La settimana piena del baby stressato (Il caffè di Monia)

I pensieri del mattino di fronte ad un caffé: non sai mai se sarà dolce o amaro, ristretto o lungo. Come la vita: non sai mai cosa ti riserva

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Lunedì: calcio per lui, balletto per lei. Corsi serali di hip hop per tutti. A seguire cena leggera perchè domani mattina si va al corso di Yoga. Martedì: corso di yoga. Si, yoga, perchè già dal martedì i nostri piccoli fenomeni sono stressati. Mercoledì: nuoto che fa bene alle spalle. Giovedì: calcio per lui, corso di cucina per lei. Venerdì: ancora calcio per lui, mosaico per lei. Sabato: ultimo allenamento prima del torneo per lui, riposo per lei. Domenica: tutti al campetto.

È importante che il piccolo genio capisca fin da subito che qui nessuno ha tempo da perdere e che di partecipare non frega un fico secco a nessuno. Vincere, l’importante è vincere. I nostri figli fanno spavento. Sono alti poco più delle tue ginocchia e tirano certe botte impressionanti, per potenza e precisione. Peppa Pig la vorrebbero già morta e Tom Jerry credono siano campioni lontani come Bettega e Cabrini.

Sono prodigiosi in modo sconcertante. Non sorridono mai. Si allenano fino a sedici ore alla settimana per quella partita del weekend. E se sbagliano un colpo li vedi disperarsi più per terrore di “chissà adesso mamma che pensa” che per un sano e goliardico “mannaggia i pescetti, al prossimo tiro farò goal”. Li troviamo iscritti ad ogni torneo di calcio, da quello di contrada a quello provinciale, perchè loro, i piccoli fenomeni, devono avere la possibilità di essere notati.

Ci sarà sempre qualcuno di importante seduto su quelle tribune, dove tutti eccitati siedono anche mamma e papà che fanno molto più spavento dei loro piccoli Messi. Genitori aguzzini, disposti a tutto pur di vedere un figlio campione. Ma la normalità che non fa più notizia è fatta di risse a bordocampo alle partite dei ragazzini, arbitri insultati e aggrediti, allenatori contestati. E figli che dal campo spesso sono costretti a dare lezioni di buone maniere e di fair play ai genitori. Ogni maledetta domenica, e il sabato pure.

Se è vero che il DNA gioca un grande ruolo nella definizione della personalità, è anche vero che il ruolo principale lo giocano gli scheletri negli armadi di mamme e papà che riversano sul loro piccoli fenomeni i loro sogni infranti da genitori troppo bigotti. Certo, la colpa è sempre dei genitori. A nessuno mai sfiora il dubbio che probabilmente loro, da ragazzi, tanto geni poi non erano. Tutti pensano di avere il campione in casa e di conseguenza possibile fonti di guadagno.

Avere un figlio maschio diventa un’operazione di marketing. Non è un caso che la mala educación tocca l’apoteosi intorno al campo da calcio dove si esibisce il piccolo fenomeno. E’ da quelle tribune che viene fuori lo stereotipo di madre italica che segue con apprensione ogni passaggio o colpo di petto del piccolo Pelè. Può capitare però che nonostante gli sforzi di ricreare nel pargolo un corpo alla Davide di Buonarroti, la creatura possa venir fuori con qualche difettuccio che non gli permetta di levitare da terra per quel colpo di testa stile Ronaldo.

Niente paura, chi è destinato ad essere genio lo diventerà. A tre anni imparerà già a leggere sul Corriere e a sei farà i conti sul Sole 24 Ore. Tutto filmato, postato e commentato su Facebook insieme alla foto ingrandita della pagella. Il povero fenomeno in erba si ritroverà ad essere già indigesto a centinaia di persone che neanche conosce.

Ma loro vincono, vincono sempre. E’ alla sera che ci rendiamo davvero conto di quanto amiamo i nostri Pelè, Fracci e Fibonacci. Quando stanchi, stressati, isterici si addormentano sul sedile e noi li dimentichiamo in macchina. Senza nemmeno dover andare a ritirare l’assegno.