La resa incondizionata del Movimento Cinque Stelle

Matteo Salvini sta contemporaneamente al governo con Luigi Di Maio e all’opposizione con Silvio Berlusconi, il “nemico” numero uno di Beppe Grillo. E i penstastellati di Luigi Di Maio subiscono senza fiatare. Avranno davvero il coraggio di tornare alle origini e rinunciare alle posizioni di potere raggiunte? In caso contrario il rischio del logoramento è reale e vicino.

Matteo Salvini è, contemporaneamente, al governo con il Movimento Cinque Stelle e all’opposizione con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni.

Ammesso che “azzurri” e Fratelli d’Italia siano all’opposizione, dal momento che hanno detto di essere disponibili a votare argomenti che fanno parte de programma del centrodestra. Cioè, sì alla flat tax e no al reddito di cittadinanza.

Ma naturalmente è il leader della Lega a fare quello che vuole. Nel silenzio del Movimento Cinque Stelle. Anzi, Luigi Di Maio dichiara tranquillamente che alle elezioni regionali e amministrative i due Partiti di governo andranno divisi.

 

Al di là dei bizantinismi assurdi della politica italiana, sono i Cinque Stelle che rischiano davvero di uscire ridimensionati di brutto dall’esperienza di governo.

Nel centrodestra nessuno si meraviglia più di tanto se si sta contemporaneamente al governo e all’opposizione, neppure l’elettorato.

Ma per i Cinque Stelle non è così. Che fine ha fatto il Movimento che voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno? Che fine ha fatto il Movimento che voleva abbattere la casta e che adesso tra staff e uffici stampa ha letteralmente perso il conto?

 

Apparentemente non succede nulla, ma in realtà il fuoco cova sotto la cenere. La gabbia dorata denunciata con coerenza dal Consigliere Regionale Davide Barillari è il segnale locale più evidente (leggi qui La sfida di Barillari al M5S: «Facciamo cadere Zingaretti e torniamo alle nostre origini» e leggi qui Come biglie impazzite nell’Aula della Regione in cerca di un’intesa)

Il punto è però che Il Movimento Cinque Stelle rischia di arrivare logorato alle elezioni europee. Letteralmente divorato dalla Lega di Matteo Salvini. Beppe Grillo e Alessandro Di Battista sono gli unici pronti a mettere in discussione la leadership di Luigi Di Maio. E gli altri? Roberto Fico, Paola Taverna e tutto lo stato maggiore sarebbero disposti a rinunciare agli attuali incarichi per tornare alle origini?

 

Dalla risposta a questa domanda si capirà quale sarà il futuro dei pentastellati. Per adesso c’è la resa incondizionata a Matteo Salvini, che nell’ultima settimana è stato più volte ospite di Silvio Berlusconi, principale bersaglio politico di Beppe Grillo. Ma dove è finito l’orgoglio del Movimento Cinque Stelle?