La sfida del Grande Gatsby Fazzone per prendere Forza Italia

Claudio Fazzone mostra i muscoli a Forza Italia. Circa 600 amministratori ieri sera a Fondi per mettere un'opzione sulla segreteria nazionale di Forza Italia. Chi c'era. E cosa faranno

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

Seicento amministratori per mostrare i muscoli elettorali a ciò che resta di Forza Italia. Per candidarsi alla guida del Partito. O comunque recitare un ruolo di primo piano sullo scenario della politica nazionale. Sono arrivati da tutto il Lazio approdando nella Tenuta Vento di Mare al Salto di Fondi, salutati dalla brezza del mare che finalmente ha portato un po’ di fresco dopo una giornata di caldo infernale. Scenografia da Grande Gatsby, con piscina illuminata, torce e fiaccole per illuminare e soprattutto tenere a dovuta distanza le zanzare. Il clima e gli ingredienti sono gli stessi del racconto di  Francis Scott Fitzgerald, in questo splendido angolo di Fondi c’è la tragedia, il mito, la riscossa. C’è soprattutto il protagonista: Claudio Fazzone, potentissimo coordinatore di Forza Italia nel Lazio con ambizioni nazionali. È tra i pochi che siedono nel board di Silvio Berlusconi quando vuole capire come stiano andando le cose nelle Regioni. Dal Cav ha imparato molto: seguendolo in ogni mossa, osservandolo, imitandolo. Soprattutto che la forza politica va mostrata, esibita, ostentata. Curando ogni particolare, come Silvio fece durante il G8 di Genova dove pretese di mettere bocca pure sui gerani ai balconi. Lo stesso ha fatto Claudio Fazzone al Salto di fondi. È lì che lunedì sera ha riunito circa ottocento persone, circa seicento delle quali amministratori in carica: gente con i voti, con un seguito, con le preferenze.

Ad attenderli, oltre al fresco del mare, un buffet da sogno. Ogni bendiddio sulla tavola: dai finger ai piatti elaborati, dai fritti ai crudi, mare e monti, un attentato a qualsiasi regime alimentare ma con gusto e senza strafare. Poi, per chi ha ancora uno spazio nello stomaco c’è una pasta leggera ed estiva e poi il gelato.

C’è di tutto tra i divanetti. Ci sono i big di Rieti e di Viterbo, sono presenti gli uomini che contano su Roma e la provincia. Latina è tutta lì in forze: non è un caso che il senatore abbia asfaltato la Lega nelle scorse Provinciali pontine lasciandogli zero consiglieri e prendendo tutto lui. Da Frosinone ci sono tutti i fedelissimi al seguito del nuovo colonnello Gianluca Quadrini, tornato baldanzoso come ai tempi dell’eroico presidente dell’indomita Comunità Montana (pervicace alla liquidazione). Ci sono le sue truppe, fatte di sindaci ed amministratori: una marea, tanti da consentirgli di essere il consigliere provinciale di Frosinone eletto con più preferenze la primavera scorsa, senza avere nemmeno più un Partito alle spalle. C’è il neo sindaco di Ripi Piero Sementilli con il sindaco di Arnara Massimo Fiori, c’è chi giura di avere visto il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, c’era l’ex capogruppo di Cassino Rossella Chiusaroli che a febbraio ha buttato giù l’amministrazione dell’odiato Maio Abbruzzese. C’era la coordinatrice di Sora Serena Petricca con pancione quasi pronto al parto, l’ex vicesindaco di Sora Vittorio Di Carlo in piena fase di dieta altalenante. C’era l’ex coordinatore provinciale della Lega di Frosinone ed ex vicesindaco di Cassino Carmelo Palombo. È apparso il presidente emerito della provincia Giuseppe Patrizi, fresco di porta sbattuta in faccia alla Lega e di addio al Carroccio. Così come la consigliera di Frosinone Thaira Mangiapelo, in sgargiante vestito da sera. Sfodera un sorriso di bentrovato a casa Massimiliano Mignanelli, già presidente del consiglio comunale di Cassino e vice presidente della Provincia di Frosinone. Alla fine, la conta porta ad un totale di 21 sindaci, non tutti – pochissimi – sono di Forza Italia, gli altri si sono fermati al mondo civico ma sono di centro e centrodestra.

Quei divanetti dicono che Claudio Fazzone ha il controllo dei voti nel Lazio. E tra i divanetti si sussurra che si sia allargato, tantissimo. La componente Fazzone ora è ramificata in tutta l’Italia centrale, arriva fino in Puglia.

Dove li vuole portare Claudio il Grande Gatsby Fazzone? In primavera tutti si aspettavano che andasse via: anche all’epoca aveva riunito la componente e dal Martino Club sempre al Salto di Fondi aveva annunciato “Non ci muoviamo da Forza Italia. ma vogliamo un rinnovamento totale, un partito vero, nel quale a contare siano i voti e le persone che li portano. E non i paracadutati“. (leggi qui La scelta di Fazzone: “Non lascio Forza Italia, la cambio dall’interno”)

Prende il microfono Claudio Fazzone. E parla. Il nemico giurato di Mario Abbruzzese, quello che la leggenda vuole abbia detto un anno e mezzo fa quando bisognava decidere le candidature per il Parlamento “Non provate a metterlo al Senato! Non voglio entrare a Palazzo Madama e trovarmelo davanti, mi rovinerebbe la giornata“. Frase che Fazzone nega di avere detto e anche di avere pensato: la prima cosa è possibile, la seconda molto meno. Verità o leggenda, è stata la scelta che ha condannato Abbruzzese alla sconfitta delle politiche di marzo 2018.

Parla Fazzone e traccia la rotta. Il progetto è quello di un anno fa: riforma radicale e trasformazione da Partito azienda a Partito vero. È il progetto che oggi viene attribuito all governatore della Liguria Giovanni Toti appresso al quale stanno andando Mario Abbruzzese, il capogruppo in Regione Lazio Antonello Aurigemma, l’ex vice presidente d’aula Adriano Palozzi, il presidente della Commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli. Tutti nemici di Fazzone.

Il senatore reclama la riforma totale di Forza Italia, la sua trasformazione per rigenerarla dalla base. Ma Claudio Fazzone non andrà con Giovanni Toti: non ha chiesto alle sue truppe di andare alla manifestazione nazionale del 6 luglio al Brancaccio.

La verità è che Forza Italia vuole prendersela lui e tanti saluti a Toti e tutti i totiani. E se non è possibile diventare il Coordinatore nazionale vuole mettere sul piatto una marea di voti al prossimo congresso. Per conquistare un posto da leader. Degno del Grande Gatsby.

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