La Serie B più bella di sempre si trasforma nel campionato del caos

Raffica di esoneri, penalizzazioni, polemiche e contestazioni: il torneo cadetto sta vivendo un momento di forti tensioni che mina la credibilità del movimento. Servono dirigenti più responsabili e programmi sostenibili

Alessandro Salines

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Esoneri a raffica, girandola di allenatori, problemi col fisco, penalizzazioni, presidenti in crisi di nervi, polemiche arbitrali e chi ne ha più ne metta. Sarà pure il campionato degli italiani e dei giovani, il più bello di sempre, venduto in tutto il mondo, ma la Serie B quest’anno sta mostrando un volto che stride con l’immagine sbandierata ai 4 venti. È una Serie B ad alta tensione dove alcuni club faticano a trovare un equilibrio grazie anche a dirigenti sui generis per dirla con un eufemismo.

Tanta fibrillazione ed approssimazione che di settimana in settimana stanno minando la credibilità della cadetteria. Lega Serie B e FIGC chiaramente non possono incidere più di tanto sulle dinamiche di società private ma di certo una sorta di moral suasion dovrebbero portarla avanti.

Panchine girevoli in Serie B. Ed i bilanci?

Roberto Stellone, subentrato a Fabio Cannavaro nel Benevento

Che sia un campionato vissuto sulle montagne russe lo dimostra il record (negativo intendiamoci) di cambi di allenatore. Una cifra monstre che di settimana in settimana aumenta. Con le dimissioni sabato di Aurelio Andreazzoli dalla Ternana sono diventati 22 gli avvicendamenti in 26 giornate, contando anche quelli di Cagliari e Venezia che dopo il primo esonero hanno fatto una partita con un tecnico provvisorio. 

Le squadre che hanno sostituito l’allenatore sono 13 con il Brescia che ha ha effettuato addirittura 5 cambi. Due invece per Benevento, Cagliari, Perugia, Spal, Venezia e Ternana; 1 per Ascoli, Como, Cosenza, Genoa, Pisa, Sudirol e Ternana.

Insomma una situazione quasi surreale se oltre mezzo campionato ha dovuto cambiare panchina. Evidentemente la programmazione non è di casa, tante società vivono di improvvisazione e sono animate solo dalla frenesia di raggiungere l’obiettivo che può essere vitale. A rimetterci comunque sono la credibilità del torneo e la tenuta finanziaria delle società costrette ad iscrivere a bilancio i nuovi allenatori ed i relativi staff continuando però a pagare i tecnici ed i collaboratori sostituiti. E quindi quando i dirigenti si lamentano dei problemi finanziari dovrebbero in primis farsi un bel mea culpa.

Caso-penalizzazioni

Mauro Balata, presidente della Lega B

Il Genoa ha già patteggiato il -1 per aver chiesto in modo errato la rateizzazione dei contributi passati. Ma ad agitare le acque è il caso-Reggina. Un caso spinoso. E nell’ultima assemblea di Lega le società hanno chiesto lumi su una questione che potrebbe cambiare la classifica. Il presidente Mauro Balata si muoverà con la Covisoc per avere chiarimenti. Comunque sia la Reggina rischia grosso: deferimento e sanzioni (dalla penalizzazione fino all’esclusione).

In pratica il club non ha pagato i contributi (2, 9 milioni, scadenza 16 febbraio) in quanto non autorizzato dal giudice. La Reggina infatti a dicembre ha chiesto la ristrutturazione del debito tramite il concordato. Ogni spesa quindi deve essere avallata dal tribunale che ha dato l’ok per il versamento degli stipendi ma non per i contributi. Infatti proprio il 16 febbraio il Tribunale ha scritto alla società calabrese di non pagare perché i contributi rientrano nella ristrutturazione complessiva del debito.

Un corto circuito tra ordinamento sportivo e quello ordinario che forse non conosce le conseguenze del regolamento federale. Da parte loro le società pretendono la regolarità del campionato con il rispetto delle scadenze. Si preannuncia un finale di stagione caldo non solo sul campo ma anche nelle aule dei tribunali.

Brescia, Spal e Ternana nel pallone

Massino Cellino, presidente del Brescia

La tensione è altissima e non fa bene al campionato che sta entrando nella fase decisiva. Ed alla vigilia del turno infrasettimanale in programma tra martedì e mercoledì il caos è tanto. A Brescia lo spettro retrocessione è sempre più vicino, il presidente Massimo Cellino è contestato dalla tifoseria e continua a cambiare allenatori con troppa disinvoltura.

L’ultimo della serie è Daniele Castaldello che ha preso il posto di Davide Possanzini. Sono 14 i tecnici con Cellino in 6 stagioni di Brescia e la panchina ha cambiato mister 21 volte. Una gestione a dir poco discutibile quella del patron-mangiallenatori e non nuovo a decisioni spericolate.

Caos anche alla Spal, avversaria mercoledì del Frosinone. La squadra emiliana è in zona retrocessione diretta ed il cambio tra Daniele De Rossi e Massimo Oddo finora non ha portato risultati (1 punto in 2 gare). Il presidente Joe Tacopina è molto deluso ma ha escluso un ritorno di De Rossi, ipotizzato da diversi media. Potrebbe saltare invece il diesse Fabio Lupo con l’avvento di Armando Ortoli, ex Frosinone, già nei quadri spallini. Ma non sono esclusi altri colpi di scena.

Cristiano Lucarelli, richiamato dalla Ternana dopo le dimissioni di Aurelio Andreazzoli

Nervi a fior di pelle a Terni dove il presidente Stefano Bandecchi ha avuto un durissimo confronto con una parte della tifoseria dopo la sconfitta interna contro il Cittadella. Rincarando poi la dose in conferenza stampa.

Il tecnico Aurelio Andreazzoli si è dimesso ed al suo posto è tornato Cristiano Lucarelli insieme al suo staff (Richard Vanigli e Jacopo Alberti). La società doveva essere ceduta ma Bandecchi ha fatto dietrofront. Insomma una situazione a dir poco elettrica che ha radici anche nelle polemiche per la mancata realizzazione del progetto stadio-clinica.

Benvenuti nel campionato del caos.