La sfida di Frusone: acqua, si torna al Consorzio degli Aurunci?

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il Movimento 5 Stelle alza il tiro. E mette nel mirino Acea, la multinazionale romana che gestisce acqua e fogne in provincia di Frosinone attraverso la sua controllata Acea Ato 5.

Arrivano a casa le bollette caricate delle rate dei 75 milioni di euro per colpa dei sindaci che a suo tempo non hanno deciso la tariffa? Ed i sindaci, per buttarla in caciara, dicono che firmeranno la risoluzione del contratto? Il Movimento 5 Stelle allora lancia la sfida ed alza ancora di più l’asticella: «Esiste la Legge n.5 d’iniziativa popolare ferma in Regione – rivela il deputato Luca Frusone – parliamoci chiaramente, per come stanno le cose, la risoluzione contrattuale con Acea è un atto dovuto nei confronti dei cittadini, perché il servizio idrico è gestito in maniera pessima. Ma non basta. Perché se veramente si vuole dar seguito al famoso referendum del 2011, dove gli italiani hanno espresso a gran voce la loro volontà di ritornare ad una gestione pubblica dell’acqua, occorre approvare la legge 238, ossia la legge collegata alla legge regionale n.5, la quale definirebbe i nuovi Ambiti di Bacino Idrografici (ABI), e che una volta calendarizzata, votata e approvata permetterebbe di parlare seriamente di acqua pubblica».

Cosa vuole dire? Oggi la legge divide i territori italiani in tanti Ato – Ambiti Territoriali Ottimali (in pratica sono delle aree servite dalle stesse fonti e dagli stessi depuratori) ed ogni Ato ha una società che ha vinto l’apparato per gestire il servizio idrico. Nel Lazio, quasi tutta la provincia di Frosinone rientra nell’Ato5 e la gara l’ha vinta Acea.

Cosa propone il Cinque Stelle? Di approvare in Regione la norma che ridisegna gli Ato, facendo degli Ato più piccoli. Per restare alla provincia di Frosinone, se ne ricaverebbero tre al posto di quello unico che esiste oggi.

Il dubbio. Sarebbe come tornare indietro agli anni Ottanta e Novanta, quando l’acqua veniva gestita dal Consorzio degli Acquedotti Riuniti degli Aurunci nel Cassinate, da un altro consorzio nel Sorano e così via. All’epoca vennero soppressi dicendo che erano dei carrozzoni. Il Movimento 5 Stelle vuole tornare a quell’esperienza fallimentare? Tanto fallimentare che circolano ancora alcune decine di milioni di euro che i Comuni devono pagare all’ex Consorzio degli Aurunci e prima o poi pure quelli finiranno nella bolletta.

«Gestire in maniera pubblica un bene pubblico non significa necessariamente gestirlo male – ha detto l’altro giorno l’onorevole Luca Frusonone intervenendo alla trasmissione A Porte Aperte – ci sono esempi di gestione virtuosa che possono essere adottati. Un bene pubblico può essere gestito in maniera corretta e comunque meglio di un privato che pensa solo ai profitti».

Ad oggi l’iter di approvazione questa legge rimane impantanato. «Chi potrebbe cambiare le cose è il nuovo Assessore all’Ambiente Buschini» dice il Movimento.

«Il PD a livello regionale ha sempre evitato di definire questi nuovi ambiti, ricordiamo le infinite riunioni con l’ex assessore all’Ambiente Refrigeri, perdita di tempo che non hanno mai prodotto, purtroppo, alcun atto concreto. Oggi chiediamo quindi a chi dice di voler risolvere il contratto con Acea, di calendarizzare subito la discussione della legge 238, perché se le intenzioni a livello provinciale di cacciare Acea sono genuine allora, si deve lavorare in parallelo anche in Regione, per far sì che questa operazione di ripubblicizzazione della gestione dell’acqua, possa essere reale e un atto concreto».

Ma resta un dubbio di fondo: è vera sfida tornare ai Consorzi che accumulavano milioni di debiti? Per essere vera sfida, le norme sui mini Ato dovrebbero prevedere clausole di ferro: via i manager che accumulano debiti, divieto di trasformarli in ripostigli per i trombati dalla politica, niente assunzioni di parenti, amici ed amici dei parenti. Altrimenti sarebbe un film già visto. E in genere l’acqua passata non macina più allo stesso mulino.