La seconda battaglia per l’Albaneta: birrificio e resort compresi

Era solo una tregua, quella intorno a Montecassino. Strategica come tutte le tregue. Necessaria per far spegnere i riflettori, attendere che si disperdesse l’eco dei clamori, si depositassero a terra i polveroni sollevati dal Ministero degli Esteri polacco, dal saggista ex direttore de Il Messaggero Vittorio Emiliani, dalla figlia dell’eroe di guerra Władysław Anders padre del II Corpo d’Armata con cui i polacchi conquistarono l’abbazia nel ’44.

Come in tutte le tregue è proprio mentre non si spara che invece si organizzano le strategie decisive, si spostano le truppe, si fanno arrivare i rinforzi fondamentali. E così è stato anche per la storia dell’Agri Farm da realizzare sui terreni intorno a Montecassino: azienda agricola, fattoria didattica, soprattutto birra artigianale con antica ricetta benedettina, albergo, punto ristoro. Il tutto sui terreni dei monaci, concessi in affitto lo scorso autunno, nell’area dove fino ai bombardamenti alleati sorgevano le masserie con cui sfamare l’abbazia e tutti i suoi ospiti. Ma anche lì dove «Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori» combattendo contro le truppe d’élite tedesche che difendevano il monte, conquistandolo dopo che ci avevano provato inutilmente inglesi, indiani, neozelandesi.

E’ per questo che lo scorso anno si era scatenato un caso internazionale con tanto di nota diplomatica da Varsavia, note sul rispetto dei memoriali di guerra, mobilitazioni più o meno di massa.

Ma anche perché dal municipio di Cassino l’allora sindaco Giuseppe Golini Petrarcone giurava di non saperne niente, ritenendo il tutto uno schiaffo istituzionale; si respirava già aria di elezioni comunali che di lì a pochi mesi il centrosinistra avrebbe perso per una manciata di voti; si intravedeva l’ombra ma non le impronte digitali di Mario Abbruzzese, anima del centrodestra avversario del governo cittadino.

Finì tutto nel silenzio dopo Natale. Ma era solo una tregua. Ora il progetto per l’Agri farm intorno all’Albaneta torna con prepotenza all’attacco. Chi lo ha pianificato non è stato fermo nel corso di questi otto mesi. Tutt’altro. Da tre giorni è disponibile su Youtube il video con il primo di una serie di video con i quali promuovere l’operazione: storyboard studiato, grafica tridimensionale, riprese tramite droni, cura della Digivisionitalia. Il video può essere visto da qui (vedi il video Albaneta Farm – Parla il progettista). Dopo l’introduzione ad effetto con cui commemorare la Storia, intorno al terzo minuto e dieci secondi inizia a parlare l’architetto Giacomo Bianchi, progettista della Agri Farm.

«La sfida principale – per l’architetto Bianchi – è stata la necessità di salvaguardia del paesaggio, passando per un recupero della funzionalità agricola de la salvaguardia di un manufatto storico come ciò che rimane del convento di Santa Maria dell’Albaneta. Ogni volta che si procede in un progetto per la salvaguardia della memoria storica di questo territorio noi produciamo le radici per noi ed anche per i nostri eredi, noi salvaguardiamo il nostro tempo e la nostra storia».

Le polemiche dello scorso inverno? Prima che l’iniziativa imprenditoriale di Daniele Miri producesse questo clamore, l’Albaneta era sconosciuta completamente all’intera cittadinanza di Cassino. E’ un luogo dove soggiornarono San Tommaso d’Aquino e Sant’Ignazio di Loyola, che ha fatto la storia insieme all’abbazia di Montecassino: non era assolutamente nella storia delle persone di questo territorio. Ora, con questa iniziativa, all’interno di un recupero del complesso delle aziende agricole, lo stesso monastero diventerà parte di questo progetto. In che modo: con il recupero e la messa in sicurezza di ciò che resta del monastero di santa Maria dell’Albaneta, con il recupero delle superfici utili rimaste intatte dopo il bombardamento, forse sotto troviamo ancora le suppellettili di quei momenti. E’ un recupero che può essere condiviso con chiunque voglia seguirne lo sviluppo. Il restauro sarà comunque portato avanti con la Soprintendenza, non sara fatto nulla se non insieme alle istituzioni».

Che il progetto per l’Albaneta sarebbe ripartito e che un birrificio sarebbe stato realizzato (ma non direttamente sul posto) l’aveva anticipato lo scorso mese di luglio l’assessore ed ex sindaco Tullio Di Zazzo, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del Festival della Birra. In quell’occasione si era lasciato sfuggire una frase: «Spero che dal prossimo anno possa esserci anche una birra artigianale della nostra città tra tutte le protagoniste dell’evento» (leggi qui il precedente).

Il contratto tra abbazia e l’associazione rappresentata da Daniele Miri risale ad ottobre del 2015. Leggendo si apprende quanto Montecassino guadagnerà sugli incassi delle attività nell’Agri Farm: 20 centesimi di euro sui biglietti di ingresso; 50 centesimi sui biglietti di ingresso alla fattoria didattica; 2,50 euro su ogni pernottamento; 1 euro su ogni coperto del ristorante, 15 centesimi su ogni litro di birra venduto in qualsiasi rete commerciale, sia nel parco che nei punti vendita.

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