto al consigliere D’Ambrosio e alla sua delega, quella al contenzioso che definisce fittizia, potrei aggiungere che fittizia lo è solamente quando gli fa comodo. O mi sbaglio, consigliere?

D’Ambrosio era già estraneo a questa maggioranza?
Non servono i suoi annunci, per me da domenica 19 giungo è tutto chiaro. Quanto al suo passaggio tra le file dell’opposizione, non credo sia una novità: nei passaggi tra destra e sinistra sa destreggiarsi bene, visto che nel 2011 era candidato contro Petrarcone. Io invece sono stato sempre dalla stessa parte. E ho sostenuto la candidatura di Peppino Petrarcone in tempi non sospetti, ad ottobre 2015, quando ha inaugurato la sede elettorale. Basta riprendere le immagini di quell’evento e vedere chi c’era e chi non c’era, tanto per essere chiari.

Resta da capire però quale fosse il vero motivo dell’aggressione di domenica scorsa.
Il tempo, come sempre galantuomo, servirà a chiarire quali sono le reali motivazioni dell’episodio accaduto domenica.