La scusa è l’ambiente, il sospetto è un altro

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Quelli che bloccano il Raccordo Anulare. Con la scusa dell'ambiente

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Una delle libertà fondamentali nelle democrazie è quella di manifestare liberamente il proprio pensiero

In questa parte del mondo siamo talmente abituati a questa libertà che ci sembra normale: lo facciamo fin da ragazzini, manifestando con qualsiasi pretesto ed evitando così di andare a scuola. E nessuno ci trova nulla di strano: al limite indica come discutibile l’oggetto della manifestazione.

La libertà di manifestare è così tutelata che può sfociare anche nella possibilità di creare disagi. Pensate agli scioperi: vengono bloccati i treni, gli aerei, le udienze in tribunale, i trasporti delle merci; si crea un danno economico per dimostrare il proprio peso e quello del proprio lavoro e quindi fare delle rivendicazioni.

Ma la libertà di manifestare ha un limite: la libertà degli altri di spostarsi, avere un processo, comprare le merci. Per questo esistono le cosiddette ‘fasce di garanzia’ : garantisco una parte fondamentale del servizio e poi manifesto. Faccio viaggiare treni e bus fino all’apertura di scuole ed uffici e poi blocco; faccio le udienze per i detenuti e rinvio le altre.

Se questo non si fa, la legittima protesta diventa abuso, prepotenza, prevaricazione. 

Lo stop sul Raccordo con la scusa dell’ambiente

Da giorni, un’associazione di ecologisti blocca all’improvviso il traffico sul Grande Raccordo Anulare. Fermando gente che deve andare al lavoro, a scuola, a fare una visita dall’oncologo, una tac prenotata da settimane… Le immagini dei giorni scorsi hanno visto addirittura il blocco selvaggio di un’ambulanza. 

In queste ore il nuovo blocco. Con gli automobilisti inferociti. Giustamente. Perché il diritto di manifestare deve contemperarsi con il diritto degli altri: quindi andava lasciata una corsia libera. 

Ma il vero tema è un altro. Gli attivisti si sono seduti sulle corsie protestando contro l’uso di combustibili fossili e la carbonizzazione. Tra le richieste: lo stop immediato alle centrali a carbone, alle trivellazioni per la ricerca di gas. E per fare questo hanno bloccato migliaia di auto, con il motore acceso, avvelenando l’aria, inquinando l’ambiente, appestando i polmoni con le pm10.

Il sospetto è legittimo. È chiaro che non sono contro l’inquinamento. Ma contro le manovre che vogliono proteggere l’Italia dal freddo dovuto alla guerra in Ucraina.

Di chi stanno facendo il gioco quesi signori dello sciopero selvaggio?

Senza Ricevuta di Ritorno.