La rivoluzione di Grossi: si dimette per troppo amore

Il tecnico di Caira lascia la panchina del Cassino che ha allenato per diversi anni vincendo tanto. Una scelta coraggiosa per il trainer che si è messo in discussione nella sua città. “Per questo club voglio il meglio – ha detto - Se abbandonare la maglia alla quale da sempre sono attaccatissimo significa migliorare la situazione, ben venga”.

Alessandro Salines

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In Italia le dimissioni sono un atto rivoluzionario”, disse una volta il mitico Dino Zoff. Tra gli allenatori sono addirittura un tabù tanto che a Coverciano consigliano ai novelli tecnici di non dimettersi mai. A Cassino in Serie D invece c’è chi va controcorrente. E’ Sandro Grossi che in queste ore ha lasciato la squadra azzurra dopo la quarta sconfitta di fila ed una classifica che comincia a preoccupare (12° posto e 6 punti in altrettante gare).

Una scelta che non deve meravigliare più di tanto considerando il  personaggio-Grossi. Grande temperamento, spesso fuori dagli schemi (non quelli in campo per intenderci) e anche scomodo, il tecnico evidentemente ha capito di non poter dare più nulla causa. E quindi ha deciso di farsi da parte perché “amo troppo il Cassino e per questa squadra voglio il meglio”, ha detto nella nota congiunta con la società.

Una scelta di cuore anche se dolorosa: Grossi è nato e vive nella Città Martire, frazione di Caira, è una bandiera del calcio azzurro e cosa rara è stato profeta in patria.

MISTER CORAGGIO

Sandro Grossi avrebbe potuto continuare a vivacchiare. Il campionato tra l’altro è all’inizio e magari le cose si potevano aggiustare. E poi con la sua storia se lo sarebbe potuto permettere: a Cassino ha allenato diversi anni (il torneo attuale era l’ottavo), vincendo e regalando tante soddisfazioni come la scalata dall’Eccellenza alla Serie C2 nell’arco di 2 anni (2004-2006).

Ed invece a 56 anni e dopo una carriera ricca di successi si è messo in discussione rinunciando ad una sorta di comfort zone.

Dopo una lunga e attenta analisi delle prestazioni e dei risultati ottenuti dalla squadra ritengo doveroso farmi da parte – ha spiegato Grossi –  Amo troppo il Cassino e per questa squadra voglio il meglio. Se abbandonare questa maglia alla quale da sempre sono attaccatissimo significa migliorare la nostra situazione, ben venga.  Il mio obiettivo e quello di coloro che amano la nostra città è di dare una svolta positiva alla stagione in corso e riportare serenità all’ambiente. Mi assumo le responsabilità di eventuali errori commessi, ho tentato con tutte le mie forze, probabilmente doveva andare così. Ringrazio società e tifosi per la fiducia e continuerò a tifare Cassino”. (Leggi qui Cassino non ammaina la “bandiera” Grossi).

Grossi era tornato a Cassino la stagione scorsa, sposando il progetto giovani della società. La squadra si è salvata con 4 giornate d’anticipo e si è piazzata prima nella graduatoria di “Giovani D valore”, iniziativa promossa ogni anno dalla Lega Dilettanti. Tanti i ragazzi che si sono messi in luce come il difensore centrale del 2003 Kevin Miranda ceduto a gennaio alla Primavera del Sassuolo.

L’AMAREZZA DI PATRON ROSSI

Sandro Grossi

La società alla fine ha dovuto accettare le dimissioni del tecnico, affidando la squadra al vice Silvio Di Prisco. Una decisione difficile anche perché il presidente Nicandro Rossi, dopo l’ultimo ko con l’Arzachena, aveva rinnovato la fiducia a Grossi.

Insieme ai più stretti collaboratori Balsamo e Lillo abbiamo affidato la squadra a Sandro Grossi e lo rifarei – ha sottolineato il patron – La stima nei suoi confronti non potrà mai cambiare, ma era evidente da qualche giornata un po’ di difficoltà nella gestione e mi è dispiaciuto tantissimo. Apprezzo questo atto di maturità di Grossi al quale auguro ogni bene. Ora mi aspetto una reazione di forza e volontà da parte dei giocatori che dovranno continuare a dare il meglio di se stessi.  Probabilmente Grossi non dovrebbe essere l’unico a pagare ma il calcio e questo e con immensa sofferenza ho dovuto accogliere le sue dimissioni”.

Rivoluzionarie come tutte le dimissioni. 

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