La rotta di Zinga: “Soldi in tasca e vaccini nel braccio”

Zingaretti da Lucia Annunziata. Lo scontro con i Populisti, il coraggio della posizione sulle riaperture. "Riaprire senza avere sconfitto il virus non è la soluzione”. Con Draghi e la sua linea. Il segnale a Bettini. Concorsopoli? Non pervenuta.

Non parla da sconfitto, non parla da ex. Non parla da governatore del Lazio, non parla da Segretario. Nicola Zingaretti affronta i riflettori di Mezz’ora in più e parla da leader che ha lasciato il timone del Pd, parla da timoniere della Regione che insieme al Veneto ha arginato meglio il Covid. Autorevole ed evanescente, scivoloso ma concreto, Zingaretti mette davanti alle telecamere un leader senza Partito da guidare, un governatore senza governo da coordinare. Se quello che appare davanti a Lucia Annunziata sia l’archetipo del candidato sindaco di Roma è faccenda di Enrico Letta e dei tifosi. È un’evidenza che l’uomo delineato l’altro giorno dai sondaggi c’è ed è lui.

Soldi in tasca e vaccino nel braccio

Nicola Zingaretti a Mezzora in più

Primo tema: la rabbia dei ristoratori che non riescono più a fare fronte alle chiusure. Una rabbia che nei giorni scorsi è sfociata nelle proteste davanti a Montecitorio. Zingaretti raccoglie e rilancia. Allargando il campo. Stessa tecnica utilizzata davanti alle telecamere nel corso della sua lunga marcia per salire al gradino di Segretario.

«Condivido le preoccupazioni di chi vuole aprire. Ma mi permetto di invitare a questo tavolo coloro che facevano i lavoretti: ragazzi che facevano lavori nelle palestre, chi faceva le ripetizioni, chi si era inventato un lavoro… Non dobbiamo sottovalutare la disperazione». Che ha tanti volti e non solo quelli visti in piazza. Zingaretti aggiunge nomi all’elenco: «A questo tavolo invito le nuove generazioni, i ragazzi e le ragazze che da due anni sono in dad» e stanno pagando un prezzo altissimo alla pandemia.

Nessuno pensi di assistere ad uno Zingaretti in stile populista. E nemmeno cerchiobottista. La sua idea sul tema ce l’ha: è scomoda ma non rinuncia a dirla. «Riaprire senza avere sconfitto il virus non è la soluzione ma la condanna a morte delle attività. Nel mondo, chi se ne è fregato dei contagi, ha avuto più chiusure e fallimenti».

Cita Joe Biden e ripete lo slogan Soldi in tasca e vaccino nel braccio.

Populisti nel mirino

Non è populista, non concede spazi né a Matteo Salvini né a Giorgia Meloni e chi se ne frega se nelle ore scorse Enrico Letta si è incontrato con il leader della Lega ed ha detto il successo dell’uno è il successo dell’altro”, “entrambi abbiamo interesse perché il governo Draghi abbia successo per l’Italia e per gli italiani”. 

Nicola Zingaretti mette in chiaro che «Il tema è l’irresponsabilità della politica che cavalca la protesta e non ha il coraggio di dire la verità». La verità di Zingaretti è una: «la ripresa c’è quando avremo sconfitto il virus» ha aggiunto il governatore del Lazio.

Matteo Salvini (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Chiede di dire la verità. Che per Zingaretti è «le imprese riprenderanno quando avremo sconfitto il virus». Per questo respinge le incursioni fatte da Salvini nei giorni scorsi, sollecitando le riaperture. Il Governatore del lazio ribatte «Salvini ha condiviso tutte le scelte del governo Draghi. La differenza è tra chi ha il coraggio di dialogare ma di assumersi responsabilità e la furbizia di chi gestisce il potere nel governo e poi va a fare demagogia nelle piazze a dire, avete ragione. La demagogia cavalca i problemi, la bella politica deve avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità».

Meno morti grazie a noi

La luce si inizia a vedere dopo tanto buio. «È vero che siamo quasi fuori dal tunnel. Noi siamo una Regione che ha scelto di vaccinare prima anziani e fragili, già questa estate nel Lazio moriranno molte meno persone». Come fa a dirlo? Sono i numeri a parlare: a marzo il 62% di morti era over 80. Il Lazio ha scelto una strategia di vaccinazione che ha puntato a tutelare i più deboli, iniziando dagli anziani. «Siamo al 60% degli over 80 che hanno già ricevuto la seconda dose di vaccino e siamo all’87% che ha ricevuto al prima».

Non cade nella trappola. Lucia Annunziata domanda se in quella frase ci sia una critica a Draghi. La risposta è un No senza se e senza e senza ma. «Il professor Draghi sta operando bene. Le cose stanno cambiando e Draghi ha già detto che ci sarà uno scostamento di bilancio, sa che la pace sociale si basa sulla risposta alla disperazione sociale».

Nicola Zingaretti

Lucia Annunziata incalza: lei sa che Draghi lo sa?

Zingaretti non concede spazio al dubbio: «Si. Già quando ero Segretario Pd il professor Draghi disse che dobbiamo salvare le grandi imprese italiane, le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti. È impensabile la desertificazione del sistema produttivo».

Ma il cambio di passo con Draghi c’è stato o no? «Draghi sta lavorando bene, nessuno avrebbe mai pensato che le varianti ci avrebbero fatto ripiombare in una tragedia sanitaria. La variante inglese è 40 volte più contagiosa di quella di prima, ci ha sorpreso».

Bettini e la sua Agorà

Lancia un segnale a Goffredo Bettini. Dicono che i rapporti tra i due si siano raffreddati. È possibile. Ma il segnale lanciato dal Governatore al papa nero del Pd è chiaro. Lucia Annunziata gli chiede cosa pensa della nuova componente di sinistra creata da Bettini all’interno del Pd, Zingaretti non parteciperà alla presentazione, lui è contro le correnti.

Nicola Zingaretti

«Sono d’accordo con Goffredo, contro quel populimso che prima del covid diceva alla gente che la causa di tutti i tuoi problemi è l’Europa». Si ma Bettini fa una corrente mentre Zingaretti è contro le correnti. Zingaretti spiega: «Il problema delle correnti è che rischiano di diventare delle sette dove parla uno e gli altri obbediscono. È normale che ci siano aree pensiero in un Partito. Il rischio è che i pensieri siano talmente deboli che le aree diventino luoghi per gestire il potere. il Pd deve tornare ad essere il luogo nel quale mettere insieme di riformisti».

Concorsopoli? Nessuna domanda. Il segnale mediatico è chiaro: Zingaretti con quelle ombre non c’entra niente. Sulla moglie di Cesare nemmeno il sospetto

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