La Regione ci mette una pezza «Sostegno a Ravera», lei: «Chiudo con la politica»

La Regione ci mette una pezza «Sostegno a Ravera». Rattoppo dopo il siluro che aveva affondato l'assessore alla Cultura. Lei: «Chiudo con la politica».

La Regione Regione Lazio ci mette una pezza. Approva un documento con il quale esprime pieno sostegno all’assessore alla Cultura Lidia Ravera. Cioè la stessa persona della quale aveva chiesto la testa meno di dieci giorni fa, quando avevano approvato un altro ordine del giorno in cui invitavano Nicola Zingaretti a ritirare le deleghe all’assessore. (leggi qui ‘Zingaretti va a Fiuggi. E la maggioranza sfiducia Ravera’) Alla scrittrice prestata alla politica, la pezza a colori è piaciuta ancora meno del buco: «Chiudo con la politica» ha detto subito dopo il voto ‘di riabilitazione’.

 

RIABILITAZIONE DOPO LA BOCCIATURA

Tutto è cominciato con la seduta del Consiglio Regionale del 12 settembre scorso. Ci sono oltre quattrocento mozioni ed Ordini del Giorno in calendario. L’aula ne ha già discusso una trentina, il presidente Daniele Leodori si assenta ed al suo posto assume il coordinamento dei lavori d’aula il vice presidente Francesco Storace. Procede rispettando l’ordine dei lavori e mette in votazione la mozione successiva: è il siluro puntato sulla linea di galleggiamento dell’assessore Lidia Ravera. Nessuno della maggioranza se ne accorge, oppure chi se ne accorge si gira dall’altra parte o va in bagno. Sta di fatto che la mozione passa.

E’ il caos politico. Il capogruppo del Pd chiede una sospensione, il presidente d’aula convoca la Maggioranza. Si decide di sospendere i lavori. Se non l’hanno fatto apposta è una figuraccia memorabile. Se l’hanno fatto apposta, il segnale politico è arrivato in pieno.

Ora, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, a maggioranza, una mozione a sostegno della titolare di Cultura e Politiche giovanili. Sottoscritta da numerosi esponenti del centrosinistra, è stata illustrata dal presidente della quinta commissione, Cristian Carrara (Pd). E’ lui a doverci mettere la faccia e tessere la toppa a colori da mettere sul buco. «Era una situazione particolare, stavamo votando molti documenti, uno dietro l’altro; le assenze sui banchi della maggioranza non stavano certo a significare un atto di sfiducia nei confronti dell’assessore».

Cristian Carrara passa ad elencare il prezioso contributo portato da Lidia Ravera al dibattito politico ed amministrativo della Regione Lazio. Legge sullo spettacolo dal vivo, sostegno del cinema, dell’audiovisivo, dei comparti delle industrie creative, promozione della lettura e dell’editoria sono alcuni degli aspetti dell’attività amministrativa di Ravera riepilogati e apprezzati da Carrara.

Poi la difesa passa alla vicepresidente della Commissione, Daniela Bianchi: parla dell’assessore come di «un valore aggiunto a cui non si può rinunciare».

Per le opposizioni, hanno confermato le riserve sull’operato di Ravera, rivendicando la richiesta di ritiro alle deleghe, i consiglieri Aurigemma (Forza Italia), Pernarella (M5s), Malcotti (Cuoritaliani), Righini (FdI), Sabatini (Cuoritaliani), Sbardella (Misto), Storace (Mns).

Ripetuti anche gli attacchi all’indirizzo di Nicola Zingaretti, criticato per la sua assenza in Aula a sostegno del proprio assessore.

A nome della Giunta, al termine della discussione generale, ha preso la parola il vicepresidente Massimiliano Smeriglio secondo cui «non c’è alcun motivo per mettere in discussione il lavoro svolto finora dalla mia collega».

LA DIFESA DI LIDIA

Durante l’esame dei numerosi emendamenti dell’opposizione alla mozione di sostegno, ha poi preso la parola la stessa Lidia Ravera. «Non avrei voluto arrivare a questo punto, a dovermi difendere e giustificare in prima persona, dicendo quanto bene abbiamo fatto in tutte le province del Lazio, fertilizzando il territorio dal punto di vista culturale, creativo», ha esordito, annunciando la distribuzione di un volumetto sulle attività svolte.

«Ho lavorato, sto lavorando molto, con tanti risultati, tanti riconoscimenti, senza chiudermi mai nell’arroganza e nello snobismo che tanti consiglieri mi hanno a torto imputato – ha aggiunto Ravera -. Certamente trarrò le mie conclusioni dalle violente critiche che mi sono state poste e sicuramente non mi proporrò in un analogo ruolo istituzionale in una prossima consiliatura».

Un intervento che non ha placato le polemiche da parte dell’opposizione. Secondo cui, al di là dell’operato dell’assessore, è stato un forte segnale politico approvare un ordine del giorno contrario ad un componente della Giunta. «Solo un incidente quell’ordine del giorno e piena fiducia in Ravera», invece, la posizione ribadita per la maggioranza da Marco Vincenzi e Gian Paolo Manzella, del Partito Democratico.

Al momento del voto finale sull’atto, le opposizioni non hanno partecipato in segno di protesta.

I VACCINI DEI CINQUE STELLE

Respinta poi la mozione, proposta dai consiglieri Cinquestelle Davide Barillari e Devid Porrello. Chiedeva di impegnare il presidente Nicola Zingaretti a promuovere la questione di legittimità costituzionale rispetto al decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”. E’ il decreto che ha stabilito quali sono le vaccinazioni obbligatorie nell’infanzia e nell’adolescenza per iscriversi o frequentare le scuole in tutta Italia. Ad assistere al dibattito, una folta rappresentanza di cittadini palesemente contrari al decreto ministeriale.

I due consiglieri M5S hanno sostenuto che «Metodi come l’obbligatorietà e la coercizione sono la strada peggiore per raggiungere la massima copertura vaccinale» Hanno contestato soprattutto il carattere di urgenza stabilito dal decreto.

Critiche anche dai banchi del centrodestra. Per Francesco Storace, favorevole alla mozione Cinquestelle come pure il consigliere Giancarlo Righini, “è evidente la responsabilità del governo nazionale». Quale? «Aver creato nel Paese questo clima ‘no vax’, avere insistito a saldare il tema dei vaccini con quello del diritto all’istruzione».

Di segno opposto, per la maggioranza, l’intervento di Maria Teresa Petrangolini (Pd). ha sostenuto che il decreto «rappresenta una garanzia per la collettività». ha messo in evidenza che la copertura vaccinale del nostro Paese tendeva a scendere sotto la fatidica soglia del 95% raccomandata dalla comunità scientifica internazionale. L’esponente democratica ha rivendicato le misure intraprese dalla Regione Lazio per attuare la legge semplificando le procedure. E potenziando i servizi offerti. «Nelle nostre scuole sarà sufficiente l’autocertificazione, nessuna corsa forzata alle vaccinazioni: ci sarà tempo fino al marzo 2018 per mettersi in regola», ha concluso Petrangolini.

Daniele Fichera (Psi), annunciando il proprio voto contrario, ha infine sottolineato l’importanza del tema delle vaccinazioni obbligatorie a tutela dei minori che per motivi di salute non possono immunizzarsi e che quindi sono maggiormente vulnerabili.